Mafia Capitale e le mani della “cupola” sulla Terra dei Fuochi

La camorra l’ha avvelenata, “Mafia Capitale” ha ottenuto la bonifica per ripulirla. Sembra paradossale, ma non c’è pace per la “Terra dei Fuochi“. Come hanno svelato con un’inchiesta de L’Espresso Giovanni Tizian e Nello Trocchia, la “cupola romana” con a capo il “Nero” Massimo Carminati aveva allungato le sue mani anche su un’area già martoriata dai Casalesi.

 

Manifestazione corteo Stop Biocidio a Casal Di Principe

 

TERRA DEI FUOCHI, GLI APPALTI INCASSATI DA “MAFIA CAPITALE” – Al di là delle promesse e del decreto dell’esecutivo, nella Terra dei Fuochi non è cambiato nulla. Altro che mappature e bonifiche, nei territori contaminati si continua a morire e i lavori sono bloccati. Ma c’è di più, con tanto di beffa. Perché è stata proprio la rete di Carminati, Buzzi & soci ad aver incassato importanti appalti, come ha raccontato l’Espresso:

«Il simbolo di questo sfregio è la grande discarica della Resit, un buco nero dove per decenni è stata infilata ogni genere di scoria. Ci sono voluti sette anni per cominciare i lavori destinati a disinnescare questa bomba chimica, ma il cantiere è stato subito bloccato. L’appalto è stato assegnato dalla Sogesid (società del ministero dell’Ambiente, ndr) a un’associazione temporanea di impresa formata dalla TreErre di Roma e dalla Italrecuperi di Napoli. Un contratto da oltre sei milioni di euro che nonostante protocolli di legalità e controlli serratissimi è finito nelle mani di due aziende al centro delle cronache [..]», si legge.

 

L’Espresso ricorda infatti come la TreErre incaricata dei lavori di bonifica sia una creatura di Riccardo Mancini, finito in manette nell’inchiesta sulla “cupola” romana. Un nome da sempre vicino all’estrema destra capitolina, piazzato nel 2009 dall’ex sindaco Gianni Aleamanno – anche lui indagato nell’inchiesta “Mafia Capitale” – al vertice di Eur Spa. Ma il manager pubblico era anche diventato proprietario e presidente della società ecologica. E nel 2012 finì coinvolto nell’inchiesta legata alla tangente pagata da una società legata al Gruppo Finmeccanica per i filobus della Laurentina. Così ha lasciato le cariche della TreErre, ma nel cda dell’azienda sono rimasti sia il figlio Giovanni che Emilia Fiorani, definita dal settimanale diretto da Luigi Vicinanza come “fedelissima” dello stesso Mancini. Ma non solo: è anche la moglie di Carlo Pucci,  dirigente di Eur e anche lui finito in manette.

Adesso il commissario incaricato di ripulire la Terra dei Fuochi, Mario De Biase, ha spiegato che dovrà ora ripartire l’iter per la certificazione antimafia e come «all’esito si deciderà se revocare l’appalto»

 

Manifestazione corteo Stop Biocidio a Casal Di Principe

 

BONIFICHE FINITE NELLE MANI SBAGLIATE – Stessa procedura riguarderà anche i lavori che dovevano essere avviati per una cava usata dalla camorra per seppellire rifiuti:

«Quella della Novambiente, distante pochi chilometri dalla Resit. Eppure negli atti predisposti dalla prefettura di Roma sulle verifiche antimafia, aggiornate a ottobre 2013, non c’era nulla sulla vicenda delle mazzette contestate un anno prima a Mancini». Tanto che il presidente della commissione bonifiche regionale Antonio Amato, riporta l’Espresso, ha chiesto al ministro Alfano di chiarire», si spiega.

Ma non è solo la TreErre ad aver avuto problemi, ma anche la stessa Italrecuperi, altra vincitrice dell’appalto Resit:

«Claudio Moccia, il titolare, è finito sotto la lente degli inquirenti della procura di Napoli e del Corpo forestale dello Stato per un presunto traffico organizzato di rifiuti. «Ho fatto tutto secondo la legge», spiega Moccia a “l’Espresso”. E sul settimanale si precisa come la stessa ditta era stata coinvolta nell’inchiesta sulla mancata bonifica di Bagnoli. Accusa archiviata per prescrizione del reato contestato.

Ma anche altri appalti – ricordano Tizian e Trocchia – e lavori sono finiti nelle mani sbagliate, a società coinvolte in inchieste giudiziarie. Come nel caso della Hge Ambiente srl: «Il titolare della società è indagato per la mancata bonifica della fabbrica Isochimica di Avellino, insieme ad altre 28 persone», chiarisce l’Espresso. Tutto mentre nella Terra dei Fuochi si continua a perdere la vita. Con lo Stato assente ingiustificato.

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