Vito Nicastri, indagato nel caso di Arata, è stato condannato a 9 anni per i suoi legami con Messina Denaro

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Era conosciuto come il re dell'eolico

La storia ha animato i primi mesi dell’estate del 2019, per il coinvolgimento di un esponente del governo – l’allora sottosegretario della Lega Armando Siri – e l’imprenditore Paolo Arata che, al telefono, avrebbe promesso 30mila euro per l’inserimento di un emendamento che, successivamente, non fu approvato. In quella circostanza emersero i rapporti tra l’imprenditore e Vito Nicastri, conosciuto come il re dell’eolico. Per lui, nel pomeriggio del 1° ottobre è arrivata una condanna per mafia, con una pena di 9 anni di carcere.



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Vito Nicastri condannato a nove anni

Il giudice ha preso in esame le contestazioni del pubblico ministero Gianluca De Leo: con il pool che si stava occupando dell’indagine, Vito Nicastri aveva anche iniziato a collaborare. Tutto questo, però, non gli ha impedito di subire la condanna. Stando ai primi dati che emergono in queste ore, Vito Nicastri sarebbe stato in rapporti definiti ‘spregiudicati’ con la cosca che aiuta nella sua latitanza il boss della mafia Matteo Messina Denaro.



Vito Nicastri aveva sempre smentito rapporti con la mafia

Quest’ultimo rappresenta il terzo super-latitante dopo Totà Riina e Bernardo Provenzano. A differenza degli altri due, tuttavia, non è mai stato arrestato e continua a vivere – con ogni probabilità – nelle campagne siciliane. La sentenza della tribunale di Palermo smentisce un punto che Vito Nicastri aveva sempre dichiarato come imprescindibile nella sua collaborazione con i magistrati.

Lui aveva sempre affermato che con la mafia non aveva alcun tipo di rapporto. La sentenza del gup, adesso, smonta questa ricostruzione, addebitandogli un ruolo nella copertura di Messina Denaro.



FOTO: ANSA/FERMO IMMAGINE DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA