Una vittoria di Pirro. Rischia di trasformarsi nella gioia effimera di un pomeriggio a Montecitorio, tra spumante e palloncini gialli del Movimento 5 Stelle, il risparmio sul ricalcolo delle pensioni degli ex parlamentari. I soldi che la Camera riuscirà a ottenere saranno bloccati nelle casse almeno fino al 2021. E non è un’accusa politica, ma una disposizione messa nero su bianco dal collegio dei Questori di Montecitorio.
«Vista l’elevata possibilità che la deliberazione in questione venga fatta oggetto di impugnazione giurisdizionale – si legge nel documento letto e commentato dall’Huffington Post – si deve tenere conto che un eventuale annullamento della deliberazione possa pregiudicare i citati effetti di risparmio».
Per questo motivo, quindi, è meglio non spendere i 43 milioni di euro che verranno incassati con il taglio delle pensioni degli ex parlamentari. E dire che il ministro del Lavoro Luigi Di Maio era già pronto a farne tesoro. All’indomani dell’approvazione del provvedimento da parte dell’ufficio di presidenza della Camera guidato da Roberto Fico, infatti, Di Maio aveva affermato: «I 43 milioni risparmiati verranno destinati alle pensioni minime. È una questione di giustizia sociale».
Oltre al fatto che questo aumento delle pensioni minime con soli 43 milioni di euro si sarebbe ridotto, praticamente, a pochi centesimi a testa per i destinatari del provvedimento, ora questi soldi rischiano di non entrare mai a regime. Roberto Fico, che ha messo la sua faccia su questa scelta programmatica, ha cercato di minimizzare l’effetto della relazione dei Questori: «Si tratta soltanto di una norma figurativa – ha detto nel corso della tradizionale cerimonia del Ventaglio con la stampa -. I risparmi ci saranno e saranno effettivi. Io sarò pronto a rinunciare senza paura all’immunità parlamentare di fronte a futuri ricorsi».
Ma la frittata, ormai, sembra fatta. La promessa cancellazione dei privilegi per gli ex parlamentari, oltre a provocare qualche distorsione come l’aumento della pensione per alcuni ex deputati, rischia di trasformarsi in un clamoroso boomerang. Da propaganda elettorale a clamoroso flop.