Squid, nel cuore dell’app che aggrega notizie

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Come funziona e quali sono gli obiettivi: l'importanza della strategia con Huawei

Si può aggregare notizie in molti modi. Sicuramente, uno dei più interessanti è quello utilizzato da Squid App, che permette di creare il proprio feed in maniera agevole, in maniera dinamica, con un impatto visuale estremamente innovativo. Giornalettismo ha provato a comprenderne i meccanismi e le strategie future. A partire dalla partnership con Huawei che permette a Squid di essere il vero feed di notizie per chi utilizza questo tipo di dispositivo.



La risposta del CEO di Squid App, Johan Othelius

«La collaborazione con Huawei – ci dice Johan Othelius, CEO di Squid App – è iniziata con il lancio dell’app Squid su AppGallery di Huawei con un ottimo riscontro e coinvolgimento degli utenti. Successivamente, siamo stati selezionati come aggregatori di notizie per il Huawei Assistant, per la pagina principale di Huawei Browser e su Petal Search. Inizialmente in tutti i paesi europei e successivamente in tutti i paesi dell’America Latina, con ottimi risultati».

Quello di Squid è stato un percorso lungo, che ha portato l’applicazione ad avere uno sviluppo sempre diverso nel corso del tempo: «L’interfaccia agile e semplice – continua Othelius – è stata il risultato dell’idea di rendere le notizie più accessibili e piacevoli, sia attraverso le indicazioni dei fondatori e del nostro team tecnico, sia dall’input degli utenti in Italia e in alcuni altri importanti paesi europei».



Al centro, il CEO di Squid App Johan Othelius. A sinistra Giuseppe Pisante (Country Manager), a destra Alessandro Fracaro (Country Manager)

Come funziona Squid

Il team di Squid ha ramificazioni in tutta Europa. In Italia, Giuseppe Pisante e Alessandro Fracaro sono i giovanissimi referenti del progetto. Sono loro a introdurci nell’ecosistema dell’applicazione e nei suoi meccanismi di funzionameno: «Innanzitutto, la struttura dell’applicazione si differenzia da tutte le altre – dicono a Giornalettismo -. La suddivisione in categorie c’è in tutte le app dei nostri competitors, ma da noi è molto profonda. È una piattaforma che alla visione appare fluida ma chiara e aiuta l’utente nella lettura dei vari articoli, dando una visibilità a 360° a tutti gli argomenti messi a disposizione per gli utenti. Squid è nato con l’intento di aumentare nei millennials la comprensione del mondo che ci circonda attraverso la lettura di articoli. Questo è un nostro obiettivo, le altre piattaforme hanno probabilmente un target di utenti di età molto più alta».

Una app che mette al centro la fruizione online delle notizie: «Il fatto che al giorno d’oggi i telefoni siano parte integrante del nostro corpo – continuano Pisante e Fracaro -, fa sì che l’utente di Squid sia un utente che si basi molto sugli articoli online e meno su quelli cartacei: il nostro, del resto, è un utilizzo istantaneo, ma è difficile che i nostri utenti poi vadano in edicola a comprare un giornale cartaceo. L’utente è sicuramente portato ad aprire l’app in qualsiasi momento, anche in metropolitana, e ha la possibilità di scegliere la sua notizia in maniera pratica, all’interno dell’ambito che più preferisce».



Uno dei temi che Squid deve affrontare, è senza dubbio quello delle testate che – invece – non mettono a disposizione i propri contenuti gratuitamente in rete. Al momento, si tratta di una questione aperta, su cui – anche all’interno del team – c’è parecchio dibattito: «Purtroppo non abbiamo ancora le risorse per introdurre le testate giornalistiche che fanno contenuti pay e rendere i contenuti fruibili a tutti gli utenti. La nostra piattaforma, ovviamente, non può bypassare i pay-walls. Il Corriere, ad esempio, non è presente sulla nostra piattaforma e anche di Repubblica, probabilmente, dovremo fare a meno. Spero però che in un futuro prossimo, considerato anche l’aumento degli utenti, si possano fare altri accordi come quello con Huawei per aumentare la visibilità, gli introiti e quindi mettere a disposizione degli utenti anche questa tipologia di contenuto».

Gli anticorpi di Squid contro le fake news e gli obiettivi futuri

La domanda che, inevitabilmente, interessa di più l’audience di Giornalettismo – sempre molto attenta alla lotta contro le fake news – riguarda proprio la possibilità che, in un aggregatore di notizie, ci si imbatta in fonti non sempre attendibili. Giuseppe Pisante e Alessandro Fracaro sono convinti che Squid si stia facendo trovare pronta a questa sfida: «Gli anticorpi anti fake news si basano sia sulla reputazione di una testata, di un sito web, di un blog, sia sul nostro controllo a posteriori – ci dicono -. Sappiamo che ci sono fonti anche molto influenti che spesso tendono a scrivere articoli non completamente veritieri e purtroppo questo è più difficile da arginare in maniera completa. Abbiamo in programma anche dei progetti di debunking: Squid parte con il presupposto di mettere davanti all’utente un argomento affrontato da vari punti di vista. Un utente ha la possibilità di valutare in maniera autonoma le fonti tra le quali scegliere per informarsi su un determinato argomento. Ma sicuramente uno degli obiettivi di Squid è quello di trovare uno strumento per far sì che, tra queste stesse fonti, non siano prese in considerazione fake news».

È il momento di guardare all’orizzonte e di individuare degli obiettivi per l’applicazione. Da questo punto di vista, il CEO di Squid, Johan Othelius, dimostra di avere una visione a lungo raggio: «Puntiamo a continuare a far crescere Squid con una forte attenzione verso i nostri fedeli utenti – ci dice -. Ci concentreremo anche sull’ampliamento delle nostre collaborazioni con buoni e importanti editori, come dimostra la nostra nuova collaborazione con Giornalettismo. Abbiamo in programma di aggiungere molto presto altri grandi contenuti e alcune nuove caratteristiche user friendly, per migliorare ulteriormente il nostro servizio. Inoltre abbiamo in programma di lanciare il nostro servizio anche in APAC nei prossimi mesi».