È stata la Sla a portarsi via Anastasi, che ha chiesto la sedazione assistita per morire

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Pietro Anastasi se l'è portato via la Sla e il grande campione ha domandato la sedazione assistita per morire serenamente

Pietro Anastasi se ne è andato per colpa della Sla, la sclerosi laterale amiotrofica. La malattia degenerativa, che statisticamente colpisce maggiormente i calciatori, ha portato Anastasi a scegliere di morire con la sedazione assistita. L’attaccante dei record della Juventus con  78 gol in Serie A in 8 stagioni se ne è andato a Varese all’età di 71 anni dopo aver scoperto della Sla tre anni fa, in seguito a un’operazione per un tumore all’intestino.



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«Papà ha chiesto la sedazione assistita per poter morire serenamente»

A rendere nota la richiesta fatta in punto di morte da Anastasi è stato il figlio Gianluca, confermando che la morte del padre è stata causata dalla malattia che ha colpito tanti altri calciatori come Stefano Borgonovo, Gianluca Signorini, Ernst Ocwirk, Armando Segato, Fulvio Bernardini e  Guido Vincenzi. La malattia colpirebbe la categoria calciatori più di tutte le altre per via di una serie di concause: dagli eccessi di fatica all’abuso di medicinali passando per i traumi a gambe e testa e per i pesticidi e i diserbanti che in passato venivano utilizzati per la manutenzione dell’erba degli stadi. In un’intervista rilasciata a dicembre 2018 Anastasi ha affermato di avere il cancro ma la verità è che a portarsi via il grande campione è stata la terribile patologia degenerativa. La malattia era peggiorata talmente tanto da spingere l’uomo a domandare la sedazione profonda giovedì sera per poi morire venerdì sera: «Ha scelto lui giovedì sera di andarsene. Ha chiamato mia mamma e ci ha detto di volerla subito».



Cos’è la sedazione profonda?

 

Cosa si intende quando si parla di sedazione profonda? Innanzitutto va distinta dall’etuanasia e dal suicidio assistito. Si tratta di una sedazione palliativa continua e profonda che non causa la morte del paziente ma ne riduce o annulla la percezione del dolore. La persona che ne fa richiesta viene addormentata fino all’eventuale perdita di coscienza continuando a respirare in maniera autonoma. L’infusione continua del farmaco che porta alla riduzione intenzionale della vigilanza viene attuata in accordo dal medico anestesista con il paziente. Si tratta di una pratica palliativa che può accompagnare i pazienti che ne fanno richiesta quando la morte è imminente o in seguito al rifiuto o alla revoca del consenso al trattamento sanitario che mantiene in vita.