In futuro sarà possibile avere un backup digitale del nostro cervello?

Il progetto è ancora in fase di analisi e i tempi non sono ancora maturi. Ma questo sistema potrebbe consentire di analizzare e prevedere l'andamento di alcune patologie che riguardano proprio il cervello

20/02/2022 di Enzo Boldi

Avere una copia del proprio cervello, ma non dei propri pensieri. Questo aspetto deve essere sottolineato in apertura di questo articolo in cui parleremo di un progetto futuro e futuribile che prevederà la realizzazione di un backup digitale della mente che, attualmente, è in fase di studio. Non si tratta di un evento prossimo alla sua realizzazione, ma di basi per creare un futuro che possa aiutare la scienza nel suo lavoro predittivo di alcune patologie che colpiscono il cervello dell’essere umano. Anzi, che partono proprio dalla compromissione della rete neurale con effetti su tutto il resto del corpo. Come accade, per esempio, con l’Alzheimer.

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E per analizzare e studiare a fondo tutto ciò esiste un progetto finanziato dall’Unione Europea. Il suo nome è NeuroTwin e il suo obiettivo è proprio quello di studiare tutte le possibilità per la realizzazione di quello che potremmo definire – come suggerisce il nome – un gemello del proprio cervello. Una copia, un backup digitale delle mente per poter ricevere informazioni necessarie alla valutazione predittiva di alcune degenerazioni. Nella mission del progetto, infatti, leggiamo:

«I modelli cerebrali personalizzati possono acquisire nuove conoscenze neuroscientifiche, ridurre l’incertezza nella diagnosi e fornire le basi per scoperte terapeutiche. Ciò può essere ottenuto tenendo conto delle caratteristiche biofisiche e fisiologiche individuali. In questo progetto svilupperemo modelli cerebrali avanzati che caratterizzano la patologia individuale e predicono gli effetti fisiologici della stimolazione elettromagnetica transcranica e li utilizzeremo per progettare protocolli di stimolazione cerebrale ottimali nella malattia di Alzheimer».

Ma come farlo? Realizzando un modello computerizzato del cervello di un paziente. Un avatar digitale che permetterebbe di valutare tutte le cure da attuare in caso di patologie che danneggiano la rete neurale, gli effetti di tali terapie ed eventuali correzioni in corso d’opera. Insomma, una valutazione tangibile e in tempo reale dei progressi o della regressione di queste patologie.

Backup digitale della mente, il progetto futuro e futuribile

Il coordinatore del progetto è Giulio Ruffini che da anni si occupa di analisi e strumenti per la stimolazione elettrica dei neuroni come soluzione terapeutica per eventi clinici come l’epilessia. Ma oltre alle malattie conclamate, si tenterà di studiare a fondo come questo modello di backup digitale della mente possa aiutare nella valutazione e nell’azione predittiva di malattie come l’Alzheimer.

«Il nostro approccio è scientifico e computazionale: riteniamo che ora sia il momento giusto per affrontare il problema della neuromodulazione personalizzata e basata su modelli in modo computazionale, riunendo gli aspetti fisici e fisiologici della terapia. E mentre il nostro obiettivo attuale è l’epilessia e il morbo di Alzheimer, altri alla fine verranno affrontati in modo computazionale. La realizzazione del programma Neurotwin avrà un impatto scientifico significativo perché richiede una rappresentazione realistica delle dinamiche cerebrali a diverse scale, stati e condizioni. La nostra ambizione finale è fornire soluzioni terapeutiche dirompenti attraverso un paradigma di neuromodulazione individualizzato e basato su modelli».

I modelli digitali forniti da quel “gemello” serviranno, dunque, come base attorno alla quale effettuare valutazioni cliniche immediate, compresi i rapporti causali tra la terapia che un paziente sta seguendo e i suoi reali effetti sulla progressione o la regressione (ma anche stabilizzazione) dell’andamento della malattia.

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