La storia di Stefano Leo, ucciso perché aveva l’aria felice

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Il giovane era stato accoltellato a Torino il 23 febbraio. Ora il suo omicida ha confessato e il movente è sconvolgente

Aveva 33 anni e come molti ragazzi diventati uomini alla sua età aveva un’aria serena e felice. Per questo motivo Stefano Leo è stato ucciso lo scorso 23 febbraio a Torino, nella zona dei Murazzi che si affacciano sul fiume Po che taglia in due la città della Mole. Il movente scioccante è stato fornito dallo stesso assassino che domenica pomeriggio, dopo oltre un mese di ricerche, si è consegnato alle forze dell’ordine confessando i motivi di quel folle gesto.



«Non sopportavo la sua felicità, era troppo felice, volevo ammazzare un ragazzo come me, togliergli tutte le promesse, toglierlo ai suoi figli, ai suoi parenti e ai suoi amici». Così Said Machaouat, il ragazzo di 27 anni che ha confessato l’omicidio di Stefano Leo, ha iniziato la propria confessione ai Carabinieri di Torino. Un movente scioccante. L’uomo ha è nato in Marocco nel gennaio 1992 ed è arrivato in Italia da bambino. Nel 2015 si era separato dalla moglie ed era stato seguito dagli assistenti sociali. Aveva un precedente per maltrattamenti in famiglia. Dopo aver perso il lavoro, negli ultimi mesi aveva vissuto a Ibiza e in Marocco, per poi tornare a Torino, senza casa e lavoro. Non risulta avesse problemi psichiatrici.

Ucciso perché troppo felice

«Ho scelto di uccidere questo giovane perché si presentava con aria felice. E io non sopportavo la sua felicita». Queste le parole del giovane durante le confessione ai carabinieri e riportate alla stampa dal procuratore vicario di Torino, Paolo Borgna. Il 27enne ha conservato il coltello in una cassetta elettrica. A suo dire lo ha conservato perché avrebbe potuto riutilizzarlo in seguito. «La paura di poter prendere quel coltello e compiere altri gesti lo ha portato a costituirsi», ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Torino Francesco Rizzo, in conferenza stampa.



Chi era Stefano Leo

Il 27enne italiano di origine marocchina si è presentato in Questura a Torino ieri a poche ore dalla marcia organizzata dal padre di Stefano Leo, 33 anni, e dagli amici per chiedere di far luce sulla sua morte. Originario di Biella, una laurea in Giurisprudenza, Leo viveva a Torino dove lavorava come commesso in un negozio d’abbigliamento del centro città. Una vita tranquilla e felice, anche dopo il ritorno – dello scorso autunno – dopo il viaggio dei sogni in Australia. Poi la morte dello scorso 23 febbraio scorso sul Lungo Po Machiavelli per eccesso di felicità.

(foto di copertina: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)