Perchè Yanis Varoufakis si è dimesso (sul serio)?

Non la conseguenza di una vera e propria resa dei conti interna al partito ma un passo indietro legato all’opportunità di ammorbidire i rapporti con l’Europa. Possono essere descritte così le dimissioni Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze greco che ha lasciato il governo guidato da Alexis Tsipras a poche ore dal successo del «no» al referendum sulla proposta di accordo della troika.

Varoufakis, personalità narcisista e pessimo rapporto con i colleghi europei maturato nei mesi scorsi, sembra essere l’agnello sacrificale del governo greco per rendere più sereno il clima della trattativa con Ue, Bce e Fmi che va necessariamente riaperta. Ma si tratta di una scelta che dovrebbe rendere più agevole anche il confronto interno all’esecutivo. Nelle ultime settimane sono trapelate voci di liti del ministro delle Finanze con due rappresentanti del governo, il vicepremier Yannis Dragasakis e il ministro dell’informazione Nikos Pappas. Qualcuno avrebbe poi chiesto la testa di Varoufakis proprio per riallacciare i contatti con i creditori.

Ma nelle settimane scorse il confronto è stato acceso anche all’interno di Syriza, tra la fazione più radicale e più moderata. Il partito di Tsipras, al governo da inizio anno, si è già fortemente diviso ad esempio sul pagamento di alcune quote del debito. Lo scorso maggio l’ala più estrema del partito, capeggiata dal ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis, poi sconfitta, chiedeva di non rimborsare alll’Fmi la rata del 5 giugno. Ed è stata la stessa ala radicale ad opporsi con maggior convinzione alle ipotesi di accordo tra Tsipras e troika a fine giugno, ed in particolare al piano del premier di aumentare le tasse. Per comprendere quanto siano differenti le posizioni interne a Syriza basta pensare che al partito hanno aderito sia maoisti che socialdemocratici. Una convivenza che diventa a volte complicata da gestire, visto che la maggioranza parlamentare greca gode di un vantaggio di soli 12 seggi sulle opposizioni.

Dunque, con l’addio di Varoukafis parte una sorta di piano b del governo greco. Dopo il successo elettorale tocca al vincitore Tsipras fare la prima mossa con i creditori. E per farlo al meglio bisogna evitare l’imbarazzante presenza di chi, anche con un attegiamento arrogante, ha fatto poco o nulla per ingraziarsi gli interlocutori internazionali. «Sono stato messo al corrente – ha scritto stamane Varoufakis – di una certa preferenza di alcuni partecipanti dell’Eurogruppo e ‘partner’ assortiti, per la mia ‘assenza’ dalle sue riunioni; un’idea che il primo ministro giudica potenzialmente utile per trovare un accordo. Per questo lascio il ministero delle Finanze oggi». È questa probabilmente la più concreta prova della volontà di Atene di giungere ad un’intesa.

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit: Epa / Orestis Panagiotou)

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