Venezia 75, Sulla mia pelle: Intervista con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca e il cast | VIDEO

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Abbiamo incontrato a Venezia 75 Alessandro Borghi e il resto del cast di “Sulla mia pelle” prima in conferenza stampa e poi in occasione di un incontro riservato. Ecco cosa ci hanno raccontato sull’atteso film sulla morte di Stefano Cucchi distribuito da oggi su Netflix e in sala con Lucky Red!
Netflix e Lucky Red oggi regalano al pubblico dello streaming e della sala “Sulla mia pelle” (Venezia 75 abbiamo proprio avuto di parlare molto con l’attore e il resto del cast del film diretto da Alessio Cremonini, prima in occasione della conferenza stampa pubblica e poi di una minipress di cui alla fine dell’articolo vi proponiamo il video integrale. “Sulla mia pelle” non giudica mai, ma affronta con doverosa misura e con la consapevolezza di rendere un servizio pubblico al paese la vicenda ancora piena di troppi punti oscuri. Il film c’ha emozionato moltissimo, così come ascoltare questi meravigliosi interpreti.



Sulla mia pelle | Personaggi reali per una ferita nazionale ancora aperta

Come avete lavorato e la vostra reazione per i personaggi reali?
Alessandro Borghi: “La prima reazione è stata una sana paura, sentivo grande responsabilità per una ferita ancora aperta nel nostro paese. Sentivo un forte coinvolgimento, ad un certo punto ho capito che era un’occasione per raccontare con il cinema una storia che doveva essere raccontata. Ho trovato una sceneggiatura seria, corretta e rigorosa nello scandire gli eventi. Mi sono guardato intorno e ho visto che la squadra era interessante. Alessio ha dovuto sposarmi dicendomi anche di no quando c’era bisogno. Io ormai amo da anni Jasmine Trinca, mi hanno proposto di fare il film nel salone di casa sua. L’altezza di Max Tortora è stata una delle più grosse fortune del film, devo soltanto ringraziare chi mi ha proposto di farlo”.
Jasmine Trinca: “Sono emozionata e vi ringrazio per la vostra energia. È un problema interpretare una persona con un vissuto e che continua a rappresentare un privato. Raccontare Ilaria Cucchi era particolarmente impegnativo non solo per l’immedisimazione del personaggio, ma per rispettare profondamente quello che porta avendo reso pubblico il suo dolore che meritava tanto rispetto. Questa è stata la traccia, poi anche il lavoro sull’immagine mentre il privato era la parte difficile. Conosciamo il dolore esposto, rappresentare l’amore verso un fratello che inciampa e verso cui Ilaria è stata dura era difficile”.
Max Tortora: “Sono molto emozionato, la misura è stata importantissima insieme al rispetto. È fondamentale in una storia come questa perché bisogna affidarsi a quello che si conosce della storia . Ho trovato tutta una serie di altre misure con un regista che non ha mai voluto indugiare facendo lavorare gli eventi in modo magico”.
Milvia Marigliano: “Quando un personaggio è vero è difficilissimo lavorarci perché non hai toccato davvero il dolore di quella madre. Abbiamo lavorato sulla sottrazione e il sentire dolore profondo grazie alla sceneggiatura, io non sono madre ma mi piace molto fare le madri. Portano avanti dei dolori e delle gioie profondissime”.
Elemento della fede appare all’inizio e poi torna su una battuta, volevo capire come hai lavorato su questo elemento Alessandro?
Alessandro Borghi: “Tutto quello che viene raccontato nel film di Stefano non ce lo siamo inventato, ma queste cose sono state dette dai testimoni che lo conoscevano. La fede va raccontando quella che sarebbe stata una nuova fase della sua vita, faticosamente voleva cambiare, riavvicinarsi alla fede. La mia idea è che è molto difficile spiegare delle cose alla famiglia, quindi a volte si trovano dei rifugi e il suo era la fede. Questo era uno degli elementi che mi ha portato a raccontare i sei giorni di prigionia come uno che era davvero deciso a cambiare qualcosa. Quello che raccontiamo era molto oggettivo. È farina di cose che abbiamo trovato su internet e che abbiamo costruito insieme ad Alessio Cremonini. Io ho fatto poco in questo film, ho solo seguito il flusso. Mi dovevo relazionare solo con il letto di ospedale e il dimagrimento, ecco a quello dovevo stare attento. La fede è solo un elemento in più per un ragazzo di 32 anni che stava cercando di rimediare”.
Mi ha colpito anche quello che non viene mostrato, come hai lavoro sulla sceneggiatura?
Alessio Cremonini: “Abbiamo studiato 10 mila pagine di verbali, che mettendole in fila una sopra l’altra sono più alte di Andrea Occhipinti. Lo abbiamo fatto con umiltà e senso francescano, volevamo capire senza pregiudizi quanto era successo a Stefano. Le vittime, qualsiasi esse siano non esistono più, loro non possono rispondere e sei come un archeologo e devi cercare di capire in un verbale freddo. Alessandro è stato magistrale nel far diventare la carta carne. Una delle prove del pestaggio su Stefano è sulla pelle, il cinema nel far diventare carne è magico”.

Sulla mia pelle | Racconto misurato, invito alla riflessione

Dato che il processo è ancora in corso vi siete consultati con dei legali? Che prudenze avete adottato e quali difficoltà?
Alessio Cremonini: “Sono un garantista e nel film lo siamo stati. I film non sono aule di giustizia, noi raccogliamo soltanto perché i magistrati ci devono ancora dire cosa è successo là dentro. La storia parla di un ragazzo che ha perso diversi kg in pochi giorni. Cucchi non ha avuto rispetto, chi ha fatto quello pagherà con la giustizia e sarà giudicato, il film non può condannare”.
Alessandro Borghi: “Abbiamo fatto il film non curandoci del pensiero esterno, il film racconta una storia e fornisce gli strumenti quantomeno per riflettere. Fare un film cattivo avrebbe dato argomento di conversazione agli haters e il film non sarebbe uscito neppure in sala, abbiamo trovato una dimensione meravigliosa per raccontare una storia senza rischiare di vederlo noi tre e potendo quindi portarlo davanti a voi”.
Come avete vissuto in produzione la responsabilità?
Olivia Musini: “Alessio ha portato il soggetto della storia. Il senso di responsabilità era molto forte, non conosciamo esattamente le dinamiche ma è una storia che tutti conoscono, le dinamiche di quello che è successo in quei giorni io non le conoscevo. Alessio mi ha portato alcune pagine e lui mi ha detto subito che era un film necessario, specie dopo aver scoperto tutto l’ ho pensato ancora di più”.
Andrea Occhipinti: “La cosa che ci ha convinto era la qualità della scrittura, una storia conosciuta con dei rischi. Il fatto che ci fossero Alessandro e Jasmine anche ha inciso, conoscevamo la visione di Alessio sul film che non prendeva una parte ed era fantastica. Anche l’ambientazione e la claustrofobia nel film è stata resa in modo fantastico. I personaggi secondari sono tutti autentici e ti prendono nella pancia. Qualche preoccupazione c’era, ma il punto di vista neutrale era garantito e ognuno valuterà”.
Ambienti e personaggi, dialoghi, polizia è reso in maniera realistica. Il personaggio di Marco a me piace pensare che sia stato creato, è così?
Alessandro Borghi: “C’era una linea molto sottile che volevamo creare. Quando ci siamoavvicimati a quelle scene non sapevamo cosa raccontare e abbiamo fatto Marco lasciandone la percezione agli altri. Io come Alessandro l’ho sempre visto come frutto della sua immaginazione. L’attore che faceva Marco esisteva, era partito come reale e poi abbiamo voluto creare questa linea sottile”.



Sulla mia pelle | Trasformazione fisica ed interiore da Oscar

Per fare questa enorme trasformazione fisica quanti kg hai perso e cosa hai dovuto fare?
Alessandro Borghi: “La nostra nutrizionista e psicologa ad un certo punto mi ha seguito per tre mesi. Io ho sfruttato il film di Matteo Rovere due mesi in mezzo al bosco per perdere peso, era molto dinamico con allenamenti. Arrivato alla fine del film di rovere ho perso 9Kg, ne mancavano cinque e ho iniziato a magiare davvero poco diventando ancora più antipatico come può testimoniare la mia ragazza. Questa cosa è stata una grossa fortuna perché mi ha portato a stere con me stesso, mangiavo 40 grammi di lenticchie rosse. Le ultime due settimane sono arrivato a pesare 62kg, ma bisogna essere seguiti per fare una cosa del genere e soprattutto avere un buon motivo per farlo. Ho perso 18kg alla fine”.
Un film universale sulla tortura e la giustizia, quanto ne capiranno fuori dall’Italia? Ci avete pensato al messaggio per gli altri?
Andrea Occhipinti: “Non lo sappiamo, però valutiamo la storia come universale. Credo che il pregiudizio per un tossicodipendente accada in molti posti del mondo. L’interesse di Netflix va in questo senso, è stato valutato anche da persone completamente estranee e speriamo che arrivi forte”.

Ecco invece il video integrale del nostro incontro all’Hotel Excelsior con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca e Alessio Cremonini per “Sulla mia pelle”


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