La lunga mano dell’ISIS in Turchia

L’ISIS continua ad avere grande libertà di movimento in Turchia, usando il paese come principale via di rifornimento e retrovia sicura per il sostegno alle sue operazioni militari in Siria e Iraq.

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LA TURCHIA TROPPO AMICA – Nonostante Ankara si sia schierata contro l’ISIS, anche se non ha aderito alla coalizione di paesi che hanno deciso di sparargli addosso, gli uomini del califfato continuano a muoversi liberamente in Turchia, paese che di fatto è la loro via privilegiata di rifornimento e dal quale passano tutti gli uomini che da diversi paesi arrivano per combattere sotto la bandiera nera del califfato.

WASHINGTON NON GRADISCE – Un particolare che non sfugge ai media statunitensi, che da tempo premono sulla Turchia evidenziando le incoerenze del governo e la distanza tra le sue dichiarazioni contro l’ISIS e la sostanziale tolleranza nei loro confronti che invece dimostra nei fatti. Un articolo del Washington Post, che insiste su questa linea, elenca una serie di casi che dimostrano come l’ISIS abbia grande libertà di movimento, al punto da poter organizzare depositi clandestini, rapimenti di oppositori e ogni genere di traffico transfrontaliero.

IL TENTATO RAPIMENTO – Abu Issa è un comandante dell’esercito della Siria libera, vittima di un tentato rapimento da parte di elementi della malavita turca pagati dall’ISIS, almeno così sostengono i suoi, perché il fatto è sfuggito del tutto alla sicurezza turca, allertatasi solo quando tra i mafiosi turchi e gli uomini del califfato si è accesa una battaglia perché quelli dell’ISIS volevano risparmiare il mezzo milione di dollari promessi per il suo rapimento.

LA TURCHIA DEVE FARE DI PIÙ – In Turchia hanno trovato rifugio un milione di siriani, ma il paese è anche diventato la retrovia della guerra ad Assad, anche per l’ISIS che ora però in teoria è in guerra con tutti e dovrebbe avere anche in Ankara un nemico. Un nemico troppo distratto, dicono gli americani, come dimostra anche il ritrovamento di un deposito di esplosivi nella città di Gaziantep, un magazzino con tanto di attrezzature esplosive da far indossare ai kamikaze, ma anche come confermano le testimonianze degli altri oppositori al regime siriano, che spesso riconoscono gli uomini dell’ISIS che s’aggirano nelle cittadine a ridosso del confine e che ora, ovviamente, percepiscono la loro presenza come una minaccia. Anche gli americani ritengono che la Turchia dovrebbe fare di più di stare a guardare, ma ad Ankara per ora non sembrano essersi ancora convinti.

 

 

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