«Così mi sono fatta conquistare da un guerrigliero dell’Isis per capire come attirano le donne»

Fingersi una ragazza di 20 anni convertitasi all’Islam. Dialogare in chat con un miliziano dell’Isis. Scoprire in che modo i jihadisti attirano le donne occidentali nella loro rete convicendole a lasciare il paese di origine e raggiungere i teatri di guerra. È la storia di Anne Erelle, 32enne giornalista di un settimanale francese che ora, a causa della sue confessioni, sta subendo gravi minacce dai combattenti e dai simpatizzanti dello Stato Islamico. La donna (che ha ripercorso la sua vicenda al The Sunday Times of London) ha raccontato di essersi interessata al tema dell’estremismo islamico dopo un’intervista realizzata, due anni fa, in una periferia di Parigi, incuriosita di quanto molti giovani musulmani fossero radicalizzati. Più di recente sarebbe poi arrivata la decisione di fingersi ‘Melodie’, sedicente sposa di uno jihadista attiva su Internet. Erelle ha dunque raccontato di aver creato diversi falsi account sui social network e di aver catturato l’attenzione di tale Abou-Bilel, descritto come un alto comandante dell’Isis.

 

Jihadi John

 (Foto Reuters da archivio LaPresse)

 

IL CONTATTO SUL WEB – La loro conversazione sarebbe cominciata dopo la convisione di un video. Bilel avrebbe cominciato a contattare la ragazza cercando di convincerla a sposarlo e promettendole che in Siria sarebbe stata accolta come una principessa. Per corteggiare la giovane il miliziano avrebbe inviato sue foto a bordo di una jeep e armato di pistola e le avrebbe poi fornito anche istruzioni per il viaggio da compiere. Rimosso il niqab, il velo che copre l’intero corpo della donna, la fantomatica 20enne europea, seguendo le indicazioni del combattente dell’Isis, avrebbe dovuto mostrarsi come una ragazza normale: non avrebbe dovuto destare sospetti, si sarebbe dovuta vestire come sempre, e senza dare troppe spiegazioni sulla sua assenza. Il primo messaggio dell’uomo sarebbe arrivato in una calda serata di aprile: «Salaam alaikum. Vedo che hai visto il mio video. È stato visto in tutto il mondo, è pazzesco! Sei un musulmano? Cosa ne pensi dei mujaheddin? Stai pensando di venire in Siria?». Da allora domande a ripetizione. Conversazioni frequenti. Durante le quali sarebbe giunta presto anche la richiesta di una videochiamata su Skype.

LE PROMESSE DEL MILIZIANO – Bilel, ha raccontato Erelle, si vantava di aver ucciso. Col passare del tempo, ha continuato la giornalista, raccontava più della sua vita da combattente. Ed appariva come un «millantatore». «Lui è molto pieno di sè, ma è anche un uomo capace di vera crudeltà», ha affermato la giornalista. Bilel rifiutava le risposte negative, quando la ragazza occidentale le svelava i timori di un viaggio in una regione pericolosa. E continuava a ripetere «quando arriverai». «Potrai prenderti cura degli orfani o visitare i soldati feriti», diceva il combattente. Si trattava di una proposta irricevibile per una 32enne molto sveglia. Ma forse accattivante per alcune 20enni, compresa la fantomatica ‘Melodie’. Una ragazza che incontra improvvisamente un uomo del doppio dei suoi anni che le racconta esperienze incredibili, che è gentile con lei e che le promette di amarla, può essere più facilmente convinta a lasciare la famiglia.

 

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IL PIANO PER ARRIVARE IN SIRIA – Ma Bilel non si sarebbe spinto solo ai complimenti. Il miliziano dello Stato Islamico e la ragazza convertita avrebbero parlato anche di dettagli. Dopo l’atterraggio ad Istanbul la giovane sarebbe stata accompagnata da una donna dell’Isis sarebbe a bordo di un altro aereo, per raggiungere Urfa, nella Turchia sud-orientale. Dopo il secondo volo avrebbero poi varcato il confine tra Turchia e Siria. Con lei ‘Melodie’ avrebbe potuto portare anche degli oggetti occidentali, come un dopobarba Egoiste di Chanel, espressamente richiesto da Bilel. Già, perché a quanto pare anche i combattenti dell’Isis, pur combattendo l’Occidente capitalista, sembrano amare le etichette del lusso del mondo più ricco. Un mondo che ‘Melodie’ in realtà non vuole per nulla abbandonare e che traforma Erelle in un bersaglio da colpire.

LE MINACCE DI MORTE – La pubblicazione di un articolo che rivela l’inganno, è costata ad Erelle accuse di morte e l’inizio di una vita blindata. La giornalista, che ora vive in semilibertà, ha dovuto più volte cambiare numero di telefono e teme di mettere a rischio anche l’esistenza dei suoi amici. «Qualcuno – racconta oggi – osserva il palazzo in cui vivo. Mi guardano. Non so mai se ci sono o no. Sono molto sola perché Charlie hebdo ha spaventato tutti e i miie amici hanno paura di stare con me. La polizia ha anche preso il mio cane. È di razza insolita e potrebbe rendermi facilmente identificabile. O peggio, i terroristi potrebbero per errore uccidere qualuno che possiede un cane di quella stessa razza».

(Foto Reuters da archivio LaPresse)

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