Il talco causava il cancro: la Johnson & Johnson paga 100 milioni di dollari

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Dopo essere stata chiamata in causa in 1000 procedimenti legali per tumori correlati all'utilizzo di un suo prodotto la multinazionale corre ai ripari

Una storia processuale che va avanti da anni e che vede contrapposta da un lato un colosso mondiale della farmaceutica come la  Johnson & Johnson , dall’altro una schiera di lavoratori e consumatori, vittime di malattie gravissime come mesoteliomi, rari tumori polmonari correllati alla respirazione di amianto e tumori alle ovaie. Un braccio di ferro che nasconde un’accusa gravissima: il talco per bambini dell’azienda americana avrebbe contenuto tracce di amianto che avrebbero contribuito in maniera determinante allo sviluppo di gravi patologie tumorali. Una vicenda portata avanti da numerosi attivisti e che ha visto, nel 2018, per la prima volta la vittoria di 22 donne che accusavano i prodotti della multinazionale, di aver causato lo sviluppo di un cancro alle ovaie. Il prodotto è stato poi ritirato dal mercato solo nel 2019. 



Una vicenda processuale che è stato l’apertura di un autentico vaso di Pandora con la Johnson & Johnson che si è trovata a fronteggiare oltre 1000 cause per le patologie incriminate, da parte di consumatori, ma anche di lavoratori. E ora l’azienda corre ai ripari proponendo un accordo, con numerosi studi legali, che ammonta a circa 100 milioni di dollari, proprio alla vigilia di un processo per contaminazione da amianto sviluppato dagli operai di una fabbrica californiana legata alla produzione del talco incriminato.

Talco e cancro: un’ammissione di colpevolezza?

Intervistata dal quotidiano online Bloomberg, la portavoce dell’azienda ha affermato che questa mossa non equivale ad un’ammissione di colpevolezza: «In alcune circostanze scegliamo di di stabilire accordi. Questo accordo è fatto senza nessuna ammissione di responsabilità e non cambia la posizione sui nostri prodotti. Il nostro talco è sano, non contiene amianto e non causa il cancro»  ha dichiarato Kim Montagnino.



Secondo Mark Lanier, l’avvocato che per primo riuscì a vincere in appello nel 2018 con la multinazionale americana, i dirigenti della J&J  sapevano che i test nel talco avevano rivelato la presenza di amianto, ma lo hanno tenuto nascosto per circa 40 anni.

Quel che è certo è che la mossa della Johnson & Johnson è la presa di coscienza dell’oggettiva difficoltà di portare avanti vittoriosamente battaglie legali sul tema. Non un’ammissione di colpevolezza certo, ma nemmeno una chiara ammissione di innocenza.