L’equivoco coinvolge anche le telco private, che sulla connessione chiedono aiuto a Big Tech

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Per ora, l'idea di una collaborazione economica da parte di Big Tech per l'estensione del 5G in tutto il Vecchio Continente è stata messa in ghiacciaia

A quanto pare, non è soltanto un problema relativo al sistema pubblico che dovrebbe garantire la costruzione dell’infrastruttura. Il problema della connessione più efficace e della possibilità di estendere le reti ad alta velocità a tutte le aree dell’Unione Europea crea un equivoco anche a un livello più profondo, nelle industrie private che si occupano di telecomunicazioni. E che, in Europa, vorrebbero coinvolgere anche le aziende di Big Tech nell’estensione della rete 5G, costringendo loro a versare un contributo di natura economica. Per il momento l’idea – che non era stata sottovalutata dal commissario europeo per il mercato interno e per i servizi, Thierry Breton – è stata messa da parte per la forte contrarietà di diversi ministri dell’Unione Europea. Ma non è detto che non possa riemergere quando, tra qualche tempo, sulla questione 5G le grandi aziende che si occupano di telecomunicazioni saranno chiamate a presentare i loro report.



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5G tra telco e Big Tech, la proposta che non piace alla Silicon Valley

La proposta di alcuni lobbisti legati alle grandi aziende di telecomunicazioni a Bruxelles era stata quella di chiedere un concreto contributo economico a Big Tech per il consolidamento della rete 5G in tutta Europa. Qual è stata la motivazione che ha portato Deutsche Telekom, Orange, Telefonica e Telecom Italia ad avanzare questa soluzione? Secondo le grandi aziende di telecomunicazione, gran parte della rete internet è sfruttata dagli utenti per servirsi di piattaforme che sono state costruite da Big Tech. Fare una ricerca su Google, pubblicare i propri contenuti sui social network, guardare un film su Netflix, scambiarsi un grandissimo volume di mail. In quest’ottica – e visti i grandi benefici, sia in termini economici, sia a livello di dati (e spesso le due cose coincidono) – le aziende di telecomunicazioni hanno chiesto a Big Tech di contribuire fattivamente al miglioramento dell’infrastruttura, quasi come una sorta di risarcimento dovuto per il grande consumo di traffico imputabile a questi colossi del settore digitale.



Ma la proposta non è piaciuta in Silicon Valley, così come non ha convinto gran parte dei ministri dei Paesi dell’Unione Europea. Secondo Reuters, che per prima ha dato la notizia, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Germania, Irlanda, Lituania, Malta e Paesi Bassi si sarebbero opposti, attraverso i loro ministri, al prelievo di denaro dalle grandi aziende di Big Tech. Non sono convinti, infatti, che si possa quantificare l’incidenza dei servizi di Big Tech sulla portata complessiva della rete 5G e in più sono perplessi rispetto al fatto che le aziende come Google, Meta, Netflix, Microsoft, Amazon possano far ricadere i costi di un eventuale investimento sulla rete 5G proprio sugli utenti (che, secondo alcuni, sarebbero addirittura a rischio digital divide). Il gioco non vale la candela, insomma. Anche se alcuni Paesi che sono sempre stati il traino dell’Unione, come la Francia e l’Italia, a cui si uniscono Grecia, Ungheria, Spagna e Cipro, si sono detti d’accordo alla partecipazione di Big Tech alla costruzione dell’infrastruttura 5G.