Le armi fra tv, cinema e realtà

23/07/2013 di John B

E’ trascorso ormai ben più di un secolo da quando i fratelli Lumiere (correva l’anno 1895) proiettarono la prima pellicola cinematografica in un locale di Parigi e da allora il cinema si è evoluto acquisendo e inventando tecnologie sempre più avanzate al fine di migliorare la qualità della visione, la sua spettacolarità e il suo realismo, affiancato progressivamente dalla televisione che ha fornito contenuti a domicilio e costantemente aggiornati. La diffusione di questi strumenti di comunicazione è stata a lungo incontrastata e ha provocato un deciso decremento di quella della carta stampata (periodici e libri), finché a loro volta hanno cominciato a perdere colpi per l’avvento di Internet. In generale, tutto il mondo dei video (cinema e TV) si può idealmente dividere in due grandi categorie: quella della finzione (nella quale il filmato è di pura fantasia oppure si ispira a fatti reali attraverso una ricostruzione simulata) e quella della documentazione reale (che riprende direttamente un evento, i luoghi, le persone e i dialoghi). E’ soprattutto alla prima categoria e in particolare ai film che raccontano storie di fantasia ambientate in contesti più o meno apparentemente realistici, che si deve la diffusione di una serie di stereotipi che la gente ha fatto propri e che tuttavia sono molto lontani dalla realtà.

FINZIONE E REALTA’ – In più di qualche caso, la convinzione che certe cose debbano essere così come si vedono sullo schermo è talmente radicata da influire significativamente sulla capacità di valutare i fatti reali e da indurre a dubitare della realtà, quando essa non coincide con lo stereotipo. Anche molte teorie complottiste hanno tratto giovamento da tali convinzioni, insinuando dubbi su fatti e accadimenti che non rispecchiano ciò che il pubblico è abituato a vedere sugli schermi televisivi e cinematografici. Facciamo allora qualche esempio di ciò che si vede nei film e che non è affatto reale, iniziando dal mondo delle armi da fuoco. Partiamo con i silenziatori. Nei film, le armi dotate di silenziatori fanno “flop” e nessuno si accorge che il killer ha sparato, nemmeno chi si trovi nella stessa stanza dove è partito il colpo. Ebbene, la realtà è completamente diversa. Per farcene una ragione, dobbiamo pensare a cosa succede in un’arma da fuoco (pistola, fucile ecc.) che spara. Quando si preme il grilletto, si provoca il movimento di un piccolo cilindretto spinto da una molla, che si chiama percussore.

COME FUNZIONA – Il percussore colpisce una capsula di esplosivo molto potente che si trova nel fondello della cartuccia, che si chiama innesco, determinandone la detonazione. La detonazione dell’innesco fa esplodere la polvere deflagrante contenuta nel bossolo. L’espansione dei gas generati da questa esplosione, si muove in due sensi. Uno è all’indietro (e provoca l’espulsione del bossolo e il funzionamento del ciclo di ricarica dell’arma) l’altro è in avanti e spinge il proiettile lungo la canna. Come si può notare, tutti questi eventi avvengono senza che il silenziatore serva a nulla, perché tale congegno si trova sulla canna. L’esplosione dell’innesco, l’esplosione della polvere del bossolo, i gas che si muovono all’indietro e che fuoriescono assieme al bossolo espulso, generano rumori che non sono assolutamente soppressi dal silenziatore. Il silenziatore entra in gioco quando il proiettile lascia la canna. E’ in quel momento che dalla canna fuoriescono il proiettile a velocità supersonica e i gas che hanno spinto il proiettile e che si espandono rapidamente nell’aria. Questa espansione e la penetrazione del proiettile nell’aria generano un secondo rumore, anche se l’orecchio umano non riesce a distinguere tra il rumore dell’esplosione del colpo e quello dell’uscita del proiettile e dei gas di spinta dalla canna, considerato che i due eventi sono quasi istantanei. Il silenziatore riduce solo questo secondo gruppo di rumori (proiettile e gas che escono dalla canna).

I DATI – In termini complessivi, le tabelle reali dimostrano che la riduzione del rumore totale determinato dal silenziatore, si aggira tra i 15 e i 40 decibel, con la riduzione massima ottenibile soltanto se l’arma è predisposta all’impiego con uno specifico silenziatore e usa munizioni a velocità ridotta (subsoniche). In pratica, un’arma da fuoco, ancorché silenziata, produce comunque un rumore di 120-140 decibel e più. Si tratta di una riduzione molto significativa in termini assoluti, visto che l’energia sonora si raddoppia ogni 3 decibel, ma in termini pratici tutto questo vuol dire che il rumore dello sparo si sente molto bene anche se l’arma è silenziata, così come si sente quello dell’arma che completa il ciclo di funzionamento (espulsione del bossolo e ricarica della nuova cartuccia). Infatti il rumore residuo di 120-140 decibel è sempre molto forte. Per dare un’idea, intorno ai 120 decibel si collocano rumori quali quello di una sega elettrica, di un tuono, di un concerto rock. Stabilito, quindi, che i silenziatori dei film sono bufale a tutti gli effetti, vien da chiedersi: ma allora perché si usano i silenziatori? La domanda è legittima. E difatti solitamente la malavita non usa i silenziatori, proprio perché quasi del tutto inutili rispetto all’utilizzo che essa fa delle armi. Il discorso cambia, e parecchio, in campo militare. Dato che qualsiasi riduzione di rumore riduce anche la distanza alla quale quel rumore può essere percepito, in un campo di battaglia una differenza di 30 decibel può essere importantissima, perché si può sparare senza mettere in allarme nemici che si trovino a qualche centinaio di metri di distanza o dietro la collina.

VANTAGGI – Il principale vantaggio militare dell’uso del silenziatore, però, è un altro. Dato che il silenziatore riduce (come abbiamo detto) proprio i suoni che si muovono versa avanti, ossia nella direzione del proiettile, è proprio il bersaglio e chi gli sta vicino che avrà difficoltà a percepire lo sparo, se si trova a una certa distanza dal tiratore. Inoltre, i suoni emessi al momento dell’esplosione del colpo, che non sono attutiti dal silenziatore e che si muovono in tutt’altra direzione rispetto al proiettile, giungeranno all’orecchio del bersaglio (e di chi gli è vicino) da direzioni diverse rispetto a quella da cui arriva il proiettile, generando confusione sulla provenienza del colpo. E’ facile intuire, quindi, che i silenziatori possono essere molto utili in determinate azioni militari ma servono a ben poco in tutti gli altri contesti, militari e non. E visto che si è parlato di decibel, possiamo sfatare un altro mito del cinema: quello di buoni e cattivi che si sparano di santa ragione, all’aperto e al coperto, nelle case e nei garage, perfino nell’ascensore, come niente fosse. Ebbene, il rumore di un colpo d’arma da fuoco a distanza ravvicinata, con i suoi 160-180 decibel, produce gravi danni all’apparato uditivo e immediato dolore, se non si adottano le opportune protezioni (cuffie, tappi). Le sparatorie e gli scontri armati che vediamo in televisione, con i protagonisti che vuotano un caricatore dopo l’altro senza preoccuparsi di proteggere i timpani, sono del tutto irrealistiche, specialmente quando sono ambientate in luoghi chiusi. E a proposito di luoghi chiusi, è vero che si può aprire una porta chiusa a chiave semplicemente sparando un colpo di pistola contro la serratura? Chi ci ha provato davvero sa che le cose non funzionano in questo modo.

ENERGIA – Una pistola spara un proiettile di metallo dal peso medio nell’ordine di una decina di grammi a velocità nell’ordine di 300-400 metri al secondo. L’energia di un colpo del genere è notevole e forse potrebbe avere ragione di una serratura fragile e scalcinata. Ma a quel punto, basterebbe un calcio o una spallata. Contro una serratura normale, invece, un piccolo proiettile scagliato ad elevata velocità avrebbe la spiacevole tendenza a rimbalzare in modo imprevedibile, con una buona probabilità di ferire o uccidere lo stesso tiratore. Il rimbalzo, poi, significa che buona parte dell’energia del proiettile è conservata dal proiettile medesimo anziché essere scaricata contro la porta o la serratura, che quindi resta al proprio posto. Per abbattere le porte (purché non blindate), i professionisti possono utilizzare speciali munizioni per fucili a canna liscia di grosso calibro, chiamate appunto da demolizione. Tutto il resto è fantasia. E infine: com’è che nei film i buoni colpiscono sempre i cattivi mentre i cattivi non riescono mai a colpire i buoni? Possibile che i buoni abbiano sempre la mira perfetta mentre i cattivi sono orbi e ciechi? A questa domanda devono rispondere i registi, che evidentemente hanno i loro motivi per far vincere i buoni o per farli morire al momento giusto. Una cosa è però sicura: la mira non c’entra nulla. L’essere umano medio non ha alcuna difficoltà a puntare correttamente un’arma verso il bersaglio. L’uomo ha una capacità naturale di “indicare” con il dito indice un qualsiasi punto, e lo fa generalmente con buona precisione, specialmente se le distanze in gioco non sono elevate. Quello che fa la differenza tra un buon tiratore e un pessimo tiratore è il momento dello scatto, ossia il modo in cui si preme il grilletto. La pressione sul grilletto deve aumentare in modo progressivo e deve seguire una linea diritta (ossia l’asse dell’arma). Gli istruttori di tiro sono soliti dire che lo sparo deve quasi sorprendere lo stesso tiratore. Se non si segue questa regola, l’arma “strappa” e si manca il bersaglio anche se questo si trova a soli pochi metri di distanza, figurarsi a distanze maggiori. Nessun problema, invece, per il rinculo, che nei film è spesso motivo per mancare clamorosamente l’avversario. Nella realtà, il rinculo non incide minimamente sulla precisione del tiro semplicemente perché l’arma rincula quando il proiettile ha già lasciato la canna. Semmai il rinculo impedisce di sparare un colpo dopo l’altro in rapida sequenza e con l’arma sempre puntata nella stessa direzione… che purtroppo è proprio quello che invece si vede nei film…

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