Ore 23.12. Dal cellulare della ragazza americana vittima di uno stupro di gruppo a Catania parte un primo messaggio diretto a un suo amico: «Io sto male, aiuto me». Qualche minuto dopo, la giovane donna di 19 anni, invia ancora un altro WhatsApp, questa volta è un vocale. Si sente la voce di uno dei suoi violentatori dire in siciliano: «Compare, te la posso dire una cosa? A chidda ma isu iu». Poi altre richieste d’aiuto, infine addirittura la sua posizione: il lungomare di Catania, all’altezza del Caito. Un luogo appartato e nascosto da tutti, usato spesso dalle coppie che vogliono un po’ di privacy.
Tutti questi messaggi erano stati inviati a un amico della ragazza americana, l’unica persona di cui pensava di potersi fidare. E invece non è andata così. Il ragazzo ha prima risposto che non capiva le parole della sua amica, poi ha trovato la più banale delle scuse: «Non ho la macchina, non posso raggiungerti». Eppure, in poche parole, ha assistito in diretta alla violenza sessuale. Alla fine della serata, la ragazza americana gli invia un sms: «Ora ti odio davvero».
Fa anche il suo nome alle forze dell’ordine. La sua testimonianza viene registrata dal pubblico ministero che si sta occupando del caso: «I richiami d’aiuto si sono susseguiti in un arco di ben un’ora e 45 minuti» – ha scritto nell’ordinanza il giudice delle indagini preliminari Simona Ragazzi. La giovane ha provato ad allartare anche i soccorsi: il 113 e il 911 americano. Ma a quel punto, i suoi violentatori si erano accorti che aveva con sé il telefono e glielo toglievano ogni volta che provava a chiamare i soccorsi.
Eppure, sembravano dei bravi ragazzi. Le si erano avvicinati al bar, mentre lei si trovava in compagnia di un’amica. La 19enne aveva anche inviato dei video a delle sue conoscenti mentre era in loro compagnia. Poi, in poco tempo, quella che sembrava una innocente chiacchierata tra giovani si è trasformato nel suo incubo peggiore. I suoi violentatori hanno provato anche a farle fumare della marijuana, ma lei si era rifiutata. A quel punto, è stata portata via con la forza. Tutto documentato dal telefonino e dalle sue urla disperate a un amico che non ha raccolto la sua richiesta d’aiuto.
Oggi, la vicenda è stata commentata anche dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, che – dopo un lungo silenzio nella giornata di ieri – ha fatto conoscere la propria opinione in merito alla vicenda: «Per i vermi violentatori di Catania, che hanno stuprato una turista, nessuno sconto: certezza della pena e castrazione chimica!».
FOTO: ANSA/CARABINIERI