Come funziona il potere delle lobby in America

25/05/2012 di Mazzetta

VINCE CHI HA I SOLDI – Non è un caso che i portatori d’interessi che possono spendere di più ottengano di più, i lobbysti vendono la loro preziosa capacità di arrivare alle orecchie e al cuore dei governanti al miglior offerente e così trionfa inevitabilmente il più ricco. Si tratta di un modello che secondo gli americani è perfettamente compatibile con la competizione democratica tra i portatori d’interessi diversi, ma non sfugge come questa attività e lo stesso accesso alla politica passino attraverso il censo e non attraverso il sostegno del maggior numero di teste, come democrazia comanderebbe.

NELL’UNIONE – Anche in Europa il fenomeno esiste e ha un suo spessore, a Bruxelles i lobbysti che attendono al varco funzionari e legislatori della UE sono parecchie migliaia e quasi 3.000 gruppi d’interesse hanno una sede permanente a nella capitale belga. Diversa però è la composizione di questa armata, rispetto a quella accampata alle porte di Washington, perché qui non ci sono in ballo le campagne elettorali, i destini delle quali resta affidato ai rispettivi partiti nazionali, e perché quegli stessi interessi debbono prima trovare alleati continentali per avere qualche speranza d’influire sul serio. Circa il 32% ei lobbysti europei sono espressione delle federazioni del commercio, il 20% consulenti, il 13% emanazione diretta di qualche compagnia, l’11% ONG, il 10% associazioni a carattere nazionale, il 6% a carattere regionale e il 5% a organizzazion internazionali.

UN MONDO SIMILE, MA DIVERSO – Una differenza abbastanza marcata dalla fotografia dei lobbysti americani, che non disdegnano nemmeno di farsi portatori d’interessi stranieri, spesso platealmente in contrasto con quelli dei cittadini americani. Capita ad esempio con la lunga teoria di dittatori che si rivolgono alle migliori e più potenti agenzie, quelle che oltre alla benevolenza dell’amministrazione hanno il medesimo tipo d’accesso ai media e possono far celebrare le virtù di governanti dal pessimo pedigree o mettere il silenziatore alla denuncia dei loro crimini, non è un caso che il tiranno del Bahrein insieme  quello della repressione abbia impennato anche gli investimenti in “immagine” e lobbying a Washington. Un esempio perfetto di come funziona la poitica quando il suo finanziamento diventa una questione tra privati.

Share this article