Servizio civile e militare: ecco la riforma in arrivo

Servizio civile e, in sostanza, anche quasi militare: è questo il dossier sul tavolo del governo di Matteo Renzi che punta a riformare completamente l’istituto del servizio civile facendolo diventare un’occasione seria e completa per circa 100mila giovani in tre anni, attraverso un migliore utilizzo dei fondi già stanziati per questo istituto. E, forse, anche un ritorno di qualcosa di molto simile al servizio militare: un addestramento semi militare fornito dall’associazione Alpini.

SERVIZIO CIVILE, ECCO LA RIFORMA – Partiamo dal Servizio Civile, vero punto fermo del premier Renzi tanto da nominarlo anche nel discorso di insediamento del semestre Europeo: “L’Europa non sarà mai tale senza un vero volontariato, senza il Servizio Civile Europeo”. Secondo il Messaggero dunque “i primi 37mila giovani di questo nuovo progetto” saranno “reclutati” a partire dal prossimo ottobre utilizzando “risorse avanzate dal Fondo Nazionale del Servizio Civile. Il dossier è nelle mani del sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba che propone di destinare “quote di giovani a progetti no profit fuori dal confine nazionale, e per tutti gli altri, comunque, sarà un’opportunità di servire il paese tramite forme di difesa non armata”. I volontari saranno pagati con un assegno da 433 euro al mese per 8 mesi prorogabili a 12.

alpini

SERVIZIO MILITARE, TUTTI ALPINI – La proposta più sostanziosa arriva dall’Associazione Nazionale Alpini: non un rilancio della leva militare obbligatoria, ma in sostanza, quasi. “Il chiodo fisso di Sebastiano Favero”, presidente dell’Ana, “è un ritorno alla leva”: ne avrebbe parlato con Matteo Renzi e Roberta Pinotti che lo avrebbero invitato a formulare “proposte concrete” che sono arrivate, e delle quali il governo si sarebbe detto “entusiasta”. Parliamo di un programma che prevederebbe “un minimo di inquadramento militare”, un mese e mezzo di programma alpino e “successivamente passare alla formazione vera e propria”, con corsi di antincendio boschivo e di conoscenza della montagna “sia d’inverno che d’estate”. Il tutto potrebbe riguardare “complessivamente 5mila giovani all’anno” da sistemare in alcune “delle tante caserme inutilizzate”.

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