9 luglio 2006, Italia Francia, e voi ricordate quella sera?

9 luglio 2006.

Voi dov’eravate? Cosa facevate? Con chi avete visto Italia Francia, finale del Campionato del Mondo 2006? Quella partita è entrata probabilmente nella storia d’Italia, un po’ come l’urlo di Tardelli, il “non ci prendono più” di Pertini, la pipa di Enzo Bearzot. E dopo 24 anni è toccata a un’altra generazione d’italiani festeggiare il trionfo più intenso che lo sport possa regalare, campioni del Mondo nello sport più famoso del Pianeta.

9 luglio 2006
(PATRIK STOLLARZ/AFP/Getty Images)

Io me lo ricordo bene dove mi trovavo in questi minuti il 9 luglio 2006. Avevo 24 anni, andavo all’università ed il giorno dopo avrei dovuto dare un’esame. La mia salvezza. All’epoca ero stagionale negli aeroporti milanesi (dovevo pur pagarmi gli studi) e proprio grazie all’esame riuscii, in tempi non sospetti, ad avere il 9 luglio 2006 libero. Libero. Libero.

Uscì di casa intorno alle 19, non prima di aver dato un’ultima occhiata al segno sul muro di camera mia causato dal telecomando scagliato al gol di “mio dio Fabio Grosso” contro la Germania. Che Prodi avrà anche esultato ma quel tuono che invase il cielo di Milano al confronto doveva essere un po’ come la bomba H esplosa sui cieli della Novaja Zemlja in piena guerra fredda. Ok, sto divagando. Torniamo a me che esco di casa. I miei genitori sono fuori Italia per questioni familiari. Mia sorella non c’è. Devo vederla con qualcuno. Va bene essere duri ma una Finale Mondiale da soli rasenta la psicanalisi.

Ho appuntamento con gli amici all’Arena Civica. Fuori c’è un clima surreale. Caldo, umido, cielo bianco. Una strana energia. Il bar sotto casa pieno di facce di legno forse già ubriache di birra e già piegate dalla temperatura. Bambini (oggi adolescenti) che giocano a “io faccio l’Italia tu fai la Francia”, padri con un nervoso addosso che manco quando è arrivata la cartolina precetto, madri che o sopportano o hanno la stessa faccia del marito, per empatia o per tensione.

Arrivo all’Arena. Macchina parcheggiata in divieto. Metà sul marciapiede, metà no. Ai margini di una zona pedonale. Ma era quella messa meglio. Megaschermo, sicurezza, centinaia di persone in tensione. Teste indefinibili, sguardi vacui, insensibilità alla calura, agli urti, agli insulti, agli spintoni. Si aspettano le 20.45. Marco Civoli al commento con Sandro Mazzola. Tensione. Entrano in campo. Applausi per i nostri. Fischi e insulti opportunamente edulcorati per gli altri: mangiarane, babbei, fessi, rimbambiti, scemi.

Si parte. La tensione si taglia con un coltello. Anzi. con un grissino. E neanche affilato. Rigore per loro. Ma chi, ma come, ma che ca…si vero, scusate, niente parolacce. Va Zidane: gobbo del piffero, pelato, africano, venduto. Traversa e gol. Che poi in realtà esultavamo tutti come dei perfetti cretini perché ci eravamo fermati a quella traversa. Invece no. Rete. Sfiga. Ok raga tranquilli, c’è tempo.

Zuccata di Materazzi. Cuore che non ti accompagna più. Gambe molli, urla. Abbracci con persone sconosciute. Palpate varie, date e ricevute. Euforia collettiva. Inizia una partita a scacchi con l’avversario. Tattica a non finire. Ma Domenech mica si era detto che era un pirla? Ma quanti anni ha Lizarazu? Eh mo’ lo freghi Thuram? E di contro: Totti oggi è tornato a Roma? Dai AndereinopirlodaFlero. Come Gattuso raga non c’è nessuno. Dai Marco, dai (nota di colore: milanista il sottoscritto, bauscia lui. Un nemico nel derby, un cugino in Nazionale. Eh si, l’irrazionalità del calcio).

AAAAAAAAAH TONIIIIIIII. No raga, fuorigioco. Però ci voleva, ci stanno facendo neri. Ok, finiti i tempi regolamentari. Si va di rigori. Ma quello sgorbio di Ribery che fa…ooooh pericolooooo! Non va. Ma quanto vanno sti qua? Occhio Zidane DAI GIGIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII DAAAAAAAAI. Dalla foga, dalla tensione, dalle lacrime che scendevano non potevamo pensare che quella parata valse il Mondiale. Del resto tre minuti dopo entrò Sylvain Wiltord, lui. Golden Gol Euro 2000 ed una serie di drammi compreso il ricordo di una ragazza con la maglia della Francia che per poco viene picchiata in piena Piazza Duomo da un pelato tatuato che gli grida “tutta colpa tua p…”

Ed a proposito di pelati. Espulso Zidane. Ma perché, ma cosa è accaduto, ma per….replay: SCEMO, PELATO, GOBBO DI FANGO, MAFIOSO, OMICIDA, BUSCETTA.

Rigori. Il macellaio (Domenech) ha una faccia che è un programma. Oddio, l’ha sempre avuta in questi Mondiali. Anche Barthez ha una faccia che è un programma, ma anche lui l’ha sempre avuta. Trezeguet se la fa sotto, grande. E mentre pensiamo a questo, all’improvviso, scoppia una rissa. Interviene la sicurezza. Portano via uno che grida: “no, no non mi portate via adesso”. Si divincola e si siede davanti al megaschermo, prima dei rigori. Il vigilantes lo guarda e lo liquida con un “che cazzo me ne frega a me?”. Anche lui voleva vedere i rigori.

A ogni gol azzurro l’esultanza era sincera ma quasi frenata come col freno a mano. Trezeguet traversa! Silenzio. Dentro o fuori la linea? Fuori. 18.000 megasuoni a persona. Arriva lui, Fabio Grosso. Altro silenzio. Gol. Boato, rombo, esplosione, udito perso per giorni 2. Il resto è storia. Abbracci, festa, bottiglia di vodka seccata in circa 12 minuti, uscita dall’Arena, pazzo che festeggia sul tetto del tram in corsa vicino al pantografo tra le linee aeree. In seguito toccò a: una ruspa con gente sopra in Via Dante, una coppia che copulava in uno scavo in largo Cairoli, mucche di vetroresina parte di un’installazione date alle fiamme o buttate nella fontana di San Babila, gente che apriva i tubi della condenza dei condizionatori per rinfrescare i tifosi a Corso Buenos Aires, Macchine in piazza Duomo, autobus sfondato in Piazza Lima, tre camion parcheggiati a triangolo, sempre in Piazza Lima, 11 chilometri di scarpinata fino a casa.

Il giorno dopo mi svegliai vestito alle 13. Evidentemente niente esame. E avevo pure dimenticato dove fosse la macchina, poi ritrovata alle 18. Quando mi sono reso conto che eravamo Campioni del Mondo.

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