«Oggi» e i documenti inediti sul delitto Pasolini

Alcuni documenti inediti sul delitto dello scrittore Pier Paolo Pasolini saranno pubblicati domani nel nuovo numero del settimanale Oggi, secondo il quale le indagini sarebbero state così superficiali da far sospettare un clamoroso depistaggio.

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OGGI E I DOCUMENTI INEDITI SUL DELITTO PASOLINI – Nell’agosto del 1995 era stato l’avvocato Nino Marazzita a presentare un’istanza di riapertura del caso, sulla base di alcuni elementi che facevano sospettare la presenza di Giuseppe Mastini, alias Johnny lo zingaro, all’idroscalo di Ostia la notte in cui fu ucciso il poeta di Casarsa del Friuli. Un omicidio,  avvenuto nella notte tra il 1º novembre e il 2 novembre 1975, per il quale è stato condannato con sentenza definitiva come colpevole Giuseppe Pelosi (ribattezzato dalla stampa “Pino la rana”), allora 17enne di Guidonia. Nelle anticipazioni del numero in uscita, Oggi ha spiegato come nella richiesta trasmessa al Gip del febbraio 1996, nella quale si richiedeva l’archiviazione dell’istanza di riapertura del caso, la Procura della Repubblica ha fatto riferimento a una nota della Squadra mobile di Roma del 15 novembre 1995, la quale sottolinea «la totale assenza di qualunque elemento che possa far concludere per rapporti o soltanto contatti di conoscenza tra Pino Pelosi e il Mastini all’epoca dei fatti». Se Pino la rana (rimasto l’unico condannato per il delitto Pasolini) e Mastini non si conoscevano, come potevano essere complici del delitto? Oggi ha però spiegato come questa circostanza sia stata smentita, alcuni anni dopo, nel luglio del 2005, dallo stesso Giuseppe Mastini. Interrogato dalla Procura di Roma, Mastini spiegò:  «All’epoca io avevo 14 anni e non ho mai conosciuto Pasolini. Conoscevo però Pelosi Giuseppe (…)». Precisando poi il motivo della conoscenza: «All’epoca io facevo il giostraio, mi spostavo nei vari quartieri di Roma e dunque conoscevo parecchi ragazzi. In tale contesto ho conosciuto Pelosi con il quale ho preso qualcosa al bar e ho giocato a bigliardino».

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Giuseppe Pelosi

DOCUMENTI INEDITI – Secondo il settimanale, non sarebbe l’unica prova della superficialità delle indagini: Oggi ha annunciato la pubblicazione di altri documenti inediti e spiegato come altri tre collaboratori di giustizia, Pasquale Mercurio, killer della camorra, Valter Carapacchi, spacciatore internazionale di droga, e Damiano Fiori, coinvolto in un processo per sequestro di persona, hanno rivelato confidenze raccolte in carcere secondo cui quella notte tra il 1 e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia c’era anche Mastini.  «Tutti e tre mitomani e dunque inattendibili?», si è chiesto il settimanale.

IL DELITTO – All’epoca dei fatti, Pelosi ammise l’omicidio, motivandolo con le pretese sessuali di Pasolini, alle quali Pelosi si dichiarò riluttante. Pelosi spiegò come tutto fosse sfociato in una lite poi degenerata: ricostruì come lo scrittore lo avesse minacciato con un bastone, uno strumento del quali si impadronì per percuotere Pasolini, caduto al suolo. Quindi Pelosi salì sull’auto dello scrittore e passò più volte con le ruote sopra il suo corpo sfondandogli la cassa toracica. Due settimane dopo il delitto apparve un’inchiesta su L’Europeo con un articolo di Oriana Fallaci, dove si ipotizzava una premeditazione e un concorso di altre due persone. Ma sul delitto subito scaturirono diverse teorie del complotto, con lo stesso Pelosi che, dopo trent’anni, spiegò alla trasmissione televisiva della Rai Ombre sul giallo –  in contraddizione con la sua confessione in fase processuale – di non aver partecipato in prima persona all’aggressione di Pasolini, ma che questa fu effettuata da tre persone, a lui sconosciute. Giustificò la sua reticenza e l’essersi accollato la responsabilità dell’omicidio, spiegando di essere stato minacciato di morte, assieme ai suoi genitori da parte di uno degli aggressori. E di aver pertanto atteso fino alla morte (per cause naturali) di questi ultimi, prima di iniziare a parlare. Fu poi Walter Veltroni il 22 marzo 2010 a scrivere al Ministro della Giustizia Alfano una lettera aperta, pubblicata sul Corriere della sera, chiedendogli la riapertura del caso sottolineando come Pasolini fosse morto negli anni ’70, “anni cui si facevano stragi e si ordivano trame” e sottolineando come ci fossero le prove che mostravano che «Pelosi non agì da solo» e come l’inchiesta  «avesse fatto acqua da tutte le parti». Adesso è l’inchiesta giornalistica di Oggi promette di fornire altri documenti inediti.

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