Tutti i (nostri) soldi che si è mangiata la Lega

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La fine del Carroccio tra favori, auto e conti in nero

Si divide in tre filoni l’inchiesta che ha travolto la Lega Nord e il suo leader Umberto Bossi. Una riunione tra i magistrati delle tre Procure che indagano, coordinata dalla Direzione nazionale antimafia, dovrebbe svolgersi entro la prossima settimana e sarà l’occasione per fare il punto sugli accertamenti già svolti. Ma anche per l’assegnazione dei nuovi compiti evitando sovrapposizioni nelle verifiche che ormai riguardano svariati capitoli.



LEGA LADRONA – E’ uno spettacolo nello spettacolo infatti la lista delle ruberie dei seguaci della Lega Nord al finanziamento pubblico mentre i militanti non trovavano i soldi per mandare avanti le sedi. Una ruberia in cui, scrive il Corriere, sono tre i personaggi chiave:

Sono tre i personaggi chiave della vicenda e il fulcro è certamente Francesco Belsito, 41 anni, tesoriere della Lega dal 2010 e sottosegretario alla Semplificazione nel governo Berlusconi. A Milano è accusato di truffa aggravata per aver falsificato i dati relativi ai rimborsi elettorali e appropriazione indebita per aver utilizzato a fini personali quei fondi. La legge sul finanziamento ai partiti consente infatti l’uso del denaro pubblico esclusivamente a fini politici e invece Belsito con quei soldi avrebbe pagato le spese della famiglia di Umberto Bossi e ideato spericolate operazioni finanziarie in Italia e all’estero. Il suo referente per questi investimenti risulta essere Stefano Bonet, 46 anni, titolare di numerose aziende e assegnatario di svariati appalti pubblici. Proprio grazie a queste commesse sarebbe riuscito a ottenere crediti d’imposta superiori al dovuto.



E poi ci sono i personaggi in odore di ‘ndrangheta:

Nella lista degli indagati della Procura di Reggio figura infatti Romolo Girardelli, procacciatore d’affari che nel 2002 fu accusato di associazione a delinquere nell’ambito di un’indagine sulla «cosca De Stefano» e tuttora viene ritenuto dai magistrati il referente finanziario del clan. Girardelli e Belsito hanno creato una società di consulenza immobiliare con sede a Genova e Girardelli è stato poi assunto in una delle imprese di Bonet.



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LA SITUAZIONE – In una bella infografica il Corriere mette in fila la lista dell’orrore del Carroccio:

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NEL DETTAGLIO – La scoperta di una contabilità occulta porta con sé prove e indizi a carico sì degli indagati, ma soprattutto sotto la responsabilità politica della Lega: Helga Giordano, contabile in via Bellerio per sette anni e poi licenziata, ha cominciato a vuotare il sacco con i magistrati. E, scrive Fiorenza Sarzanini, è stato molto doloroso:

«Nadia Dagrada selezionava specie negli ultimi tempi una serie di fatture che, anziché passarmi affinché le contabilizzassi, se le tratteneva lei. Proprio perché mi ero accorta che vi erano delle anomalie in questa attività di contabilizzazione decisi di portarmi a casa copia dei prospetti dei bonifici da me compilati. Si tratta della documentazione che è stata sequestrata in data odierna nel corso della perquisizione. Per ciò che riguarda la cartellina che mi è stata sequestrata, contenente documentazione varia, in particolare fatture e rendiconto di carte di credito, si tratta per quel poco che sono riuscita a fotocopiarmi, di alcune spese che la Dagrada non voleva che annotassi o di spese che mi sembravano anomale».

I sospetti della donna si concentrano fra l’altro su:

«varie spese alberghiere che venivano sopportate dal partito in base alla scelta discrezionale di Nadia Dagrada. Nella fattura CC Hotels di Vicenza, oltre a Bossi e ad altri militanti a me noti, vi sono nomi totalmente sconosciuti ».

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E ancora:

«Le fatture emesse da Paola Prada, Andrea Calvi e Luigi Pisoni, ad esempio, le avevo sulla scrivania perché recapitatemi direttamente dal postino e mi furono tolte dalla Dagrada dicendomi che non andavano inserite nel prospetto ufficiale delle spese/bonifici. Tra tutte le spese indicate nei prospetti di bonifico non vi sono voci “sospette” nel senso che almeno da una prima visione mi sembrano spese inerenti l’attività di partito. Vi sono significative spese di rappresentanza in ristoranti, che potranno essere discutibili dal punto di vista del contribuente con i cui soldi vengono finanziati i partiti, ma si tratta di prassi consolidata e normale in tutte le formazioni politiche. Dove si vede la voce “asilo” nella colonna “Manifestazioni/Riferimento”, si tratta dell’asilo che si trova all’interno della sede della Lega Nord che svolge appunto un’attività di asilo per bambini a pagamento, anche per persone che non appartengono al partito».


Le dichiarazioni della Giordano confermano l’accusa che numerose spese accreditate alla Lega fossero in realtà spese personali della famiglia di Umberto Bossi o comunque di persone inserite nel «cerchio magico» del leader. Ma anche affari gestiti per proprio interesse da Belsito. Afferma la testimone:

«Tra le spese anomale inserisco le fatture della “Cori. cal service” che erano singolari perché, tenuto conto che si tratta di una ditta di pulizie, avevano oggetti anche diversi dalla semplice pulizia e lo stesso importo delle fatture mensili era oscillante mentre invece ragionevolmente poteva ritenersi che dovesse essere più o meno fisso, o comunque non discostarsi troppo da un importo stabile. Indubbiamente sono molte le fatture della “Cori.cal service” con importo variabile e spesso con reiterazione di lavori tinteggiatura. Sembra che sia una ditta che lavori spesso in tandem con la “G&A soluzioni edili”.

Ci sono poi altri pagamenti «anomali». Afferma la Giordano:

«La fattura della “Italtrade”, oltre ad essere indubbiamente assai elevata per la prestazione fornita, richiamò la mia attenzione perché il fornitore mi chiamò per essere rassicurato sul pagamento. Si tratta di 1.000 euro al mese per il parcheggio di un camioncino con la vela pubblicitaria sopra, per complessivi 43.000 euro ed oltre, per sei camion in un semestre. E la fattura della “Boniardi Grafiche” perché non è emessa alla Lega, bensì a Massimiliano Orsatti».

Tra i fogli inseriti nella cartellina di Helga Giordano ci sono quelli relativi alla macchina di Daniela Cantamessa, la segretaria di Umberto Bossi:

Lei spiega di averli presi perché l’auto era nella lista della Dagrada «sulle spese da non annotare ». Su questo viene interrogata il giorno dopo la stessa Cantamessa che così spiega il possesso dell’auto: «Circa l’autovettura Focus che uso in via esclusiva, si tratta di vettura presa in leasing o comunque con un finanziamento con riscatto finale da parte della Lega. Le spese di riparazione dell’autovettura sono a carico del partito». Anche nella sua abitazione sono stati sequestrati documenti contabili, in particolare «una copia del bilancio 2010 e i tabulati relativi alle autovetture del partito ». E lei, per giustificare la scelta di portare via le carte dalla sede di via Bellerio, ha dichiarato: «Avevo redatto delle note critiche sulle spese e volevo darle a Roberto Castelli affinché svolgesse un accurato controllo».

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