Non è la prima volta che una grande compagnia che opera sul web viene accusata di discriminazione dai propri dipendenti e stavolta tocca ad Amazon. Charlotte Newman, ex consigliere del senatore Cory Booker che lavora per Amazon Web Services, ha citato in giudizio Amazon e i due dei dirigenti di azienda per presunta di discriminazione razziale e di genere. Oltre a questo, la Newman sostiene anche di essere stata molestata e aggredita sessualmente da un ex dirigente Amazon.
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Fondamentalmente l’accusa di Charlotte Newman si basa sul fatto che più volte le è stato detto, basandosi su stereotipi razziali, che il suo stile di comunicazione è «troppo diretto» e «spaventoso» tale che arriva a «intimidire le persone». Una ulteriore accusa si basa sul fatto che è stata assunta e messa a svolgere mansioni più elevate rispetto al ruolo che ricopriva chiedendo di essere promossa ma venendo assegnata al giusto ruolo solo due anni e mezzo dopo essere stata assunta. Ciliegina sulla torta, l’accusa è diretta a Andres Maz – collega più anziano della donna cui i superiori facevano riferimento per valutare il lavoro di lei – che l’avrebbe molestata sessualmente più volte, arrivando a proporle di fare sesso. Si parla anche di violenza sessuale poiché ci sarebbe stati contatti come il palpare la coscia sotto il tavolo durante una cena di lavoro.
A rispondere all’accusa pubblicamente è stata la portavoce di Amazon Kate Brinks, che ha affermato che «Amazon lavora duramente per promuovere una cultura diversa, equa e inclusiva, e queste accuse non riflettono questi sforzi oi nostri valori. Non tolleriamo discriminazioni o molestie di alcun tipo e indaghiamo a fondo su tutte le richieste e intraprendiamo le azioni appropriate. Attualmente stiamo indagando sulle nuove accuse incluse in questa causa». Dalle indagini e dalle dichiarazioni di dipendenti ed ex dipendenti Amazon sta emergendo che effettivamente l’azienda assume persone di colore assegnando loro un livello inferiore rispetto a quelle che sono le loro capacità. «Non è raro che le donne, e in particolare le donne nere, abbiano un ruolo pubblicizzato a un livello ma estendano un’offerta a una posizione inferiore», ha dichiarato l’ex manager della diversità di Amazon Chanin Kelly-Rae nel corso dell’inchiesta.