Amazon difende il diritto ad abortire delle sue dipendenti rimborsando le spese di viaggio

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La presa di posizione Amazon rispetto al diritto di abortire delle donne è molto chiara

Tra i benefit aziendali che Amazon fornisce ai suoi dipendenti c’è anche quello del rimborso delle spese di viaggio per una serie di specifici trattamenti medici non accessibili nelle vicinanze dell’abitazione del dipendente. Aborto compreso. Si tratta di una precisa posizione assunta anche da altre aziende – Yelp e Citigroup, citando un paio di grandi nomi – per aggirare le leggi sull’aborto che, in alcuni stati (Texas in primis) si stanno facendo sempre più stringenti. Amazon difende diritto aborto, quindi, rimborsando in toto le spese per quelle dipendenti che – viste le leggi nel proprio stato – possono vedersi costrette a superare il confine.



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Amazon difende diritto aborto sostenendo le spese di viaggio delle dipendenti

Nello specifico, il rimborso avviene per tutta una serie di trattamenti medici: si tratta di una cifra che può arrivare a 4 mila dollari per coprire i viaggi che, ogni anno, i dipendenti devono fare per avere accesso a procedure mediche non disponibili nel raggio di 161 km dall’abitazione – come ha reso noto Reuters -. Tra gli altri trattamenti disponibili, come confermato a BBC, Amazon ha inserito anche cure bariatriche, oncologiche, per le anomalie congenite entro 24 mesi dalla nascita, i trattamenti di salute mentale e i per i ricoveri per il recupero dalle dipendenze.



Il contesto in cui viene fornita questa possibilità agli oltre 1,1 milioni di lavoratori Amazon nel paese che hanno uno specifico piano sanitario è quello di un paese in cui diversi stati a direzione repubblicana stanno approvando leggi che limitano l’accesso alla pratica medica dell’aborto. Si attende, il prossimo mese, il pronunciamento della Corte Suprema di orientamento conservatore sulla sentenza del caso Roe contro Wade che, nel 1973, ha permesso di legalizzare la pratica negli Usa. Qualora questo accadesse, ogni stato potrebbe essere autorizzato a stabilire le proprie leggi sull’aborto.