Quando c’era lui gli alberi non cadevano. Anzi, si piantavano. E quindi, dopo oltre novantanni, se questi grandi fusti crollano per le strade di Roma la colpa è di Benito Mussolini. La spiegazione fornita da Virginia Raggi dopo i numerosi arbusti caduti per le strade della capitale a causa del forte vento dei giorni scorsi, con l’episodio più grave avvenuto in viale Mazzini, è molto fantasiosa. Anche perché a crollare e a fare feriti non sono piante poco longeve, ma grandi pini che hanno una vita media attorno ai 250 anni.
«Serve un piano straordinario per l’abbattimento di tutti gli alberi malati e arrivati a fine vita a Roma. Si tratta di piante per le quali non c’è alcun rimedio e per le quali non basta la manutenzione. Questi alberi li potremo sostituire piantandone altri, giovani e sani, al loro posto – scrive Virginia Raggi su Facebook all’indomani del grave incidente di viale Mazzini -. Molti degli esemplari caduti hanno circa 90 anni: sono stati piantati durante il regime fascista ed ora sono giunti al termine della loro esistenza. Si tratta di piante per le quali non bastano le cure ordinarie».
La realtà è ben diversa. Come detto, la maggior parte degli alberi caduti a Roma – non solo quelli più recenti, ma anche quelli degli episodi passati – sono dei pini: piante sempreverdi che hanno una vita media che si attesta tra i 250 e i 300 anni. Il regime fascista in Italia, invece, c’è stato circa 90 anni fa, quindi il ciclo di vita di quegli alberi – piantati in quell’epoca – non è arrivato neanche al giro di boa.
Su molte altre questioni descritte da Virginia Raggi nel suo lungo post su Facebook, alcune sono profondamente condivisibili: la necessità di un serio piano di monitoraggio e manutenzione del verde, i lavori sulle strade che hanno inficiato la tenuta delle radici di questi grossi arbusti e la cattiva gestione – testimoniata dalle sentenze – del bene pubblico capitolino durante il periodo di Mafia Capitale. Tutto condivisibile, ma tutto questo cozza con una realtà: ora il potere è nelle sue mani ed è lei che deve e può prendere provvedimenti, senza lanciare accuse ad altri sui social.
(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)