«Acqua contaminata a 700mila persone a Pescara»

«L’acqua contaminata è stata distribuita in un vasto territorio e a circa 700 mila persone senza controllo e persino a ospedali e scuole». È il duro passaggio della relazione dell’Istituto Superiore di sanità che ha analizzato per l’Avvocatura dello Stato le acque contaminate dalla mega discarica di veleni tossici di Bussi sul Tirino, nel pescarese.

 

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«QUALITÀ DELL’ACQUA INDISCUTIBILMENTE COMPROMESSA» – «La qualità dell’acqua è stata indiscutibilmente, significativamente e persistentemente compromessa», si legge nella la relazione depositata agli atti del processo di Chieti dove sono sotto processo i vertici di Montedison con oltre 20 indagati dopo l’inchiesta del Corpo Forestale. Il guasto «per effetto dello svolgersi di attività industriali di straordinario impatto ambientale in aree ad alto rischio per la falda acquifera e per le azioni incontrollate di sversamento», si legge documento.

INDAGINI E SEQUESTRI DAL 2007 – Si tratta dell’ennesimo dato allarmante di un disastro ambientale già ampiamente certificato e sul quale il processo dovrà accertare le responsabilità. La vicenda giudiziaria comincia nel 2007, quando per la prima volta viene sequestrata l’area contaminata dell’ex sito industriale della Montedison (colosso del settore chimico), passato nel 2002 alla società belga Solvay. I terreni, con un’estensione di 55mila metri quadrati, sono stati sequestrati di nuovo lo scorso mese da Guardia di Finanza e Corpo Forestale nell’ambito di un indagine bis che conta 8 indagati tra i vertici della Solvay e che punta a far luce sulla mancata messa in sicurezza imposta dal Ministero dell’Ambiente. I reati contestati sono ancora quelli di disastro ambientale e avvelenamento delle acque.

INQUINAMENTO ACCERTATO – I numeri di oggi, insomma, rilanciano l’allarme. L’Arta, Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente, ancora il mese scorso, in un rapporto riguardante la presenza di  sostanze nocive nelle acque del fiume Pescara ha parlato di uno sversamento in mare di circa 1,45 tonnellate di esacloroetano, sostanza cancerogena ed estremamente pericolosa per l’ambiente acquatico. Il dato sarebbe relativo ad un campione prelevato lo scorso 13 novembre durante una piena e nelle acque sarebbero stati scoperti anche valori significativi di arsenico, cadmio e diverse altre sostanze tossiche.

PROTESTA AMBIENTALISTA – Inevitabile la dura reazione degli ambientalisti. Il Forum dei Movimenti per l’Acqua ha fatto sapere nelle settimane scorse di considerare «da incoscienti ritardare l’avvio della bonifica a Bussi» chiedendo agli amministratori e al sindaco di occuparsi del problema. La Solvay, dal canto suo, ha respinto le accuse sostenendo di aver già dato avvio ad un progetto in accordo con le autorità di Messa in Sicurezza Permanente come richiesto dal ministro dell’Ambiente. «Alcune azioni sono state già intraprese, altre sono in fase di attuazione», ha dichiarato l’azienda, che ha chiarito di non essere imputata nel processo di Chieti (al quale partecipa come parte civile). «L’acqua contaminata erogata dall’acquedotto della Val Pescara – spiega oggi Luciano Di Tizio, presidente del Wwf Abruzzo – è stata bevuta fino al 2007, anno in cui, grazie alle denunce del Wwf, i pozzi Sant’Angelo sono stati chiusi. Non sappiamo bene quando è cominciato il tutto, ma per anni gli abitanti hanno bevuto acqua contaminata». «Dopo il 2007 – ha ricordato il presidente – hanno scavato nuovi pozzi a San Rocco, a valle della zona contaminata. Attualmente e per il momento la situazione è tranquilla e non ci sono problemi per l’acqua che beviamo, ma bisogna stare attenti e vigili perché quella zona è molto delicata».

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