Ignazio Marino bloccherà Roma da lunedì?

«Dalla settimana prossima, se non ci sono interventi strutturali, sarà necessario chiudere la città»: Ignazio Marino sceglie Repubblica per rilasciare un’intervista con minaccia piuttosto terrorizzante riguardo la città di cui è sindaco, dopo il passo indietro del governo sul Decreto Salva Roma.

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IGNAZIO MARINO E ROMA DA BLOCCARE LUNEDI’ – Le parole di Marino arrivano dopo che il decreto Salva-Roma ieri è saltato a causa delle centinaia di emendamenti di Lega Nord e MoVimento 5 Stelle:

Secondo i calcoli del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, per superare l’ostruzionismo ci sarebbero volute 215 ore di discussione. Troppe, soprattutto senza voler utilizzare lo strumento della fiducia (per altro su un atto ereditato dal governo Letta), giudicato poco opportuno come incipit per il nuovo esecutivo. Meglio ritirarlo, con la promessa di presentare un disegno di legge analogo. Certo non più un decreto, visto il divieto di reiterarlo. Nell’attesa, il risultato della giornata è uno scambio di accuse tra esecutivo e M5S ma, soprattutto, il rischio concreto del default per la capitale che aveva legato il suo bilancio alle sorti del “Salva Roma”

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Domaniil consiglio dei ministri dovrebbe approvare un disegno di legge per confermare gli effetti del Salva Roma sul quale, in questo caso, porre la fiducia quando arriverà in Parlamento.

L’INTERVISTA DI IGNAZIO MARINO A REPUBBLICA – Ma Marino, che per ironia della sorte nel Partito Democratico è stato sempre vicino a Renzi, nell’intervista a Repubblica non ha intenzione di fare prigionieri:

«Io ho chiesto al M5S, attraverso il loro capogruppo in Campidoglio, di capire che qui non era in gioco una sfida a risiko tra grillini e Renzi, ma il destino della capitale d’Italia. Per loro però è più importante continuare a giocare che salvare la capitale e il paese».
E ora? Ha intenzione di dimettersi?
«Io ora voglio sapere dal governo qual è la mia job description: se il mio lavoro è fare il sindaco, eletto con il 64% voti per cambiare Roma attraverso legalità, trasparenza e bilanci in regola, una città dove non si decide più nei salotti buoni, io ci sto. Se invece il mio compito dev’essere licenziare 4mila dipendenti comunali, vendere Acea ai privati, liberalizzare trasporti e rifiuti, e non fare nessuna manutenzione in una città che ne ha un disperato bisogno, allora dovrà occuparsene un commissario liquidatore, non io».
Quali tempi si è dato per scegliere se mollare o restare?
«Dalla settimana prossima, se non ci sono interventi strutturali, sarà necessario chiudere la città. E io non ho intenzione di metterci la faccia ».
Cosa potrebbe farla decidere?
«Il 27 aprile si terrà a Roma un evento planetario, la santificazione di due papi, e io ho promesso a papa Francesco, in un colloquio personale con lui, che avrei preparato tutto con cura. Se non ci sono le condizioni per farlo, dirò al governo che non ci sono le condizioni per fare il sindaco ».

LE OPPOSIZIONI – Nel frattempo la Lega rivendica quella che definisce una vittoria (“Gli italiani – scrive su Facebook il segretario Matteo Salvini – risparmiano 1 miliardo di euro. Chi sbaglia paga, politici romani a casa”), mentre il M5S rigetta la responsabilita’ di quanto accaduto e sfida il premier: “E’ colpa del governo – scrive il deputato M5s Manlio Di Stefano anche lui su Fb – se porta alle Aule 25 decreti in 11 mesi e poi li porta sotto scadenza. Vogliamo salvare ROMA? Il M5S ha una proposta di legge pronta, la discutiamo?”. Eppure e’ proprio a causa dell’atteggiamento ostruzionistico di M5S e Lega che secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento sarebbe stato “matematicamente impossibile l’approvazione del decreto entro la scadenza”. Il governo, assicura pero’ la neoministra, varera’ “un nuovo provvedimento, dopo una valutazione dei contenuti”, che contenga anche le norme sull’Expo e il finanziamento per il ristoro dei danni degli alluvioni in Sardegna. Si’, perche’ oltre le norme sulla capitale in effetti il provvedimento finanziava anche questi altri due capitoli ai quali quindi ora occorrera’ trovare una risposta. Il cuore del testo comunque riguardava ROMA, il cui bilancio ora e’ a rischio. Esito che rappresenta “un colpo definitivo – commenta l’ex sindaco Gianni Alemanno – alla credibilita’ politica e alla legittimita’ anche giuridica dell’amministrazione Marino”. Il quale nel pomeriggio arriva a Palazzo Chigi per un tavolo con il governo alla ricerca di una soluzione ma che ci tiene a mettere le mani avanti: “Io – dice lasciando la sede del governo – non ho davvero nessun interesse di mettere la mia faccia su un disastro annunciato”. E, aggiunge, non voglio certo fare “il commissario liquidatore”. E cosi’ nei Palazzi della politica c’e’ anche chi, come Marco Marsilio, esponente di Fratelli d’Italia, vede in questa operazione la scelta di Renzi di “ammazzare” proprio il sindaco di ROMA. “Il commissariamento della Capitale e’ – concorda il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri – ormai a un passo. Renzi ha liquidato il sindaco. Marino ne prenda atto – conclude – e si dimetta”.

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