Massimo Giuseppe Bossetti: chi è l’uomo fermato per l’omicidio di Yara Gambirasio

A uccidere Yara Gambirasio sarebbe stato Massimo Giuseppe Bossetti , figlio di Giuseppe Guerinoni, l’autista di autobus di Gorno morto nel 1999 all’età di 61 anni. L’annuncio è arrivato per bocca del ministro dell’Interno Angelino Alfano. «Secondo quanto rilevato dal profilo genetico in possesso degli inquirenti l’assassino della piccola Yara è una persona del luogo, dunque della provincia di Bergamo». Questo aprile è stato individuato il Dna del killer della piccola di Brembate. La conferma arrivò dal confronto delle tracce genetiche di «Ignoto 1» contenute in una macchia di sangue presente sul corpo della ragazzina. Tracce che, confrontate con quelle prelevate dalla salma di Guerinoni dopo la sua riesumazione, confermarono la compatibilità del 99,99999987%. Da lì in poi sono partite le ricerche che hanno portato allo sconvogente risultato di ieri sera. Massimo Giuseppe Bossetti, muratore sposato e padre di tre bambini, è stato fermato nella sua casa a Mapello e sottoposto a lungo interrogatorio. L’uomo, originario di Clusone, ha anche una sorella gemella. Il muratore è stato prelevato ieri dalla propria casa di Mapello, a poco più di un chilometro di distanza da Brembate di Sopra, dai carabinieri del Ros. Davanti ai pm ha tenuto la bocca chiusa, avvalendosi della facoltà di non rispondere.

 

Massimo Giuseppe Bossetti  yara gambirasio  (1)

 

YARA GAMBIRASIO: IL DNA DI MASSIMO BOSSETTI – Da dove sono partite le ricerche dell’uomo? Dall’altissima percentuale di compatibilità, che sfiora il 100% e che per la scienza dei test di paternità significa certezza, prova che Giuseppe Guerinoni è il padre del killer di Yara Gambirasio. Guerinoni è stato sposato e padre di due figli, ma il dna di «Ignoto 1» ritrovato sui vestiti di Yara non appartiene a nessuno dei due. Guerinoni deve quindi aver avuto un figlio da un’altra relazione e ora, appurato che l’assassino è davvero figlio dell’autista, il problema resta quello di rintracciare la madre. Nei mesi scorsi la polizia aveva interrogato gli ex colleghi di Guerinoni che raccontarono come, intorno alla metà degli anni Sessanta, l’uomo avesse confessato di avere avuto una relazione extraconiugale con una donna della Val Seriana. Finora però, tutti i tentativi di risalire alla donna – e di conseguenza al figlio – si sono rivelati inutili. Il killer lasciò sulla sua vittima tracce ematiche. Secondo gli investigatori l’omicida si sarebbe ferito con un coltellino, forse nel tentativo di tagliare gli slip della ragazzina. Intanto ieri, dopo il rincorrersi dei flash sulle agenzie, in molti hanno criticato l’inesistenze garantismo di Alfano che alla stampa parla già di “assassino”:

 

 

 

 

 

BOSSETTI: UN GRUPPO DI SOSPETTI – Non solo Dna. Bossetti rientrava nel gruppo di soggetti che gli investigatori avevano individuato come coloro che potevano essere, in qualche modo, coinvolti nel delitto. Una cerchia piuttosto ampia – perché qualsiasi tipo di legame con la vittima è stato preso in considerazione – e che poi si è progressivamente ristretta.

 

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(Credits LaPresse)

 

BOSSETTI E LA CELLA TELEFONICA – In particolare, sempre secondo quanto è stato possibile apprendere, nel provvedimento di fermo si contesterebbe il fatto che il cellulare di Bossetti è risultato tra quelli che avevano impegnato la cella della zona dove è stato trovato il cadavere, nell’ora in cui sarebbe avvenuto l’omicidio. Quindi l’uomo si trovava proprio lì, in un raggio di spazio sufficientemente circoscritto, nel momento in cui Yara veniva ammazzata.

BOSSETTI E LE POLVERI DI CALCE – Inoltre Bossetti è un muratore e questo ha contribuito ad addensare i sospetti su di lui. Le indagini si sono infatti concentrate, in particolare, su chi all’epoca lavorava nel mondo dell’edilizia: questo a causa delle polveri di calce trovate sul corpo e, soprattutto, nelle vie respiratorie di Yara. Le indagini che si sono concentrate sul quadro relazionale di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno morto nel 1999 e individuato come il padre illegittimo dell’assassino. Gli investigatori, attraverso l’acquisizione di decine di testimonianze, hanno cercato di individuare la donna che avrebbe avuto una relazione con l’uomo.

DAL RITROVAMENTO AD «IGNOTO 1» – Il corpo di Yara fu ritrovato tre mesi esatti dopo la sua scomparsa, il 26 gennaio 2011, in un campo incolto di Chgnolo d’Isola a una decina di chilometri da casa sua. Il cadavere era in stato di avanzata decomposizione e sul corpo della ragazzina furono rinvenute alcune ferite. Secondo gli esperti Yara sarebbe morta quella sera stessa, poche ore dopo la sua scomparsa. Sui suoi vestiti furono trovate diversi dna: esclusi quelli dei famigliari e delle persone che avevano avuto contatti con lei, gli investigatori riuscirono a isolare un dna estraneo, ribattezzato «Ignoto 1», che apparterrebbe al killer. Ora quell’’ignoto’ ha un volto e un nome. Il lavoro della procura è durato anni, confrontando i dna di migliaia di persone. «Se è vero siamo felici, era un atto dovuto alla famiglia e a tutta la comunità», ha detto il sindaco di Brembate Sopra. «Da quando è scomparsa da casa, a Brembate, e da quando è stata trovata uccisa a Chignolo Po (Bergamo), attendevamo questo momento. Ringrazio tutti quelli che hanno messo tante risorse in campo per arrivare a questo risultato».

MASSIMO GIUSEPPE BOSSETTI E LA SUA VITA FELICE SU FACEBOOK – Una famiglia serena, tre bambini meravigliosi e tanti animali in casa. I ricordi su Facebook sulla vita di Massimo Giuseppe Bossetti sono allegri e felici. «Eccoli i miei veri amori», commentava l’uomo sui social neanche un anno fa ritraendo i suoi cari in una foto ricordo. Ieri sera le luci in casa Bossetti sono rimaste accese, ma nessuno ha risposto al citofono dell’abitazione di via Piana di Sopra, dove è rimasta a presidiare un’auto della polizia. Ieri sera, all’interno della villetta gialla di due piani, si sentiva abbaiare un cane. Dentro, secondo quanto riferiscono i vicini di casa, in rigoroso silenzio c’erano il cognato e la suocera di Bossetti assieme ai tre figli.

MASSIMO BOSSETTI SERENO: NON RISPONDE AI PM – Intanto Giuseppe (che porta il nome di suo padre) è sotto stato di fermo. Si dice sereno, a detta della legale Silvia Gazzetti, assegnata d’ufficio per il caso. E non parla. «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere», ha replicato lui ai pm. Ancora silenzio in una vicenda che ora sembra arrivare al suo epilogo dopo false piste e colpi di scena che non hanno mai poi portato a nulla di concreto. «Non è il momento», ha spiegato ieri una voce femminile al citofono di casa Bossetti, mentre attorno i vicini di casa si chiedono come quell’uomo “tranquillo” sia autore dell’orrore di Brembate.
«Penso a questa persona – ha commentato don Corinno Scotti, il parroco di Brembate di Sopra -. Spero che ora non prevalgano sentimenti di vendetta nei suoi confronti. Questa comunità in questi anni è stata molto matura. Pur impaurita e ferita non ha ceduto a sentimenti di vendetta. Il papà di Yara mi ha detto che se lei è morta è perché noi diventassimo più buoni. Se ora questa notizia verrà confermata cosa facciamo nei confronti del presunto assassino? Invochiamo la pena di morte? No, certo. A me interessa che Yara sia stata e continui ad essere un dono per la nostra comunità».

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