Venezia 76, Joker: Joaquin Phoenix “Volevo trasmetterne anche la luce, non solo i tormenti”

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Joker arriva a Venezia 76, o meglio arrivano il suo straordinario interprete Joaquin Phoenix accompagnato dal regista Todd Phillips e dalla collega Zazie Beetz. Un film originale e unico, di cui hanno parlato in un incontro con la stampa.



Joaquin Phoenix viene accolto a Venezia 76 come una star, anche perché il suo Joker si merita tutti gli applausi ricevuti. Un attore straordinario, che ha portato sullo schermo il personaggio come non lo avevamo mai visto prima. Un racconto quello del suo viaggio tra le ombre e le luci del joker che ha affrontato con il regista Todd Phillips e l’attrice Zazie Beetz che lo hanno accompagnato anche in conferenza stampa.

Todd quanto ti hanno influenzato i personaggi dei fumetti anche per il tono del film?



Todd Phillips: “Per alcuni non è ovvio, ma questa è una versione originale del Joker. Non vedo mai un film come una partenza per me. Ha un tono diverso rispetto ad altri film che ho fatto, ma si tratta sempre di narrazione con un inizio, una via di mezzo e fine. Sono stato influenzato da questi personaggi anni ‘70 e mi chiedevo come mai non potessi farne un approfondimento come questo, ho trovato un attore fantastico e l’ho fatto”.

Se avrà un successo cosa significa per i film Dc? sarà uno strumento contro la Marvel?



Todd Phillips: “Non so rispetto alla Marvel non faccio parte di questo mondo, si trattava di avere un approccio diverso a Joker. I film dei fumetti vanno bene, non vanno cambiati. Questo era un film con un approccio diverso e eiffficomw da fare ma abbiamo spinto per convincere Dc dato che è davvero speciale”.

Era attraente scrivere una storia originale su questo personaggio?

Todd Phillips: “Ho avuto un sacco di libertà perché Joker non ha una storia sulle origini. Non c’erano regole e confini, abbiamo cercato di creare qualcosa di completamente folle”.

Joaquin e Todd sembra che Joker sia una sorta di Amleto americano, un ruolo che tanti attori hanno fatto. Cambia in base al periodo, quanto ti hanno influenzato le interpretazioni precedenti e i tempi che stiamo vivendo?

Joaquin Phoenix: “Volevamo affrontarlo con un approccio totalmente nostro, non mi sono riferito a nessun’altra interpretazione. Questa era nostra ed era la chiave secondo me per riuscirci”.

Todd Phillips: “Secondo me i film sono specchi della società, ma non sono uno specchio fisso. Il periodo del film è negli anni ‘80, ma avendolo scritto oggi alcune cose entrano in questo periodo storico e sono attuali. Non è un film politico, per alcune persone poi tutto cambia in base al prisma attraverso cui guardano”.

Todd ci puoi dire qualcosa sul materiale utilizzato dal joker di Jerry Robinson? Ci sono altri riferimenti?

Todd Phillips: “Abbiamo potuto scegliere alcuni elementi di quel fumetto utilizzando quello che volevamo da The Killing Joke. Anche l’idea del comico fallito ci era piaciuto, The Man Who Life era la fonte originale del Joker e Scott Silver mi ha fatto vedere una mail proprio questa mattina per ricordami quanto ne avessimo parlato”.

Una delle attrattive del film è che è stato scritto senza limiti, il mood in cui lei ha approcciato il personaggio ha avuto poche regole?

Joaquin Phoenix: “L’attrattiva del personaggio è che è molto difficile da definire e noi non abbiamo voluto definirlo. Ho cercato di modificare alcuni lati della sua personalità e in qualche modo ho fatto dei passi indietro. Durante le riprese scoprivamo un nuovo aspetto del personaggio, né scoprivamo sempre nuovi andando avanti”.

Sembra che questo personaggio possa nascere solo con una collaborazione stretta tra regista e attore, è così?

Todd Phillips: “Abbiamo iniziato a parlare del personaggio prima e durante la scrittura andando poi a discutere ancora nuovamente durante le riprese, scoprendo sempre nuove cose. Avremmo voluto rifare alcune scene alla fine per riprendere alcuni nuovi lati che non avevamo scorto durante i ciak”.

Zazie il tuo ruolo è tra il reale e l’immaginario, come hai lavorato?

Zazie Beetz: “La mia è stata un’interpretazione basata sulla realtà del personaggio. Così come Todd e Joaquin hanno avuto un rapporto molto stretto anche per me è andata così. È stata una continua scoperta giornaliera. Dovevo scoprire di cosa il mio personaggio aveva bisogno per sviluppare quello del Joker, quindi dovevo tirare fuori le reazioni genuine tra il mio e quello di Joaquin. In qualche modo è il risultato del rapporto con una persona”.

Todd Phillips: “Zazie è stata la più ridefinita di tutti i personaggi rispetto alla sceneggiatura iniziale. Le davamo una  nuova idea scritta la mattina stessa ed è stata fantastica, studiava molto a casa. Ha dovuto improvvisare moltissimo e questa è una cosa che capita spesso nella commedia. Le cose si provano e si riprovano finché non funzionano. Zazie non se l’aspettava ma ha reagito bene, non si è mai dimostrata perplessa di questo procedimento. È stata una collaborazione molto  bella, molto creativa”.

Come ha deciso quanta violenza inserire nel film? Com’è stato girare quelle scene?

Todd Phillips: “Uno dei lavori più grandi dei registi è definire il tono della propria opera, la violenza è parte di un percorso e si sviluppa lentamente. John Wick 3 è molto più violento, la nostra colpisce di più perché nel nostro film abbiamo voluto dare un grande realismo. Forse perché abbiamo cercato di dare un’impressione realistica. A volte questo film è proprio come un pungo nello stomaco ma il mio ruolo è stato quello di bilanciare tra loro i diversi aspetti“.

Come si è preparato fisicamente e psicologicamente per un ruolo tanto impegnativo e suggestivo?

Joaquin Phoenix: “Innanzitutto ho cominciato con l’affrontare il tema della perdita e ho perso molto peso in effetti, questa è una cosa che colpisce anche psicologicamente. Ho lavorato tanto sulla sceneggiatura e ho parlato molto con Todd. Abbiamo letto un libro che spiega come sono suddivisi i diversi tipi di personalità e come possano risultare in certe azioni. Non ho fatto combaciare Arthur con nessuna di esse, l’ho reso poco identificabile. Non volevo che uno psichiatra potesse identificarlo con le sue problematiche e i suoi sospesi. Volevamo avere la libertà di cui abbiamo bisogno.  All’inizio mi ha aiutato molto cercare di capire come avrei iniziato e Todd mi ha inviato un testo, gli avevo chiesto dei suggerimenti e lui mi ha scritto per darmeli. Poi da lì il tutto si è sviluppato iniziando a creare il personaggio”. 

Un personaggio importante è Gotham, lei è una produttrice molto famosa anche per la sua collaborazione con Martin Scorsese. Può parlarci di quanto è stato difficile ricrearla?

Emma Tillinger Koskoff: “Todd voleva girare a New York e rievocarne il mondo vibrante di Times Square, la visione della città, portandolo a quel periodo e quindi trasformandola nella Gotham City del film. Il production designer Mark Friedberg ha implementato questa visione di Todd, così abbiamo trovato delle location molto belle in tutta la città”.

Todd: “È grazie ad Emma che abbiamo avuto l’opportunità di girare in alcuni post incredibili i in cui altrimenti non sarebbe stato possibile: penso ad esempio nella metropolitana di New York. Ha messo insieme una crew fantastica. Abbiamo fatto molto nel Bronx, nel New Jersey… tutti posti pieni di belle vibrazioni per il film”.

La risata è davvero molto particolare e accompagna il Joker per il film, lo contraddistingue. Ha lavorato con un coach per riuscire a farla in quel modo?

Joaquin Phoenix: “Ancora prima della sceneggiatura Todd mi ha parlato di cosa voleva ottenere dal personaggio. Mi ha fatto vedere dei video e mi ha descritto il riso come una cosa quasi dolorosa, una parte del Joker che cerca di emergere e ho pensato che fosse molto interessante lavorarci. Lo abbiamo voluto ricreare in un modo tutto nuovo. Non pensavo di poterlo fare, ho cercato di lavorarci e ho dovuto chiamare Todd per fare un’audizione al mio riso. Pensavo dovessi farlo fare a un altro, ci ho dovuto lavorare tanto perché non volevo renderlo ridicolo”.

Todd Phillips: “È stato un processo piuttosto lungo per arrivare ad ottenere quel tipo di riso, lo confermo. Di fatto abbiamo sperimentato 3-4 risi diversi a seconda della situazione in cui si trova il Joker. Poi c’è il riso finale che esprime vera gioia perché trova la propria identità e accettazione, quasi una liberazione”

La musica è un elemento forte nel film. Potete parlarcene, in particolare la scena in cui Joker balla sulle scale?

Todd Phillips: “Abbiamo avuto un compositore fantastico. La sceneggiatura e stata scritta in parallelo: gli mandato i testi e ricevevo i brani. Ad esempio gli scrivevo. Ad esempio la scena in cui “Joker corre in bagno, si leva il trucco e nasconde la pistola” e lui mi mandava subito il brano. La scena delle scale non sapevamo come farla, allora ho fatto ascoltare a Joaquin il brano che avevo ricevuto da Hildur Guðnadóttir dopo la scrittura e lui ha cominciato a ballare in quel modo. Amo molto la musica, in questo film è una parte essenziale e ridefinisce le scene in cui viene suonata. Noi durante il film cambiavamo tantissime cose, cercavamo spesso di cambiare e dopo 45’ che ascoltavamo la musica in quella scena particolare lui ha iniziato a ballare sulle scale con quel movimento. Una musica semplice, che ridefinisce il personaggio che emerge in modo differente da prima”.

Joaquin Phoenix: “Quella scena è stata un momento di grande trasformazione perché quello è il momento in cui Arthur comincia a diventare davvero il Joker. Volevamo qualcosa che potesse esprimere questa trasformazione, volevamo trovare qualcosa che potesse essere realizzato con la musica e l’abbiamo trovato grazie ai brani di Hildur e con quella movimento che è la rivelazione del cambiamento in Arthur”.

Zazie Beets: “È stato molto bello rivedere le scene complete alla fin del film con la musica di Hildur, lui era sempre presente sul set ed è stato elemento di grande motivazione per noi”.

Un film che è una crasi tra “Taxi Driver” e “V per vendetta”, sono stati dei riferimenti? Potrebbe diventare un manifesto politico come quello?

Todd Phillips: “Abbiamo avuto diverse ispirazioni e Taxi Driver è uno dei miei film preferiti, ma non è stato un riferimento specifico. Semmai è stato d’ispirazione il periodo in cui si sono sviluppati certi film: penso molto alle pellicole girate negli anni ’70 e al modo in cui venivano caratterizzati quei personaggi”.

La sua risata è drammatica, qualcosa nella società la fa ridere così?

Joaquin Phoenix: “Rispondo in modo molto semplice: no”

Nel corso della sua carriera ha fatto sempre scelte interessanti, come mai sceglie spesso personaggi tormentati?

Joaquin Phoenix: “A me piaceva la luce di Arthur non solo il tormento, ma anche la gioia è la lotta per trovare felicità e amore. Dovevo sviluppare quella parte che era interessante. Non penso che i miei personaggi sono tormentati non lo vedo così, per me sono stati 8 mesi in cui ho esplorato tutto e cercato di definire chi è, chi era e chi sarebbe diventato. Si è evoluto costantemente. Mi piace essere aperto a tutto. Era emozionante valutare ogni secondo”.

La rappresentazione del fumetto e il rapporto con l’immagine di Gotham che brucia alla fine, ha ottenuto il suo obiettivo?

Todd Phillips: “Non credo che l’obiettivo di questo Joker fosse vedere il mondo bruciare. Credo che abbia raggiunto questo fine, ma era molto diverso. È una persona che cerca la sua identità e diventa un simbolo perché cerca approvazione di qualcuno. Il suo obiettivo era davvero far ridere e credeva di essere stato messo al mondo per una regalare risate alla gente. Nella sua vita ha preso decisioni sbagliate diventando un simbolo sbagliato. Lui risponde “Non faccio politica”, lui non vuole farla e non si rende conto di ciò che ha creato”.

La mancanza di empatia è uno dei temi degli altri verso il Joker in questo film?

Todd Phillips: “Si, sicuramente l’empatia ha un ruolo importante all’interno di questo film e la sua mancanza da parte degli altri verso il Joker è un tema molto forte”