Le pagine cristiane su Facebook sono gestite da troll farms

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Lo rivela una ricerca del MIT Technology Review: delle prime 20 pagine (in ordine di visualizzazioni social), 19 soni nate con l'intento di ironizzare

Un fenomeno dilagante sui social, in particolare su Facebook: le pagine religiose. Condividono contenuti di ogni sorta, andando a toccare le corde della fede e di eventi di cronaca che richiamano a una preghiera dei fedeli su determinati fatti o rivolti a determinate persone. Chiedono “Amen” e vanno a pungolare la sensibilità di molti utenti. Poi, però, un’indagine ha rivelato che buona parte delle pagine Cristiane su Facebook (almeno quelle con più seguito) sono gestite da troll che – in realtà – ironizzano sulla fede e sui crismi della religione.



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Tutto ciò è stato rivelato da uno studio-ricerca effettuato dalla MIT Technology Review che ha analizzato le principali pagine Cristiane su Facebook negli Stati Uniti. Il dato, riassunto in una mini-tabella pubblicata all’interno di questo report, fa riferimento all’anno 2019 ed è frutto di un confronto tra contenuti pubblicati e “personaggi” che gestiscono quelle pagine social.



Tra le prime 20 pagine inserite in questa graduatoria, ben 19 sono gestite dalle cosiddette troll farms: si tratta di “fattorie di troll”, ovvero un sistema – molto in voca sui social – di chi pubblica e interagisce con gli altri utenti utilizzando la classica tecnica dell’ironia. Una sorta di “castigat ridendo mores” (da un punto di vista, ovviamente, completamente stravolto) molto caro agli antichi romani nelle loro rappresentazioni (teatrali e non solo). Il tutto, ovviamente, fa riferimento al “mercato” Statunitense, oggetto di questa ricerca.



Pagine Cristiane Facebook, moltissime gestite dai troll

E i troll sono stati anche geolocalizzati. Buona parte dei “gestori” delle pagine Cristiane Facebook degli Stati Uniti “opera” dall’Europa. In particolare dalla zona che va dal Kosovo alla Macedonia. Una strategia social che ha effetti concreti, visto che parliamo di un’audience di circa 75 milioni di persone (numero a cui si arriva sommando i follower di queste pagine, ma anche di quelle relative ai gruppi afro-americani). Molti di loro hanno messo “like” a quelle pagine per “colpa” dell’algoritmo di Facebook: il social, infatti, è caduto anch’esso nel tranello e ha utilizzato il sistema di raccolta delle “preferenze” consigliando a moltissimi utenti di seguire quei gruppi.