Amazon accusato di aver mentito al Congresso Usa sulle sue pratiche di vendita

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Amazon deve rendere conto di dichiarazioni di fronte al Congresso che, alla luce di quanto scoperto da alcune testate giornalistiche, sembrano essere false

Sono cinque i membri del comitato giudiziario della Camera degli Usa che hanno scritto al’ad di Amazon domenica 17 ottobre. Amazon accusato per via dei suoi dirigenti, che avrebbero mentito in merito alle pratiche commerciali del colosso di fronte al Congresso. Secondo quanto scritto nella lettera, si sta valutando di indagare sulla questione  in ottica penale tramite il Dipartimento della giustizia.



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Amazon accusato per le pratiche di vendita scorrette in India

Ad occuparsi della questione è stata Reuters, facendo emergere una campagna sistematica che ha visto Amazon copiare prodotti e manipolare i risultati di ricerca in India per vendere maggiormente i propri marchi. Amazon, tramite l’ad Andy Jassy – successore di Jeff Bezos -, ha negato tutto. Il lavoro di Reuters e di altri giornali, si legge nella lettera, costituisce un «resoconto credibile che contraddice direttamente la testimonianza giurata e le dichiarazioni dei massimi dirigenti Amazon».



Viene fuori, quindi, come i dirigenti potrebbero aver «mentito al Congresso in possibile violazione del diritto penale federale». Jassy ha ribattuto che «Amazon e i suoi dirigenti non hanno ingannato il comitato, e abbiamo negato e cercato di correggere i dati inesatti presentati negli articoli dei media in questione». Amazon continua a sostenere di agire basandosi su una politica interna ultra severa che vieta nella maniera più assoluta l’utilizzo dei dati del singolo venditore per sviluppare prodotti a marchio Amazon.

Dal 2019 ad oggi, quindi, Amazon ha sempre dichiarato di non utilizzare i dati raccolti a proprio favore né di alterare i risultati della ricerca allo scopo di favorire il proprio marchio.



Il Congresso vuole le prove

Tramite questa lettera i legislatori hanno dato un ultimatum a Amazon: occorre fornire le prove a sostegno della tesi, ricordando che «è penalmente illegale fare consapevolmente e volontariamente dichiarazioni che sono materialmente false, nascondere un fatto, o fornire falsa documentazione in risposta a un’indagine del Congresso». Il ceo di Amazon ha fino al 1° novembre per fornire la documentazione richiesta e chiarire «in che modo Amazon utilizza i dati non pubblici dei singoli venditori per sviluppare e commercializzare la propria linea di prodotti» e in che modo questi prodotti vengono favoriti nella classica ricerca fatta su Amazon.

Reuters, dal canto suo, afferma di aver basato le accuse su migliaia di pagine di documenti tra le quali figurano e-mail, documenti strategici e piani aziendali. Secondo quanto scoperto, in India Amazon avrebbe manipolato i risultati di ricerca per favorire i proprio prodotti e copiato merci di alcuni venditori. A tutto questo Amazon ha risposto affermando solamente: «Crediamo che queste affermazioni siano di fatto errate e non comprovate».

*UPDATE ORE 18*

La posizione di Amazon sulle accuse del Congresso

La nostra redazione è stata contattata da Amazon per aggiungere il loro statement ufficiale rispetto alla questione:

«Amazon e i suoi manager non hanno ingannato la Commissione, e abbiamo smentito e cercato di correggere gli articoli pubblicati dai media con informazioni inesatte. Come abbiamo già dichiarato, abbiamo una policy interna – che va ben oltre quella adottatta da qualsiasi altro rivenditore di cui siamo a conoscenza – che vieta l’utilizzo dei dati dei singoli partner di vendita per sviluppare prodotti a marchio Amazon. Indaghiamo su ogni eventuale accusa di violazione di questa policy, prendendo ogni volta le misure più appropriate. Ricordiamo inoltre che la nostra esperienza di ricerca è progettata per mostrare gli articoli che i clienti potrebbero voler acquistare, indipendentemente dal fatto che siano offerti da Amazon o da uno dei nostri partner di vendita».