L’avventura segreta della Glomar Explorer

01/03/2014 di Mazzetta

Grazie al National Security Archive è ora possibile combinare le informazioni ufficiali di fonte sovietica e americana e ricostruire la storia dell’affondamento del sommergibile K-129 e del suo parziale recupero da parte degli americani dalle profondità del Pacifico.

k129 affondamento

IL QUADRO È COMPLETO – Gli ultimi documenti declassificati di recente permettono di comporre il puzzle di una storia che dal 1975 in poi ha attirato l’attenzione e la curiosità di molti, che si sono poi sublimate in libri, documentari e film ispirati all’affondamento e recupero di un’unità navale sovietica armata con tre testate nucleari. La storia comincia nel 1968, quando un esemplare della classe Golf II con tre testate nucleari intraprende una rotta che attraversa il Pacifico e poi torna alla base. I sottomarini facevano parte del sistema di deterrenza, su quella rotta fissa andavano e venivano mantenendosi come efficace minaccia nei confronti degli Stati Uniti.

IL SOTTOMARINO SCOMPARSO – Il K-129 però non tornerà mai in porto, sparisce nel nulla con l’equipaggio e i suoi missili. Gli americani se ne accorgono perché a un certo punto dai porti russi sul Pacifico escono diverse navi che cominciano a battere il mare con i sonar e a riempire l’etere di chiamate radio verso Stella Rossa. Gli americani capirono subito che i sovietici cercavano un sottomarino, le ricerche in grande stile si arrestarono dopo pochi giorni senza esito, continueranno su scala minore, ma nella zona sbagliata. A trovarlo sono invece gli americani, che da tempo hanno tracciato la rotta abituale della flotta e che attraverso le numerose stazioni nel Pacifico colgono ogni rumore subacqueo e ogni comunicazione radio. Quelle dei sovietici sono compresse e brevissime, non decodificabili, ma almeno restano registrate e ogni sottomarino nel suo andare e venire ne lancia 3 in altrettanti punti precisi della rotta. Per gli americani non è difficile rintracciare una sequenza interrotta di quei segnali, che indica la sparizione del K-129. Resta comunque da individuare il punto preciso dell’affondamento e non è facile, si rivela anzi un’impresa costosa quanto imprescindibile, senza sapere dov’è finito non è possibile pianificare un recupero, nemmeno immaginarlo.

L’OK DELL’AMMINISTRAZIONE – A questo punto c’è bisogno di soldi e di un’autorizzazione presidenziale, che arrivano, l’investimento è giustificato dalla possibilità di recuperare i codici dei sovietici e le testate, una miniera d’informazioni. Nel mare dei rumori dell’oceano registrati nella finestra spaziale e temporale del suo possibile affondamento, gli americani ne rintracciarono che poteva essere quello di in sottomarino che collassa sotto la spinta della pressione, più o meno come farebbe una lattina. Il problema è che nessuno sapeva che rumore facesse davvero un incidente del genere, era facile triangolare la posizione dalle diverse basi, molto meno facile essere sicuri che sia proprio lì, perché il fondale è a 5.000 metri di profondità e solo l’andare a vedere è un’impresa. Si risolve allora di prendere un vecchio sottomarino destinato al disarmo, di lasciarlo affondare e di stare ad ascoltare. L’esperimento conferma la corrispondenza e il passo successivo è quindi quello di provare ad andare a vedere che sia proprio lì.

Share this article