Ezio Bosso, intervista “Su Rai 3 una follia d’amore, la musica è come un’opera di Michelangelo”

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Il maestro Ezio Bosso è protagonista di "Che Storia è la Musica", in questa video intervista ci parla del programma e della sua arte.

Il maestro Ezio Bosso è protagonista di “Che Storia è la Musica”, in questa video intervista ci parla del programma e della sua arte.



Nella sconfinata produzione televisiva è molto difficile trovare un segmento non ancora esplorato. Oggi nella sede Rai però questo è stato possibile con la presentazione di “Che Storia è la musica“, un’opera che ha il volto e il cuore di Ezio Bosso. Il grande maestro ha contribuito a creare un programma del tutto nuovo, che riesce coniugare la televisione più accessibile alla cosiddetta musica alta portandola finalmente ad un ampio pubblico.

Noi lo abbiamo intervistato proprio in occasione della presentazione ed Ezio Bosso è parso subito visivamente emozionato, quasi a disagio rispetto a quando irradia gioia di vivere con la sua amata bacchetta in mano. Un artista unico, che ha saputo cogliere il dono dell’arte nonostante la terribile malattia che da anni lo costringe sulla sedia a rotelle ma non gli ha tolto un’energia che è davvero raro trovare.



La musica nessuno l’ha mai raccontata come noi, non come me. Si può parlare della musica con amore e dolcezza, fa parte di quelle cose che diamo per scontate e ce le complichiamo da soli, come le cose più belle. Mi hanno aiutato tutti e ho incontrato anche nuovi amici che mi proteggono. Un confronto che non ho avuto nemmeno con me stesso, il nostro filo conduttore sono i movimenti delle sinfonie. Io rispondevo all’abbraccio che mi arrivava e alla fine è diventata la nostra storia. Poi suona bene rispetto al telefono, sentito che bomba? – dice Ezio Bosso riferito ad un telefono che suona nella sala facendo ridere tutti ndr – Questa serata nasce dal l’affermazione che faccio spesso, la nostra orchestra è una comunità di amici di lunga data, ragazzi giovani con un grande senso di società. Mi sono accorto che durante le prove mi scappava sempre “Che storia, che figata”. Ogni nota è una storia pazzesca, finire le prove e stare insieme è una storia, gli aneddoti sono una storia, da lì nasce tutto. Quando apro le porte alle persone non faccio nulla di diverso da quello che faccio a porte chiuse. Mi hanno tolto i filtri, io sono senza adesso e se sto bene si vede”.

La sua condizione di persona con un limite fisico sembra quasi che le permetta di avvertire meglio la magia della musica.



“La musica mi ha sempre fatto stare così. Se il mio corpo è cambiato lo nota qualcun altro. Io faccio questo mestiere da 30 anni, ho iniziato a 14 anni e sono sempre stato con me. Chi è con me da tempo lo sa. Io credo nella musica, dovremmo crederci un po’ di più. Come dice Michela dovremmo scordarci dei corpi e diventare musica. Come conduttore faccio schifo, ma come direttore non sono male”.

Prima l’ha definita una follia il programma, questa è la follia più grande e le piacerebbe continuare a farla?

 “È la follia più grande che abbia fatto. Mettermi in gioco così tanto è una follia d’amore per la musica. Si mi piacerebbe raccontarne tante altre di storie perché siamo stati bravi. Chissà se andremo avanti. Poi mi volevano mettere la cipria e io non volevo, ma stavamo tutti bene insieme e non smetterò mai di dire che quando stai bene hai voglia di continuare a stare insieme”.

 Come ha incontrato la musica da giovane?

 “La musica è talmente presente da tutta la vita, da che ne ho memoria. A questo punto della mia esistenza da uomo di oltre mezza età comunque mi viene da dire che è la musica che ha incontrato me. Quando dico che quel bambino che aveva più bisogno di altri della musica è quello in cui davvero credo. Ho memoria di tante cose, ma la musica la te incontro ogni giorno perché un musicista quando studia ogni giorno la riscopre di nuovo e questa è una delle grandi meraviglie o magie”.

 Com’è nato lo spettacolo e come sono stati decisi gli ospiti?

“Quello che è stato bellissimo è che non conoscevo quasi nessuno, non abbiamo provato e lo stupore che tutti hanno dimostrato di fronte alle sinfonie di Beethoven è incredibile. Vedrete degli inediti di persone a voi famigliari, sono nate amicizie con persone come Andrea Lo Cicero e il direttore Mentana perché la musica fa anche questo. Abbiamo anche unito l’Italia meglio che mai, perché il coro di Trento fa parte di questo spettacolo. Pensate la magia”.

 Ieri è stato annunciato il suo Globo D’Oro alla carriera dal mondo del cinema ne è felice? Torneremo ad ascoltarla al cinema in futuro magari col suo amico Salvatores?

“Non credo che tornerò al cinema, ho fatto tre colonne con per Gabriele Salvatores che le ha utilizzate per il suo amore verso di me al di là del cinema. Il premio infatti è un contributo per me che mi sono prestato al cinema. Sono felicissimo per i riconoscimenti, ma se mi fanno fare la musica sto meglio quando devo parlare vedete come mi agito”.

 Lei aveva detto che sarebbe tornato in tv solo per portare la musica in prima serata, come ha capito che questa era l’occasione giusta?

“Sono stato contento, ho fatto la promessa due anni fa che sarei tornato solo se avessi potuto fare una trasmissione su una musica in cui credo. Quando faccio musica sto bene, sono crollato più di una volta non lo nego. Si vedrà anche, poi piano piano ho preso le misure e mi hanno aiutato tutti. Le parole sono una conseguenza, avevamo magari deciso di raccontare una cosa ma  amo ne veniva un’altra con l’improvvisazione per questo sono una pippa forse”.

 Cosa le resta della forte esperienza sul palco di Sanremo?

“Dovevo osare di più a Sanremo a dire che sono una persona e non un personaggio, io sono un timido. Le fotografie non le facevo neppure a scuola non andavo perché avevo paura. Voglio portare le persone a scoprire cose nuove, a vivere qualcosa di inaspettato”.

 Negli scorsi giorni suoi colleghi hanno acceso i riflettori sul malcostume dei telefoni accesi durante i concerti arrivando anche ad interromperli, a lei è mai successo? Che ne pensa?

“Io ai concerti cerco di dirlo direttamente di spegnere i cellulari, anche perché il cellulare che squilla è come tagliare una tela di Michelangelo. Quella può essere restaurata, il momento di musica è perso per sempre. Dovremmo tornare a raccontare invece di aggredire, senza bisogno dell’oggetto ma a partecipare anche perché come dicevo ad una signora disturbi anche chi si trova dietro di te”.

Non ci resta che sintonizzarci tutti su Rai 3 domenica 9 giugno per la serata evento di 3 ore e mezza con Ezio Bosso, la sua orchestra e tanti ospiti dal teatro di Bossetto per una serata che resterà nella storia della televisione.