Vi racconto la variante inglese che mi ha colpito dopo due tamponi negativi

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La storia di Agata Samperi

Conosco Agata da tempo. Non sapevo avesse preso il Covid. Non sapevo avesse contratto il virus con variante inglese. Il suo racconto. Fa tremare, pensare e forse paura. Leggete con attenzione e poi domandatevi: i tamponi sono sicuri? Le varianti sono gestibili? E i vaccini sulle varianti quanto incidono? Buona lettura dentro una triste vicenda raccontata da Agata Samperi.



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Agata Samperi racconta il suo contagio da variante inglese

«Ciao Gabriele, come stai?  Io finalmente meglio e quindi eccomi qui “carta e penna” a raccontarti la mia esperienza riguardo al Covid perché penso che possa essere spunto di riflessione. Tutto ha inizio il 10 febbraio quando ricevo una telefonata da un mio amico che mi comunica di essere risultato positivo al test per il coronavirus. Ricevo questa chiamata perché, quattro giorni prima, ci eravamo incontrati ed avevamo fatto due chiacchiere, bevuto un caffè, essendo a Roma in zona gialla. Tutto qui… ma ero comunque a rischio contagio. Quella stessa sera mi sono recata presso una struttura privata per effettuare un tampone molecolare e mi sono messa subito in auto-isolamento».



«Il giorno seguente è arrivato il risultato del tampone… NEGATIVO! Come da protocollo, considerando i 10 giorni di incubazione, ho continuato l’auto-isolamento. Al settimo giorno dall’ipotetico contagio, ho iniziato a sentirmi MALE, con qualche dolore osseo e muscolare. Nonostante i sintomi fossero abbastanza generici e non gravi, la mattina del 15 febbraio ho ripetuto il tampone molecolare presso la stessa struttura dove mi ero recata sette giorni prima. Nel tardo pomeriggio è arrivato l’esito: anche questa volta negativo! Avrei dovuto sentire una sensazione di sollievo, ero NEGATIVA! La stanchezza probabilmente era dovuta allo stress degli ultimi mesi (laurea triennale, esami, paura, lockdown e una vita stravolta)».

La positività dopo due tamponi negativi

«Invece di sentirmi sollevata, ero molto perplessa perché, non stavo malissimo, ma sentivo che c’era qualcosa che non andava, qualcosa di diverso, qualcosa che non mi faceva sentire tranquilla, il mio “sesto senso” continuava a lanciarmi una sorta di allarme. Una vocina dentro di me mi diceva di andare oltre, mi sono confrontata con i miei genitori riguardo alla possibilità di effettuare un altro tampone molecolare, decidiamo quindi effettuare un terzo tampone. I miei genitori hanno contattato un’altra struttura medica e quella stessa sera ho effettuato un altro tampone molecolare. Il giorno dopo il risultato è arrivato: POSITIVO.



È qui che nasce la necessità di dover raccontare la mia esperienza, perché se non avessi seguito il mio istinto, le conseguenze sarebbero state catastrofiche. Sarei diventata inconsapevolmente un’UNTRICE nei confronti della mia famiglia e di qualsiasi persona con la quale fossi entrata in contatto anche per pochi minuti. Questo pensiero è diventato una sorta di tarlo. Non riesco a capacitarmi di quello che avrei potuto, inconsapevolmente fare perché “autorizzata” da  DUE RISULTATI NEGATIVI, contro la società, contro il prossimo. È per questo che sento il bisogno di invitare TUTTI quelli che presentano anche sintomi lievi, anche se il primo tampone è negativo, a non fermarsi e indagare se sentono qualcosa di “diverso” dal solito stato di salute. È allarmante anche il dato che dopo la mia positività, le persone che ho avvisato se ne sono sbattute di mettersi in isolamento e seguire la prassi.

Rimango sconcertata dall’irresponsabilità vista. È tutto assurdo, i ragazzi, si sentono invincibili e vivono nella convinzione che al massimo, se dovessero mai contrarre il virus, sarebbe sicuramente un “virus da asintomatici”. Solo tre giorni dopo il mio tampone positivo, i sintomi si sono presentati: ho avuto febbre alta, tosse, mal di gola e dolori lancinanti in tutto il corpo che non mi permettevano neanche di potermi alzare per andare in bagno. Una settimana dopo ho perso anche il gusto e l’olfatto. Dagli esami più approfonditi fatti da una persona contagiata dal mio stesso ceppo è emerso che si tratta della variante inglese. Queste varianti sono molto più infettive rispetto al ceppo che conosciamo da un anno a questa parte ed è di vitale importanza che tutti lo capiscano.

Vorrei che la mia esperienza fosse d’aiuto anche solo ad una persona. Vorrei che leggendo queste parole ci si fermasse a riflettere e pensare che nel nostro piccolo dobbiamo fare tutto quello che possiamo per salvaguardare la vita di tutti. Ragazzi fa male, fa male. E i tamponi non sono efficaci al primo colpo con le varianti… come nel mio caso».