Per il ministro Toninelli le motovedette libiche sono invisibili ai radar

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Non è possibile conoscere la loro posizione in mare

L’essenziale è invisibile agli occhi. Il Piccolo Principe viene in soccorso – ma neanche troppo – del ministro Danilo Toninelli. Interrogato in Parlamento dal deputato di Liberi e Uguali Erasmo Palazzotto durante il Question Time di ieri in merito al salvataggio di Josepha – tra il 16 e 17 luglio a largo delle coste libiche -, il reggente del dicastero delle Infrastrutture ha candidamente ammesso che l’Italia non è in grado di stabilire se sul posto si fosse trovata – negli istanti precedenti al salvataggio operato dalla nave ProActiva della Ong Open Arms. Quindi, non ci sono elementi riscontrabili sul campo – se non le testimonianze di chi si trovava lì in quel momento, per valutare l’effettiva responsabilità della Guardia Costiera libica nel naufragio del barcone con a bordo Josepha e gli altri migranti.



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Il mantello dell’invisibilità. Le motovedette della Guardia Costiera libica, infatti, sono delle navi militari e, come spiegato da Toninelli «sono escluse dalla normativa civile che prevede strumenti di identificazione a bordo». Una beffa doppia, anzi tripla. Quelle motovedette, infatti, sono state pagate dall’Italia, il personale a bordo è stato addestrato sempre dall’Italia e la manutenzione è fatta – sempre – dall’Italia. Ma, nonostante ciò, nessuno può sapere dove si trovano, dove operano e cosa fanno. Queste motovedette libiche, inoltre, agiscono all’interno di un’area Sar – ricerca e salvataggio – disegnata dagli ufficiali italiani.

Toninelli motovedette invisibili, navi costruite in Italia ma invisibili ai radar italiani

Il deputato Leu Erasmo Palazzotto – che si trovava a bordo della ProActiva di Open Arms – ha chiesto a Toninelli chiarimenti sul ruolo della Guardia Costiera libica sul naufragio del barcone che «ospitava», tra gli altri, Josepha, ma nell’elenco fornito dal Ministro delle Infrastrutture, non compare nessuna motovedetta della Libia, ma solo vascelli commerciali e – per l’appunto – la ProActiva.



Toninelli motovedette invisibili, resta la doppia versione (contrastante) Ong-Libia

A questo punto, dato l’alto potere dell’invisibilità, gli unici riscontri possono esser quelli provenienti dai testimoni diretti di quel salvataggio. Da una parte gli uomini e le donne volontari presenti a bordo della nave della Ong; dall’altra la versione della Guardia Costiera di al-Sarraj che respinge fortemente l’accusa di aver distrutto il gommone e aver lasciato in balia del mare Josepha e la madre e il figlio morti annegati.

 



(foto di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI)