Diego Maradona: un Biopic per la “mano di Dio” /Recensione

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Diego Maradona, Ribelle. Eroe. Sfrontato. Dio. Recita il sottotitolo della pellicola dedicata al campione argentino,  non solo un film biografico sulla sua vita, ma grazie alla magistrale regia dell’Asif Kapadia che, già premio Oscar 2016 per il documentario Amy, sulla popstar inglese Amy Winehouse, si era cimentato in ambito sportivo con Senna, dedicando forse il più onesto e sentito omaggio al più grande campione della Formula 1. La pellicola sarà al cinema il 23, 24 e 25 settembre nelle sale cinematografiche italiane – l’elenco dei cinema lo trovate qui



Partendo dai concetti dei film precedenti ed effettuando un lunghissimo lavoro di ricerca, Kapadia ha utilizza interviste esclusive ed immagini inedite tratte dall’archivio personale del calciatore argentino senza limitarsi a ripercorre sullo schermo la sua carriera, bensì portando lo spettatore a conoscere la storia di quest’uomo e a scoprire cosa si cela dietro la sua leggenda fatta di tante luci, ma anche di ombre.



Di conseguenza, troviamo Diego, poi Maradona, un alter ego creato per gestire l’immensa pressione che ha ricevuto e riceve, grazie al regalo di un talento che lo ha reso il più dotato dei giocatori nello sport maggiormente popolare sul pianeta Terra.

E, come tutte le leggende o le storie degli eletti da Dio, Diego nasce in un quartiere poverissimo di Buenos Aires, per poi decidere a soli quindici anni – come ricorda la sorella Maria – che il suo destino sarebbe stato quello di occuparsi della sua famiglia con l’obiettivo di regalare una casa ai genitori e ai propri fratelli, in modo da farli uscire da quel terribile posto intriso di miseria.



Diego Maradona  si concentra sugli anni in cui milita nella squadra del Napoli, dopo essere arrivato dal Barcellona, club con il quale non ebbe molta fortuna. Siamo nell’estate del 1984, ad accoglierlo allo stadio di San Paolo non ci sono solo i tifosi, in quanto l’intera città di Napoli lo ha già eletto come suo nuovo Sovrano, quasi un ricordo dell’ultimo Re dei Borboni. E la scelta di una città che presenta ricchezza, ma anche tante sacche di povertà, come era la sua Buenos Aires , lo rende simile ai napoletani, quindi lui è uno di loro.

In breve, il folle amore che racconta Kapadia ci porta fino all’incredibile evento dello scudetto del Napoli del 1987, paragonato come data a quella storica dell’eruzione del Vesuvio, leggendaria e rimasta scolpita nell’immaginario napoletano (non a caso, perfino Paolo Sorrentino ha citato Maradona tra le persone da ringraziare nel ritirare l’Oscar per La grande bellezza).

(FILES) Argentinian soccer player Diego Maradona (C) is removed by police from a Buenos Aires apartment, 26 April 1991, after being arrested for possession of half-kilo of cocaine. Maradona was suspended by the Italian League 29 March 1991, after an analysis of his urine tested positive for cocaine. (Photo by DANIEL LUNA / AFP) (Photo credit should read DANIEL LUNA/AFP/Getty Images)

Ma, oltre al “Dio” Maradona, ci viene mostrato anche il povero Diego, che finisce in breve nelle maglie della camorra, con notti brave fatte di sesso e cocaina, e che nel 1991 viene squalificato per oltre un anno dopo un controllo antidoping, segnando il momento di andare via dalla “sua” città.

Diego Maradona, insomma, coglie in pieno la storia, e colpisce la maniera in cui il regista di origine indiana sia riuscito, come sempre, a portarci il vero resoconto della vita di questo campione, l’ascesa e la caduta, senza mai cedere alla tentazione di farne un qualcosa di romanzato. Tanto che, al di là del soggetto, che farà piangere sicuramente tanti napoletani, viene voglia di scrivere che questo bel documentario va visto perchè lo ha realizzato Asif Kapadia; poco importa che si tratti della biografia di un pilota, una cantante o, appunto, calciatore, perché è la sua immensa capacità di cineasta a lasciare il segno.