Drowning: recensione di un film che non soddisfa le aspettative

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Drowning, di Melora Walters, in concorso alla 14ª Festa del Cinema di Roma, esplora una condizione di sofferenza in un film approssimativo e confuso.

Buoni presupposti

Drowning, di e con Melora Walters, presentato alla 14ª Festa del Cinema di Roma, pone al centro della storia una donna, Rose (Melora Walters) sola e tormentata, madre di due figli ormai grandi e lontani, sia fisicamente che emotivamente. La sua vita viene stravolta quando il figlio Henry (Sergio Rizzuto) si arruola nell’esercito per andare a combattere in Iraq. Nonostante il suo sgomento e i suoi ammonimenti contrari, il figlio parte. Lei è così costretta a scontrarsi con un enorme sofferenza. L’incubo di perdere suo figlio cresce quando il ragazzo viene successivamente inviato a Mosul per una battaglia decisiva. Tra le sue personali paure, sogni notturni ricorrenti e il prendersi cura della figlia tossicodipendente, la sua vita prende una piega inaspettata.



Argomenti poveri

Una tematica interessante e forte quella del film Drowning. Anche se non del tutto espressa, attraverso scene approssimative e lasciate a metà. Non completamente esplorate. La sofferenza di una madre che teme per la vita del figlio, la continua domanda che si pone: tornerà? Attraverso una forte sceneggiatura il film riesce a trasmettere bene l’intensità del rapporto tra Rose ed Henry. Un rapporto d’affetto, ma anche difficile, con discussioni che spesso sfociano in liti furiose. Anche il dramma della paura dell’acqua proprio della donna, anche se incoerente con la storia, è ben reso. Ma tutto il resto sembra assente.

Sergio Rizzuto in una scena del film

Incoerenza

Scene oniriche slegate. A metà tra la paura di affogare della protagonista e quella del figlio lontano e in pericolo. Flashback in cui Rose e suo figlio litigano e si urlano contro. Come se la madre non avesse altri ricordi di lui. Un insieme di sequenze che raccontano vicende diverse che non hanno alcuna connessione tra loro. Personaggi, dalla protagonista a quelli di contorno, senza spessore e poco caratterizzati. Alcuni appena abbozzati. Lento e a volte ripetitivo, procede tra ricordi, sogni, sedute dalla psicologa, dialoghi con le amiche e momenti di sofferenza in cui Rose vaga per una casa vuota, ormai da tempo.



Un drowning descrittivo

Una buona fotografia caratterizzata da colori spenti a tinte fredde è l’unica cosa che dà qualità visiva a Drowning. La recitazione sopra le righe e, a tratti, inverosimile e una struttura confusa rendono il film anche difficile da seguire, soprattutto nella seconda metà. Un tema così forte, come quello che la trama racconta, non traspare del tutto. Ancor meno quale sia il messaggio che la regista e interprete vuole trasmettere. Oltre alla rappresentazione di un dolore. Un dolore che la protagonista sembra poi superare, o con cui riuscire a convivere, attraverso l’elaborazione di un trauma che non ha alcuna funzione narrativa. Solo una connessione con il titolo e un valore simbolico interessante.