A che punto siamo con il green pass

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L'annuncio di Draghi, il parere del Garante della Privacy e il pressing delle Regioni

L’estate sta arrivando e, nei giorni scorsi, Mario Draghi ha invitato gli italiani a svolgere le proprie vacanze nel nostro Paese in modo tale da far ripartire anche l’economia di un settore tra i più penalizzati dalla pandemia e dalle misure messe in atto nell’ultimo anno (abbondante) per tentare di contenere i contagi. Un appello anche ai turisti stranieri che potrebbero tornare a ripopolare le nostre città e luoghi di vacanza dopo il blocco a causa dell’emergenza sanitaria. Per fare tutto ciò, però, occorrerà quel famoso Green Pass sul quale si sta tanto dibattendo. Il Presidente del Consiglio, infatti, ha parlato di una “partenza” prevista per la metà di maggio. Ma a che punto siamo?



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Quel che appare evidente è un neanche tanto (forse troppo) velato ottimismo da parte del governo. A più riprese, infatti, il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali ha sottolineato alcuni aspetti che non possono essere sottovalutati. E giovedì 6 maggio le ha elencate in videoconferenza davanti alle Commissioni riunite Affari Costituzionali, Giustizia e Affari sociali della Camera. Una posizione già espressa nel recente passato e che non sembra essere stata, per il momento, recepita dall’esecutivo.



Green pass, a che punto siamo

«È opportuno introdurre una precisazione che escluda l’utilizzo dei pass per finalità diverse da quelle espressamente previste dal decreto-legge, auspicabilmente circoscrivendo maggiormente ex-ante l’ambito rimesso alle determinazioni delle linee-guida (sempre che non si ritenga preferibile rinviare, anziché ad atti di soft law, ad atti, almeno, amministrativi generali) – ha detto Pasquale Stanzione ai parlamentari (qui il testo integrale del suo intervento) -. Tale esigenza è tanto più rilevante in ragione della mancata esplicitazione delle ragioni per le quali si sia ritenuto di introdurre delle certificazioni nazionali, in via provvisoria e anticipatrice rispetto a quelle previste, a livello europeo, dal draft di regolamento attualmente in discussione».

I punti critici

Si tratta di un aspetto che può sembrare formale, ma è piuttosto tecnico. Da settimane, infatti, il Garante della Privacy ha sottolineato come occorra una norma ad hoc (e ben scritta) – quindi non solo un articolo inserito all’interno di un decreto legge – per permettere al Green Pass di non incorrere in violazioni per quel che riguarda la protezione di dati personali. Una norma che rispetti le indicazioni base affinché non si palesino problemi e che rispettino i paletti imposti dai principi della tutela dei dati sensibili di ogni cittadino.



Ma quali sono le criticità che il Garante della Privacy ha notato nella norma prevista dal governo sulla certificazione verde? «Le sole informazioni necessarie appaiono essere i dati identificativi, il numero univoco della certificazione e il suo termine di validità (che sarà naturalmente diverso in ragione dell’oggetto dell’attestazione) – ha spiegato Stanzione -. In tal senso, appaiono eccedenti non solo l’indicazione del numero di dosi di vaccino somministrate al soggetto, ma anche la previsione di modelli di certificazioni verdi diversi a seconda della condizione (vaccinazione, guarigione, test negativo) in virtù della quale esse sono rilasciate».

Di Regioni e di governo

Metà maggio si avvicina, dunque, e sul fronte green pass emergono ancora molte criticità formali e strutturali. Le Regioni attendono la regia centrale del governo per muoversi. Lo ha spiegato anche stamattina, ai microfoni di SkyTg24, Massimiliano Fedriga. Il governatore del Friuli Venezia Giulia e Presidente della Conferenza delle Regioni, ha sottolineato come la situazione sia ancora in itinere. Ovviamente la mossa dell’esecutivo è stata accolta a braccia aperte dalle istituzioni locali, come sottolineato dalle dichiarazioni di molti presidenti nei giorni scorsi. Ma, forse, si stanno facendo i conti senza l’oste.

(foto: IPP / Clemente Marmorino)