Cabaret e tv: così la camorra lava il denaro sporco con la musica

Ha ingaggiato anche alcuni cabarettisti che hanno lavorato per la trasmissione tv “Made in Sud”, l’agenzia di spettacoli “Music Live” sequestrata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata (Napoli) che ieri hanno arrestato due imprenditori, padre e figlio, titolari della società. La “Music Live” ha anche organizzato, in occasione delle scorse festività natalizie, lo spettacolo per i detenuti del carcere napoletano di Poggioreale e ha anche gestito in esclusiva molti eventi sia in Campania che in Basilicata. Ma, precisa la Tunnel Produzioni srl, i diritti degli artisti di Made in Sud sono di proprietà “in esclusiva” della società, che non è in nessuno modo coinvolta nelle indagini dei militari dell’Arma di Torre Annunziata

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Tunnel Produzioni srl che ha i diritti degli artisti del programma è estranea ai fatti

LE AGENZIE DI MADE IN SUD ESTRANEE AI FATTI – La notizia è oggi ripresa da Il Giornale che sottolinea l’estraneità dai fatti sia della Tunnel Produzioni Srl che della Malfi Music srl, società quest’ultima che sottolinea di non «aver mai avuto rapporti diretti o indiretti con qualsiasi promoter» e che «qualsiasi prestazione artistica viene fissata, contrattualizzata e fatturata unicamente dalla Malfi srl». L’ipotesi al vaglio del pm è che chi poteva muovere i fili dentro la Music Live sfruttasse eventi e spettacoli per lavare i soldi della camorra derivanti dal traffico di droga ed estorsione. Accuse pesanti, supportate dalla confessione del pentito Isidoro Di Gioia nell’aprile 2013: «Io per esempio – ha spiegato il pentito nei virgolettati de Il Giornale – davo 50 mila euro a Clemente per comperare le date di uno o più cantanti e lui le rivendeva poi a quote più alte. Quando era vivo mio padre Clemente si aggiudicava tutte le feste di piazza di Torre Del Greco con la complicità di qualcuno del Comune che però non conosco».

CANTARE ALLA FESTA DEL BOSS – I due imprenditori di Music Live, secondo quanto si apprende, hanno avuto rapporti fitti e costanti, in passato con il clan Di Gioia, uscito perdente dalla faida interna contro gli scissionisti. Secondo quanto emerge dalle indagini, con il clan i due imprenditori, padre e figlio, sono cresciuti diversificando gli investimenti inizialmente grazie alla famiglia Di Gioia, poi anche autonomamente ma facendo sempre affari con la camorra. Il boom dell’agenzia fu tra le fine degli anni ’90 e il 2000. Al tempo, secondo fonti investigative, i boss dei clan si rivolgevano al duo per avere cantanti e cabarettisti famosi ai fastosi ricevimenti che organizzavano nelle loro roccaforti. L’attività di repressione contro la criminalità organizzata messa in campo da forze dell’ordine e magistratura, tra il 2007 e il 2009, ha completamente azzerato le organizzazioni camorristiche con le mani in pasta a Torre del Greco: il clan Falanga, il clan Di Gioia e il gruppo scissionista uscito vincente dalla faida con i Di Gioia, costituito dai componenti dell’apparato militare di quest’ultima famiglia.

L’ANELLO CON IL CLAN – I due imprenditori sono anche titolari di una popolare “cornetteria” di Milano Marittima aperta tra i mesi di giugno e ottobre. A Torre del Greco gestiscono anche un’azienda di distribuzione di bombole di gas e una profumeria. Gli investimenti hanno riguardato anche il settore immobiliare: i carabinieri hanno sequestrato anche tre abitazioni riconducibili al padre e al figlio. Secondo gli investigatori, l’agenzia Music Live ha avuto un boom tra le fine degli anni ’90 e il 2000: i boss dei clan a loro si rivolgevano per avere cantanti e cabarettisti famosi ai fastosi ricevimenti che organizzavano nelle loro roccaforti. Come riporta però Il Giornale, secondo il gip di Napoli Francesca Ferri, «gli indagati erano il fondamentale punto di riferimento del clan, garantendo un supporto fidato e costante nel reimpiego del denaro proveniente dagli affari criminali».

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