Raid razzista a Roma: “Volevano uccidermi e nessuno mi ha difeso”

Dopo aver riportato ieri la notizia del vile agguato razzista costato due dita a un rumeno in piena San Giovanni, oggi il Messaggero torna sul fatto intervistando l’uomo vittima della furia dei quattro ragazzi.

L’INTERVISTA – In un pezzo a firma Marco Pasqua si ripercorre quel pomeriggio di follia. Due cose fanno maggiormente impressione: la gratuità dell’attacco, iniziato senza motivo alcuno, e il silenzio dei testimoni, inermi difronte quella scena assurda. Al ragazzo, che vive in Italia da 14 anni, i medici sono riusciti ad attaccare un dito. L’altro è perso per sempre. Fra i fermati, tutti riconducibili ad ambienti di estrema destra, tutti hanno precedenti penali per detenzione e spaccio di droga, oltre che per invasione di campo. L’aggressione inizia così:

«“Vattene via dall’Italia, sporco romeno, non ti vogliamo qui”».

E i testimoni:

“Ma questo è successo davanti ad altre persone?” chiede l’intervistatore «Certo, in strada era pieno di gente, ma nessuno ha detto o fatto nulla. Sono rimasti immobili, mentre questi ragazzi hanno iniziato a picchiarmi».

Poi gli attimi di terrore nel bagno della panetteria:

«Sì. Uno di loro aveva un coltello lungo così (indica una lama di circa 30 centimetri, ndr). Dopo che hanno buttato giù la porta, ho preso un mattarello di legno e ho cercato di difendermi come potevo,ma loro erano delle furie. Volevano colpirmi alla gola. Mi hanno tagliato le dita della mano con la quale tenevo quel mattarello. Mi hanno anche colpito al braccio, ma per fortuna soltanto di striscio». Cosa ti dicevano? «Urlavano “ti ammazziamo”. E quando sono usciti dal locale hanno anche detto: “Per adesso ti abbiamo tagliato le due dita”. Mi avrebbero voluto uccidere».

Una furia che non si è arrestata nemmeno davanti ai carabinieri, i quali hanno fatto fatica a fermare gli aggressori, ancora intenti a picchiare la vittima (“Sembravano impazziti”, dice lui)

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