Chiamami col tuo Nome: Luca Guadagnino, Timothèe Chalamet e Armie Hammer presentano la loro storia d’amore

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“Chiamami col tuo nome” è la vera rivelazione delle nomination agli Oscar 2018, un titolo incredibile di cui abbiamo parlato in un incontro stampa con il regista e produttore italiano Luca Guadagnino e gli interpreti Timothée Chalamet e Armie Hammer a Roma.
L’Italia spesso e volentieri si ricorda di un artista o campione solo quando c’è da salire sul carro del vincitore, probabilmente è così anche per l’entusiasmo nazionale per “Chiamami col Tuo Nome” di Luca Guadagnino. L’italianissimo regista è dovuto andare in America per esprimere al meglio il suo talento e “Chiamami col tuo nome” è un film bellissimo, intenso, su una storia d’amore universale e resa tale grazie ad una scrittura fantastica e degli interpreti da Oscar come Timothée Chalamet e Armie Hammer. Il primo si è anche aggiudicato una nomination, ma probabilmente non avrà speranze davanti ad un Gary Oldman che aspetta la statuetta ormai dal 1993 con “Dracula di Bram Stoker”. “Chiamami col tuo nome” non è una storia d’amore omosessuale, ma una storia d’innamoramento universale in  cui tutti possono rispecchiarsi e la regia di Luca Guadagnino che ce la mostra con grande eleganza e sensibilità lo rende uno dei migliori film dell’anno. Ecco cosa ci hanno raccontato a Roma i protagonisti di “Chiamami col tuo nome”.

Luca Gudagnino, Timothee Chalamet e Armie Hammer presentano a Roma “Chiamami col tuo nome”

Un film straordinario sulla famiglia, penso al discorso del padre. È per questo motivo che una storia d’amore gay è diventata universale?



Luca Guadagnino: “Non è un film su una storia d’amore gay, ma l’aurora di una persona che ne diventa un’altra. È un film sul desiderio che non conosce definizione di genere. È un film sulla famiglia, è stato un primo passo verso il canone disneyano che ammiro da sempre, inteso come la famiglia che è un luogo in cui ci si migliora a vicenda e penso alla trilogia di Toy Story”.

Vi siete sentiti dei protagonisti disneyani in alcuni momenti?



Timothée Chalamet: “Chiaro che io faccio solo film disneyani. In fondo però c’è una parte di verità, sono stato attratto dalla possibilità di lavorare con Luca. È raro per quelli della mia età fare questi ruoli, ma lo è ancora di più con registi con un corpus significativo di opere. L’ispirazione può essere definita disneyana, ma il mio compito come attore è rendere giustizia al personaggio e a rendere vera la storia. Questo è un libro che ha avuto un enorme successo in tutto il mondo ed era importante rendergli giustizia”.
Armie Hammer: “Capisco il riferimento di Luca al concetto di famiglia, ma non credo proprio che sia proprio un personaggio disneyano”.

Luca Gudagnino, Timothee Chalamet e Armie Hammer presentano a Roma “Chiamami col tuo nome”

Questo è un film non solo sulla scoperta della propria omosessualità, ma della scoperta della sessualità fino ad allora sconosciuta. L’avete interpretata in questo modo? Anche l’atteggiamento della madre mostra un’apertura che ci sogniamo ancora al giorno d’oggi.



Timothée Chalamet: “Si, assolutamente è così. Devo dire che per me, ne parlavo con un regista, il monologo del padre alla fine del film è un modo detto per affrontare le amore. Come rapportarci al nostro istinto nei confronti della sessualità, quel momento tratta del dolore e quel momento del dolore. La scena conclusiva è quella che ho amato di più nel momento in cui lessi il libro 5 anni fa e avevo sottolineato proprio quelle parole. È il momento più potente, ci insegna che avere il cuore a pezzi e provare dolore non aggiunge nulla, sarebbe stupido aggiungere un altro livello”.
Armie Hammer: “Sono pienamente d’accordo su tutto”.
Luca Guadagnino: “Secondo me l’Utopia è la pratica del possibile, si che esiste. L’83 è un anno storicamente che ha segnato il tramonto di in epoca i cui risultati li vediamo ancora oggi. Erano le aperture degli anni ‘70 che si sono trasformate in un’articolazione. Sembra strana la trasmissione del sapere emotivo ai figli, ma è per questo che ho fatto il film”.

Le scene estetiche particolari soprattutto quando copre la scena, ma a volte preferisce elementi eleganti. Quanto il movimento degli attori influisce nelle scelte? Come ha affrontato la scena del dialogo?

Luca Guadagnino: “Posso dire tre cose: la prima è che ho imparato nel tempo che la cosa più importante è il movimento del quadro, a partire dai singoli elementi che lo compongono e a me piace dimenticare la sceneggiatura e ricominciare a tessere la scena insieme. La seconda fase è il montaggio con Walter Fasano con cui lavoriamo da 30 anni, però è il momento in cui noi abbiamo il compito di fare in modo che la tela venga esaltata al massimo, la loro verità deve essere resa scintillante. Io e lui abbiamo una passione per un immaginario decostruttivista con la dissonanza, proviamo a creare armonia in questo. Facciamo i film che vogliamo fare, sempre tranne l’esperienza di Melissa P. Non devo mai fare un film in cui c’è un attore prima di me”.
Armie Hammer: “posso dire che Luca è dotato di una grande capacità di equilibrio, è difficile lavorare con registi ingombranti mentre lui lascia straordinaria libertà. La scelta di lavorare con un unico obiettivo di 35mm è una sola cinepresa ci permette davvero di muoverci liberamente de esprimerci nel modo più giusto. Se questo equilibrio funzionava nell’intento del regista ed era credibile si andava avanti. Altrimenti interveniva ma con domande mirate ed un tocco leggero, chiedeva cose che raramente un attore si sente chiedere come dove sei con la tua testa in questo momento”.

Luca Gudagnino, Timothee Chalamet e Armie Hammer presentano a Roma “Chiamami col tuo nome”

Timothée questa esperienza ti può aver arricchito personalmente nel modo di vedere l’amore?

Timothée Chalamet: “La cosa che mi fa un po’ sorridere quando penso a me e al personaggio, credo che possa essere compreso da chi ha pianto per questo film, non ricordo di aver mai avuto una storia d’amore così appassionata con delle tappe significative. L’esperienza è stata interpretare un ruolo che riguardi un momento d’amore così intenso che va al di là della sessualità: un momento di amore gay, etero, amore per le pesche. Una scena molto importante è quella perché ci permette di esprimere il senso vero dell’amore che deve essere al di là dei confini ed organico. Se siamo in grado di andare oltre le etichette possiamo essere liberi. Dobbiamo impegnarci nell’amare rischiando la sofferenza, questo ci riporta al padre che ci invita a non aggiungere l’odio verso di noi a tutto questo”.

Le candidature agli Oscar?

Luca Guadagnino: “Siamo felici e orgogliosi, le condividano con la troupe e gli attori. È stato un percosso pacato e minimale che ha avuto un risultato inaspettato. Minimale e inaspettato vanno mano nella mano, ho pensato all’oscar quando avevo 20 anni. La mia cara amica Maria Continella mi hai mandato un messaggino in cui mi ricordava quando guardando dal bus 64 San Pietro le dissi che non sarei diventato papà, ma avrei potuto un giorno vincere un Oscar”.
Timothée Chalamet: “Sconcertato, ancora non riesco a crederci mi sembra un sogno. Al risveglio non ero tanto sicuro fosse accaduto, sono pieno di gratitudine perché da giovane artista è incoraggiante è rassicurante nel continuare ad inseguire la carriera che ho scelto. Dopo cinque anni di studi di arti drammatica con frequentazioni intense so benissimo come ci si possa sentire da attore che fa un provino una volta ogni 10 giorni e si tormenta per non aver fatto centro. La mia responsabilità è godermi questo momento perché ci sono momenti alti e bassi, quando non sono basso penso sia giusto goderlo”.