YouTube ha iniziato a rimuovere ed etichettare alcuni contenuti relativi all’aborto

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La piattaforma ha avviato il suo percorso che arriva dopo la sentenza della Corte Suprema americana

La decisione è arrivata, temporalmente, a meno di un mese dalla decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha cancellato il diritto costituzionalmente riconosciuto (basato anche sulla sentenza Roe v. Wade del 1973) all’aborto per le donne americane. E ora una delle piattaforme social più utilizzate ha deciso di iniziare nell’operazione di rimozione ed etichettatura dei contenuti pubblicati online su YouTube che fanno riferimento all’aborto. Secondo i piani dell’azienda – che fa parte dell’ecosistema di Google -, infatti, saranno cancellati (o ci sarà l’aggiunta di un disclaimer) tutti quei video che parlano delle interruzioni di gravidanza.



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Non proprio tutti. Almeno così ha spiegato Youtube. La scure, infatti, colpirà tutto l’arco dei filmati che si occupano di aborto: da quelli che suggeriscono forme alternative per procedere all’interruzione di gravidanza (sui social, al netto della legittimità della battaglia per difendere un diritto conquistato dalle donne, capita spesso di imbattersi in narrazioni che portano a comportamenti pericolosi per la salute delle stesse donne) a quelli che contengono fake news sugli effetti collaterali che sopraggiungerebbero dopo un aborto.



YouTube aborto, inizia la rimozione dei contenuti

Come spiega Axios, dunque, YouTube ha modificato la sua policy: «Riteniamo che sia importante mettere in contatto le persone con i contenuti provenienti da fonti autorevoli su argomenti relativi alla salute e rivediamo continuamente le nostre norme e prodotti mentre si svolgono eventi nel mondo reale. Lanceremo anche un nuovo pannello informativo per fornire un contesto aggiuntivo agli spettatori sui video relativi all’aborto». Etichette e cancellazioni, dunque, in nome di nuove regole che potrebbero dare uno spunto anche a tutte le altre piattaforme online (in particolare i social network) da dopo la sentenza della Corte Suprema hanno reagito in modo non univoco, rimuovendo contenuti a caso (senza dare peso all’attendibilità delle fonti).