La task force di Colao si domanda quale ruolo abbia se la Lombardia decide da sola quando ripartire

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Continua la diatriba tra Lombardia e Governo sulle tempistiche per l'inizio della fase 2 e l'intervento della task force di Colao

Non si ferma il botta e risposta tra la Regione Lombardia e il Governo. Dopo che nella serata di ieri il Governo ha posto un deciso freno alle richieste di ripartenza della Lombardia, ritenute fin troppo ottimistiche, interviene anche la task force con Colao al comando. Considerato questo passa palla e gli sfoggi di autorità, il gruppo di esperti che lavorano per progettare la fase 2 si è domandato: «Ma allora noi cosa ci stiamo a fare?».



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Tutti i membri della task force sono sorpresi per la richiesta della Lombardia

L’annuncio della Lombardia ha lasciato di stucco tutti quanti i membri della task force e coloro che lavorano per programmare tempistiche e modalità della riapertura. La richiesta della Lombardia ha spinto tutti a domandarsi a cosa servono. Che senso ha che ci sia una task force di esperti se una simile decisione viene presa dalla regione più colpita dalla pandemia senza che li si consulti? O che li si lasci lavorare, considerato che sono ancora all’inizio. C’è anche chi pensa che la Lombardia avanzi modalità e tempistiche della riapertura per chiarire che non vuole indicazioni da parte del Governo. Un esponete della maggioranza di Governo ha affermato che «Colao non ha certo bisogno di farsi vedere in tv o di uno strapuntino da sottosegretario. Se continua così, finirà che si tira indietro» a causa delle regioni che cercano di dare forma alla loro fase 2 senza che prima la task force abbia dato il proprio contributo.



Zaia difende la decisione della Lombardia

In merito alla questione di è espresso anche il governatore del Veneto. Per Zaia «la valutazione del presidente Fontana è legittima alla luce di una serie di provvedimenti». Sul piatto della bilancia pone due possibilità: «Decidere se chiudere tutto e morire in attesa che il virus se ne vada o aprire e convivere perché oltre ad un certo limite non è più sostenibile». Questa sua valutazione va «al di là delle nostre posizioni» poiché «ci sono poi ad ombrello le dotazioni di minima che verranno stabilite a livello nazionale e da lì potremmo solo migliorare ulteriormente le misure a tutela della salute aggiungendo nuove misure».

(Immagine copertina da servizio di SkyTg24)