La triste fine che fanno da grandi, i tipi “cool” della scuola media

12/06/2014 di Redazione

Tutti quanti ne abbiamo avuto almeno uno come vicino di banco, ai tempi delle medie: sono quei compagni – o compagne – che sono belli e popolari, che hanno cominciato presto a uscire la sera e che hanno dato il primo bacio prima di tutti gli altri. Quelli “scafati”, che sembrano sempre un po’ più grandi della loro vera età e che, secondo le leggi di natura proprie del mondo adolescenziale, sono il termine ultimo di paragone per determinare lo status sociale di un ragazzino all’interno del gruppo dei pari. Venerati e quasi temuti, sono delle specie di rockstar della scuola media, e spesso il confronto con loro può essere impietoso, come può esserlo solo quando si hanno tredici anni e si cerca faticosamente una strada per costruire la propria identità adulta. Ma, una volta cresciuti, come diventano questi ragazzini un tempo così precoci e smaliziati?

Spencer Platt/Getty Images
Foto: Spencer Platt/Getty Images

LE STAR DELLA SCUOLA MEDIA – Ebbene, secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università della Virginia, pubblicata sulla rivista Child Development, le ex “star della scuola media” parrebbero essere più soggetti degli altri a sviluppare problemi relazionali o, addirittura, a mostrare dipendenze da alcool o da sostanze stupefacenti.  La ricerca, riportata tra gli altri anche da Live Science e dalla CNN, ha seguito le vite di 184 adolescenti americani dai 13 anni – tra la seconda e la terza media – fino ai 23. Ai giovani è stato chiesto di rispondere ad alcune domande, su chi fossero i loro amici, da chi erano considerati “popolari”, se avessero fatto uso di droghe e quale fosse la loro situazione sentimentale.

EX RAGAZZINI POPOLARI – Dieci anni più tardi, a adolescenza terminata, questi ex ragazzini un tempo così popolari smettono di essere considerati tali e, anzi, vengono giudicati dai pari meno capaci di gestire una relazione o di stare con gli amici. Per qualche motivo, poi, sarebbero anche più soggetti ad avere guai con la legge, per aver commesso azioni criminali o per l’abuso di sostanze, con un’incidenza maggiore tra i 21 e i 23 anni. I ricercatori hanno spiegato che tutti gli adolescenti prima o poi infrangono una regola o passano da una relazione all’altra, ma hanno anche sottolineato che quando questo accade nei primissimi anni dell’adolescenza, tali condotte sembrano influenzare la vita futura più di quanto non lo facciano le stesse azioni commesse soltanto qualche anno più tardi.

 

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L’EFFETTO RIMPATRIATA – Gli esperti non sono comunque riusciti a spiegare perché questo accada: l’ipotesi è che quei ragazzini, in realtà, stiano soltanto recitando una parte finendo per non acquisire alcune competenze fondamentali per l’interazione con gli altri. I ricercatori della Virginia hanno comunque sottolineato l’importanza di non generalizzare i risultati dello studio, rischiando di arrivare alla conclusione che tutti i ragazzini oggi popolari diventeranno adulti problematici in futuro. Eppure, in un certo senso, i risultati dello studio sembrano andare in una direzione precisa: e cioè che chi è stato un adolescente tranquillo e “poco appariscente” abbia meno difficoltà a diventare un adulto equilibrato dal punto di vista relazionale. «È quello che nel lungo periodo chiamiamo effetto rimpatriata – spiega Joseph Allen, docente di Psicologia alla University of Virginia che ha condotto lo studio insieme al suo team – Vedi quella persona che un tempo consideravi “forte”, che faceva cose che tutti gli altri non avevano il coraggio di fare… E dieci anni dopo scopri che fa un lavoro non qualificato e che ha una vita sociale molto povera. Invece quell’altro ragazzino tanto timido a cui non hai mai prestato tanta attenzione sta facendo grandi cose. È… la rivincita dei bravi ragazzi».

(Photocredit copertina: Carlo Allegri/Getty Images)

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