Il Financial Times spiega la trappola del precariato per i giovani europei

Il precariato

rimane una trappola per le giovani generazioni dei Paesi che più hanno subito l’eurocrisi. In Italia, come Francia, Spagna e Portogallo, il dualismo del mercato del lavoro penalizza chi ha meno di quarant’anni, costringendoli a rimanere in contratti a termine che si susseguono senza soluzione di continuità. Più di metà degli under 25 in eurozona ha contratti precari. Una situazione che nonostante le riforme adottate non sembra migliorare, come spiega un’analisi del Financial Times.

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Precariato giovanile

– Il quotidiano finanziario Financial Times rimarca come metà dei giovani occupati nell’eurozona sia intrappolato nel precariato. Una definizione che riguarda l’impiego a termine, diventato tipico nell’Europa delle rigide protezioni dei lavoratori. In Francia, i contratti a tempo indeterminato rappresentano solo il 16% dei nuovi posti di lavoro, una percentuale in forte calo rispetto al 2000. In Spagna il 70% circa dei giovani lavoratori ha contratti temporanei, la percentuale più alta, mentre all’interno del’eurozona tra gli under 25 il precariato riguarda il 52,4% degli assunti. La ripresa è ancora timida, ma questo malfunzionamento del mercato del lavoro interroga le istituzioni comunitarie e le imprese.

Stefano Scarpetta, economista dell’Ocse, spiega al Financial Times come l’eccessivo utilizzo di contratti a tempo determinato rappresenti una soluzione non efficiente per tutti: sicuramente per i lavoratori, ma anche per le imprese, e per l’economia nel suo complesso visto che non è il modo migliore per incentivare innovazione e crescita. Gli economisti non sono normalmente preoccupati dal lavoro a termine, ma in diverse parti d’Europa, dove questo strumento è diffuso in modo insolito per pervasività, la tendenza assume aspetti inquietanti.

Precariato in Italia

– Il Financial Times rimarca come

sia emersa una profonda frattura in Spagna, Francia, Italia e Portogallo negli ultimi 20 anni, con una più anziana generazione di assunti altamente protetti in impieghi a tempo indeterminato da una parte, e dall’altra una giovane generazione costretta ad accettare lavori precari in successione. Questo è uno dei motivi per cui la disoccupazione giovanile è esplosa quando la crisi ha colpito l’eurozona.

L’Ocse ha avvertito come l’eccessivo utilizzo dei contratti temporanei sia una trappola in Italia, Francia e Spagna, dove meno del 30% degli assunti a termine hanno ottenuto un impiego a tempo indeterminato tre anni dopo. Questi contratti sono poi caratterizzati non solo dall’insicurezza, ma anche da retribuzioni inferiori. Nei Paesi Ocse il tasso di povertà per i nuclei familiari che ottengono un reddito esclusivamente grazie a contratti temporanei sale al 22%, a confronto del solo 3% dei nuclei che hanno entrambi i tipi di impiego. Oltre all’ingiustizia generazione, il precariato provoca problemi economici, visto che la forza lavoro non viene adeguatamente formata . Il capitalo umano non si sviluppa, con conseguente calo della produttività.

Precariato crisi

– Le riforme del mercato del lavoro adottate in Italia, Spagna e Portogallo dopo lo scoppio della crisi finanziaria hanno avuto l’obiettivo di facilitare i licenziamenti, rendendoli meno costosi per le aziende, con la speranza che questo aiutasse la loro assunzione. Le prime indicazioni fornite dopo l’arrivo della ripresa, ancora timida, in eurozona evidenziano però come le imprese siano ancora riluttanti a assunzioni a tempo indeterminato. Nel 2014 la percentuale dei lavoratori precari è aumentata in 13 Paesi su 19 dell’eurozona. Il Financial Times rimarca come l’unica eccezione appaia l’Italia, anche se il dato fornito, un aumento dal 17 al 50% dei i contratti a indeterminato, non è corretto. Guardando i dati forniti dall’Inps si nota come dopo i forti sgravi contributivi introdotti con la legge di Stabilità e il nuovo contratto senza articolo 18 tradizionale del Jobs Act gli indeterminati siano saliti poco sopra il 20%. Il quotidiano finanziario rimarca però come l’Italia abbia fornito sconti sui contributi previdenziali “molto generosi alle aziende che assumono lavoratori a tempo indeterminato, una misura che difficilmente il governo potrà sostenere indefinitamente, visto che costa circa 5 miliardi di euro l’anno”.

Photocredit: CONTROLUCE/AFP/GettyImages

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