Francis Ford Coppola, buon compleanno e grazie di tutto

Categorie: Mass Media

Francis Ford Coppola compie ottant’anni, e li festeggia nel modo migliore, facendo ai cinefili il più bello dei regali. Anzi due. Ha annunciato di essere al lavoro su Megalopolis, suo sogno nel cassetto da trent’anni almeno, e ha terminato il montaggio definitivo di Apocalypse Now.



Segno che gli anni lontano dal set non hanno scalfito la sua anima di sognatore di celluloide. L’ultimo film di Coppola risale infatti al 2011, Twix, un horror che è anche una personalissima seduta di psicanalisi, l’unico modo per guarire dal dolore della perdita del figlio Gian Carlo, morto in un incidente nautico nel 1986. Caso del destino, Francis stava girando Giardini di pietra, film sul Vietnam a casa che racconta proprio dell’elaborazione del lutto di una famiglia per la perdita del figlio in guerra.

Ma a dire il vero, non esiste il caso nella vita e nel cinema di Francis Ford Coppola. Il tempo, nelle sue più diverse rappresentazioni e forme, è stata la costante di tutta la sua carriera e lo ha apertamente dimostrato nella parte finale. Jack, soprattutto Un’altra giovinezza e Tetro sono riflessioni sul tempo che passa e su come possa essere piegato per tornare indietro, moltiplicandolo. Ed è strano pensare che Coppola possa desiderare oggi più tempo per il suo cinema, avendolo praticamente abbandonato da oltre 20 anni. Ma sono le contraddizioni di un artista che dal 1972 quest’arte ha sconvolto, in appena sette anni, vincendo due volte Cannes con La conversazione e Apocalypse Now, e facendo incetta di Oscar con la saga del Padrino, ma anche producendo e sostenendo un amico di talento chiamato George Lucas. In tutte queste opere domina il tempo, così come è fondamentale nel suo meraviglioso fallimento Un sogno lungo un giorno, il film che lo mise in ginocchio, ma che anticipò il futuro del cinema digitale. E da un fiasco possono nascere tante cose belle, se hai la forza e il talento per rimetterti in piedi.



Gli anni Ottanta di Coppola sono straordinari quanto la precedente decade, per molti versi con film ancora più suoi. Il dittico The Outsiders e Rumble Fish, tratti dai romanzi di Susan Hinton, sono due splendide allegorie della sua carriera. I ragazzi della 56ma strada si chiamano Spielberg, Lucas, De Palma, Scorsese, Bogdanovich, Demme, e Coppola naturalmente, tutti quei giovani folli che a un certo punto sfidarono Hollywood per impossessarsene. E poi ci sono i ribelli, come Motorcycle Boy, che hanno bisogno di sempre nuove guerre da combattere.

Le sue Coppola non ha mai smesso di cercarle, ma si è ammorbidito nel corso degli anni, pensando di più alla famiglia, permettendo così a Sofia e Roman, i suoi altri due figli, di intraprendere la carriera cinematografica, con diverse fortune e talenti. Ma per quanto alimentari possano essere considerati, Peggy Sue, Cotton Club, Tucker, Giardini di pietra sono quattro capolavori, e il primo e il terzo sono in assoluto i suoi film più personali.



La morte di Gian Carlo ha cambiato la vita e il cinema di Francis Coppola. La sua ultima produzione, a partire da Il padrino parte terza, film da più parti vituperato, ma assolutamente da riscoprire e riconsiderare, è una continua narrazione della perdita. Lo è il suo straordinario Dracula, lo è soprattutto L’uomo della pioggia, il miglior film mai tratto da un romanzo di John Grisham, un gioiello sovversivo in cui dimostra, se mai ce ne fosse stato bisogno, che quando vuole può essere il migliore. Lo spiega attraverso un vecchio amico che di talento ne aveva da vendere, Mickey Rourke, che in quindici minuti si divora la storia del cinema.

Negli anni Coppola è diventato un bravo imprenditore, con la sua vigna che produce ottimo vino, i suoi resort in giro per il mondo. Il cinema è stato il suo lettino dello psicanalista, sempre con un vecchio progetto nel cassetto. Che adesso sembra essere stato riaperto.

Personalmente, ho tanti ricordi meravigliosi che mi legano al cinema di Francis Ford Coppola. Ma uno è particolarmente speciale.

Quando Apocalypse Now Redux venne proiettato al Teatro Greco durante l’edizione del 2001 del Taormina Film Festival, l’Etna iniziò a eruttare sullo sfondo nel preciso momento dell’attacco della Cavalcata delle Valchirie, con gli elicotteri in volo e il villaggio di pescatori raso al suolo.

Uno spettacolo straordinario. E come sempre, questione di tempo.