Referendum Catalogna: perché la Spagna teme per il voto del 9 novembre

29/09/2014 di Stefania Carboni

Da una parte il presidente della regione autonoma della Catalogna, Artur Mas, con il 9 novembre e il referendum sull’indipendenza della Catalogna, dall’altra il governo, riunitosi con urgenza, per dare il via ai due ricorsi contro il 9-N. Uno mira a bloccare la legge consultiva (approvata 10 giorni fa dal Parlamento catalano), l’altro punta a bloccare il decreto di convocazione al voto firmato sabato da Mas. Eppure, nonostante gli sforzi dell’esecutivo, il leader di ERC (Sinistra Repubblicana di Catalogna), Oriol Junqueras, afferma che nessuna sentenza fermerà il processo che porterà tra qualche mese al voto i catalani. Perché una regione della Spagna chiede l’indipendenza? E sopratutto perché ora il fenomeno 9-N fa tremare davvero Rajoy e i suoi?

guarda il video spot per il referendum:


(Tutto in catalano)

COME NASCE IL PROGETTO – Partiamo dall’inizio, ovvero da quando iniziò il tutto. Il progetto 9-N è nato da un accordo (del 2012) tra Convergenza e Unione e Sinistra Repubblicana di Catalogna. Non è nato a caso ma dopo una serie di mini referendum consultivi (con poca partecipazione e senza alcun valore vincolante) che hanno dimostrato una ampia convergenza dei cittadini catalani votanti verso una indipendenza dal governo centrale.
La data e la domanda scelte per il referendum sono state ufficialmente annunciate dal presidente della Generalitat di Catalogna Artur Mas, il 12 dicembre 2013. Una scelta avvenuta con il sostegno di 87 dei 135 membri del Parlamento della Catalogna. La domanda si suddivide in due parti:

“Vuole che la Catalogna sia uno Stato?”

e “In caso affermativo, vuole che questo Stato sia indipendente?”

UN REFERENDUM INCOSTITUZIONALE – Il problema è che tale consultazione rischia di diventare illegittima. «La consultazione, né per l’oggetto né per il procedimento è compatibile con la Costituzione» ha affermato Rajoy, aggiungendo che al governo «è richiesta» la presentazione di ricorsi «in difesa della Costituzione, di tutti gli spagnoli, inclusi i catalani». «È anche per i loro diritti che presentiamo questi ricorsi», ha concluso il premier. La Costituzione spagnola non prevede infatti referendum sulla sovranità che non siano votati da tutti i cittadini spagnoli (il Consiglio di Stato è stato preciso sulla materia). Ecco perché, come afferma il governo centrale, la consulta dovrebbe considerare illegale il referendum catalano. Ad appoggiare le intenzioni del governo ci sono sia la decisione, il 25 marzo 2014 , del tribunale costituzionale spagnolo che dichiarò l’illegittimità del progetto, sia il pronunciamento del parlamento spagnolo, l’8 aprile scorso che ha respinto la richiesta referendaria. Ma Mas non respinge le accuse di incostituzionalità. Anzi, minaccia: in alternativa esistono le elezioni regionali anticipate, che potrebbero vertere per un “sì” o “no” all’indipendenza da Madrid.

guarda la gallery:

(Credits copertina e gallery LaPresse)

CATALOGNA: STORIA DI UNA INDIPENDENZA INCOMPLETA – La regione della Catalogna gode da anni di un’autonomia forte dal governo centrale. Ha una sua forza di polizia (Mossos d’Esquadra), attiva con la Guardia Civil e la Policia Nacional e in tutta l’istruzione pubblica, dalla primaria all’università, si insegna in catalano, anche se non mancano discipline spiegate in Lingua Spagnola. L’autonomia catalana è stata rafforzata con il nuovo Statuto approvato in referendum dai Catalani il 18 giugno 2006 ed in vigore dal 9 agosto 2006. Dichiaratasi nazionalità nel proprio statuto, la regione tuttavia non gode di un sostentamento fiscale autonomo e dipende ancora economicamente dal bilancio di Madrid sostentato dalle imposte raccolte nella Comunità autonoma (soldi che la Catalogna riceve poi indietro solo in parte).
La querelle catalana potrebbe concludersi con un nulla di fatto ma apre un dibattito annoso: quello della revisione della Costituzione spagnola ferma ancora al 1978. Sotto la bandiera iberica si riuniscono 17 regioni e non è escluso che il “virus” catalano non contagi il mai sopito separatismo basco.

Share this article