Agguato con machete: l’insicurezza quotidiana di un dipendente Trenord

Il giorno dopo l’aggressione al capotreno di Trenord che ha quasi rischiato l’amputazione del braccio sinistro da parte di cinque ragazzi sudamericani che hanno colpito lui ed un collega con un machete ci sono ancora tante domande a cui dare risposta ma anche una necessità. Spiegare quelli che sono i rischi di chi lavora quotidianamente sulle ferrovie suburbane milanesi di Trenord.

trenord capotreno villapizzone

 

AGGUATO CON MACHETE, L’ATTACCO A MILANO VILLAPIZZONE –

Intanto partiamo da una precisazione. Chi vi scrive è amico del capotreno ferito, Carlo. E certo non posso rimanere indifferente davanti alla ferocia di chi ha provato a staccargli un braccio con un machete solo perché stava facendo il suo lavoro, ovvero elevare una multa a chi era senza biglietto. Tutto è accaduto su un treno della linea S14 che collega Rho con Milano Rogoredo. Il convoglio è passato peraltro da Expo ma, complice l’ora tarda, non c’erano molti passeggeri provenienti dal sito espositivo. Tutto è successo in pochi attimi. Alle 21.45 il capotreno di Trenord stava accompagnando i ragazzi sudamericani giù dal treno insieme ad un collega fuori servizio chiamato per dargli una mano “vista la situazione strana”, parole sue, ma non è bastato. Uno di loro ha tirato fuori un machete ed è accaduto quello che è accaduto.

AGGUATO CON MACHETE, LA STAZIONE DI MILANO VILLAPIZZONE –

Le fotografie diffuse sui social di quei momenti sono terribili. Si vede una scia di sangue sulla banchina di Villapizzone e un uomo a terra. A salvargli il braccio, probabilmente, è stata la cintura con la quale il collega di Carlo ha fermato l’emorragia nonostante il braccio fosse quasi staccato. E parte di quel sangue è rimasto oggi al binario due di Villapizzone, fermata nelle vicinanze del Politecnico Bovisa di Milano. Siamo nella periferia nord ovest della città. Una zona non semplice, a poca distanza dallo Stadio ma diversa, per certi aspetti peggiore. Palazzoni degli anni ’60 uniti da vie deserte ed arricchiti dal campus dell’Università e della Triennale Bovisa,chiusa nel 2011. Una stazione di sei binari di cui solo due utilizza. Una cattedrale del deserto, spesso vuota e silenziosa.

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AGGUATO CON MACHETE, IL SILENZIO UFFICIALE DEI DIPENDENTI TRENORD –

Villapizzone è solo il teatro di una tragedia le cui basi si sono sviluppate già nelle stazioni precedenti. Trenord ha già fatto sapere che ufficialmente non può parlare nessuno. E nessuno significa nessuno. Tutto è contenuto in un comunicato diffuso nel pomeriggio e riportato di seguito in cui si promette un aumento sul fronte della sicurezza. Intanto è necessario capire dove sono saliti questi ragazzi, se a Rho, Rho Fiera Milano Expo o Milano Certosa, le tre fermate antecedenti Villapizzone. Inoltre è opportuno spiegare se a bordo c’erano i vigilantes della GF Protection, operatori non armati che sostengono l’attività dei controllori.

LA STAZIONE TRENORD DI MILANO VILLAPIZZONE E GLI ULTIMI SEGNI DELLA VIOLENZA

TRENORD ED I RISCHI SICUREZZA A NORD DI MILANO –

Del resto la periferia nord di Milano è conosciuta per essere considerata una zona a rischio. Se ne parlò nel 2011 quando l’allora Amministratore Delegato di Le Nord, Giuseppe Biesuz annunciò la messa a bilancio di «due milioni di euro per incrementare la sorveglianza e la sicurezza». L’obiettivo degli operatori reclutati attraverso un apposito bando era quello di proteggere ferrovieri e passeggeri risolvendo con le buone soluzioni spinose chiamando la polizia qualora le cose si complicassero. Nello specifico vennero individuate le fasce orarie di “morbida”, ovvero quelle di metà giornata e dopo le 20, come necessarie di un controllo maggiore e di un ausilio dei vigilantes.

 

LA STAMPA AL LAVORO A VILLAPIZZONE –

Girando per Villapizzone nel primo pomeriggio del 12 giugno si notava un’atmosfera tranquilla, quasi irreale. Non c’è più alcuna traccia di quanto avvenuto ieri sera a parte una macchia di sangue sbiadita sulla fascia gialla dedicata ai non vedenti. Niente di niente. Da fuori non sembrerebbe neanche la stazione dove si è consumato il fatto. A tradire la situazione due giornalisti di Rai e Mediaset che registrano o mandano in diretta stand-up in cui raccontano la storia ed una componente dell’ufficio stampa Trenord che osserva. I passeggeri? Niente. Nessun commento, nessuna accusa sottovoce. Sono più interessati alla tv che ad altro. Solo due ragazzi, a bordo, abbozzano una discussione: «dovrebbero mettere tornelli, alti due metri, così non scavalca nessuno e guadagnano più soldi. Pagano tutti».
UN GIRO NELLA STAZIONE DI MILANO VILLAPIZZONE –

«NON È UNA QUESTIONE DI SICUREZZA AZIENDALE, AVEVANO UN MACHETE!»

Gli unici ad aver paura sembrano i ferrovieri. Abbiamo preso cinque treni oggi, nel primo pomeriggio. Ed in nessuno di questi c’è stato servizio di controlleria, nonostante i convogli fossero pieni. Il personale scendeva dalla prima carrozza, guardava, fischiava e si ripartiva. Abbiamo parlato con una persona di Trenord che ha accettato di raccontarmi le sue sensazioni in quanto amico, il sottoscritto, di Carlo. «Non possiamo parlare coi giornalisti e non so quanta gente troveresti disposta a farlo. Ho ancora i brividi. Anche l’osso gli hanno spaccato. So che rimarrà in osservazione ma non è possibile che accada questo. Non è una questione di sudamericani o meno o di sicurezza aziendale, ma non possiamo rischiare così. Ma come fai a girare con un machete nello zaino?».

LA VIOLENZA SUI TRENI SUBURBANI DI MILANO –

E non si può certo fare finta di nulla circa lo stato attuale delle linee suburbane milanesi. Il sindaco di Ceriano Laghetto ha ricordato come ormai la S9 Saronno-Albairate sia diventata la linea dello spaccio a proposito di una rapina ai danni di due giovanissimi. Nei mesi scorsi era invece stata segnalata la presenza di rapinatori tra Ceriano e Saronno Sud. Un altro caso è quello del Suburbano S6, Novara-Treviglio. Da Milano Porta Garibaldi a Treviglio è un susseguirsi di scippi, rapine, aggressioni, con agenti in borghese che osservano, raccolgono e cercano di prendere i malfattori. Nel 2009 a Segrate ci fu uno stupro. Il 4 giugno invece è stato arrestato un pakistano di 24 anni autore di numerose rapine sulla tratta Milano-Pavia, Suburbano S13.

IL COMUNICATO DI TRENORD

Trenord sull’onda di quanto accaduto ieri sera a Villapizzone ha emesso un comunicato in cui esprime vicinanza ai due uomini e garantisce un aumento della sicurezza, confermando il suo impegno in una situazione estremamente delicata per l’azienda che dal canto suo dimostra di voler andare avanti:

Due capitreno di Trenord hanno subito ieri sera un’aggressione di indicibile violenza, mentre stavano svolgendo con serietà il loro lavoro.

“A nome di tutta Trenord, condanno con fermezza questo gravissimo atto ed esprimo ai nostri colleghi e alle loro famiglie la nostra vicinanza e la nostra solidarietà – ha detto l’amministratore delegato di Trenord, Cinzia Farisè. La sicurezza di migliaia di Clienti e del nostro personale deve poter contare su requisiti minimi per l’espletamento del servizio, specialmente in alcuni orari. Il servizio ferroviario non può difendersi da solo: occorrono unità di forze e presidio costante delle stazioni più a rischio, per arginare un fenomeno grave e per dare una risposta efficace alla pressante domanda di sicurezza. Questo chiede a gran voce il personale di Trenord. Ho il dovere di rappresentare questo appello corale alle istituzioni e alle forze dell’ordine il cui supporto, in aggiunta agli sforzi straordinari messi in campo dall’azienda negli ultimi mesi, è indispensabile”.
Dall’inizio del 2015 Trenord impiega ogni giorno, sui treni e nelle stazioni, 63 operatori di security, il doppio rispetto al 2014.

Dallo scorso mese di aprile l’azienda ha attivato uno speciale progetto di monitoraggio che ha permesso, grazie alla partecipazione attiva di tutto il personale di bordo, di individuare i treni e i luoghi dove frequentemente si registrano minacce, violenze verbali, presenza di indigenti, atti vandalici, viaggiatori intemperanti, aggressioni al personale ed evasione dei titoli viaggio.

A seguito di ciò è stato approntato un “Progetto Security” che viene rimodulato di settimana in settimana e che per il 2015 richiederà un investimento complessivo pari a circa 5 milioni di euro, in aggiunta agli oltre 8milioni di euro che l’azienda spende per il ripristino delle carrozze vandalizzate.

Nei primi cinque mesi del 2015 sono state 44 le aggressioni al personale di Trenord: in 18 casi si è trattato di aggressioni fisiche, in altri 26 di violente minacce verbali.

E I PASSEGGERI CONTINUANO A VIAGGIARE –

E scopriamo che nei primi cinque mesi del 2015 sono stati aggrediti 18 dipendenti dell’azienda. E da qui si capisce la comprensibile paura dei dipendenti. Ma non c’è paura del diverso, dello straniero o dell’italiano. No. Fa paura chi fa male. Il timore sta in coloro che ti portano a bordo un machete e tu non puoi controbattere. I passeggeri? Tengono la testa bassa, camminano e vanno avanti. E nessuno pensa allo straniero. Sarà che la popolazione della zona nord-ovest di Milano sia ormai abituata ma quello che colpisce è la solidarietà mista indifferenza. Il capotreno solo in testa alla vettura e i passeggeri dietro. Stazioni enormi popolate da poche persone. Passeggeri che aspettano e seguono il lavoro dei giornalisti con curiosità ma senza dire una parola. Persone che salgono, chissà se con o senza biglietto, e vanno via. Incuranti di una macchia di sangue calpestata mentre s’imbarcano.

(Photocredit Giornalettismo)

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