Strage di Erba, Azouz Marzouk: «Cacciato dall’Italia per non farmi parlare dei veri assassini»

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In un'intervista radiofonica il tunisino ha ribadito la sua posizione: «Olindo e Rosa sono innocenti»

In Italia, anche grazie agli approfondimenti della trasmissione di Italia 1 Le Iene, si è tornati ad accendere un occhio di bue sulla Strage di Erba e sul processo ai coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. Su questo tema è tornato a parlare anche Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef, uccisi l’11 dicembre del 2006 nella loro casa nella provincia di Como insieme a Paola Galli e Valeria Cherubini. Il tunisino ora non vive più in Italia, dopo esser stato espulso a ridosso del terribile plurimo omicidio per detenzione e spaccio di droga, ma dalla sua terra – dove si è rifatto una vita – torna a a parlare del caso.



«Nessuno si è preoccupato del fatto che avevo perso la mia famiglia – aveva detto Azouz Marzouk due anni fa a Libero -. Ho subito l’arresto e poi l’espulsione perché ero e sono scomodo e c’è la volontà di tenermi lontano». Una posizione che, a quasi 13 anni dalla Strage di Erba, sembra non esser mutata, come confermato anche ai microfoni di Radio Cusano Campus: «Mi hanno espulso per farmi tacere sui veri assassini. Mi appello al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, perché mi faccia tornare».

Strage di Erba, torna a parlare Azouz Marzouk

Da tempo, infatti, Azouz Marzouk – che ora vive in Tunisia dove ha un’attività commerciale, si è risposato e ha tre figli – sostiene che i veri colpevoli della Strage di Erba non siano Olindo Romano e Rosa Bazzi, i due vicini di casa che lui stesso definisce «due tipi strani, ma è impossibile che siano loro gli assassini». E per questo motivo vorrebbe tornare nel nostro Paese per aiutare la magistratura a trovare i veri colpevoli.



Le contraddizioni nelle accuse ai coniugi Romano

La svolta di Marzouk è arrivata ai tempi del processo di Cassazione, quando decise di revocare la sua costituzione di parte civile nei confronti dei suoi vicini di casa dopo aver approfonditamente letto gli atti. In quei verbali, secondo l’uomo, ci sono troppe contraddizioni nelle ricostruzioni. Fatti che sono stati sottovalutati, come le tracce di sangue ritrovate in casa, mentre l’accusa parlava di aggressione iniziata sull’uscio dell’abitazione. Per questo motivo, da anni, si cerca di dare dei nuovi volti e nomi ai colpevoli della Strage di Erba, per la quale sono stati condannati all’ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi il 3 maggio 2011.

(foto di copertina: ANSA / ARCHIVIO / MATTEO BAZZI / PAL)