Alfred Hitchcock nasceva 119 anni fa: i migliori film del maestro del brivido

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Il 13 agosto del 1899 nasceva Alfred Hitchcock, uno dei più influenti cineasti della storia della cinematografica internazionale. Un uomo simbolo per la settima arte, passato alla storia come il “maestro del brivido” per la sua capacità di raccontare thriller e storie in bilico tra la realtà e il surreale.
A quasi 40 anni dalla morte del regista inglese ripercorriamo la sua lunghissima e prolifica carriera affrontando le cinque migliori pellicole realizzate da Alfred Hitchcock, tra curiosità e dettagli, anche della sua vita. Alfred Hitchcock ebbe un rapporto abbastanza turbolento con sua moglie, Alma, che era anche sua fidata collaboratrice: trascorsero insieme tutta la vita, fino alla morte di Alfred, ma a più riprese il regista si lasciò andare a nevrosi e gelosia. Senza dimenticare i problemi di salute e di peso, che lo rendevano irascibile e provocava lo scetticismo dei produttori. La sua caparbietà, però, insieme con la sua arte, lo spinsero ad andare oltre queste problematiche caratteriali, diventando una stella del cinema.



Psyco (1960)


Sebbene possa sembrare scontata come scelta, mettere Psyco al primo posto di una possibile top 5 dei film di Alfred Hitchcock è una decisione inevitabile. Marion Crane, interpretata da Janet Leigh, è in fuga da Phoenix, città nella quale ha rubato una discreta somma con la quale poter ripartire, con una nuova vita. Marion si ferma in un motel gestito da Norman Bates, interpretato da Anthony Perkins, un ragazzo che nasconde non poche problematiche. La celebre scena all’interno della doccia è nell’immaginario collettivo e resta una delle pietre miliari del cinema internazionale (un po’ come Jack Nicholson in Shining). Psyco venne girato in appena 30 giorni, costò 800mila dollari e ne incassò 40 milioni. Un successo unico, che Hitchcock aveva probabilmente previsto, preferendo una percentuale sugli utili piuttosto che un compenso fisso.

Notorius (1946)


Al secondo posto troviamo una spy story che fa parte di quei film iconici che subito piombano nella nostra mente quando si pensa ad Alfred Hitchcock. Notorius, l’amante perduta, all’epoca fece scandalo anche per uno dei baci più celebri di Hollywood. Al centro dell’azione c’è Cary Grant nei panni di Devlin, una spia americana affiancata dall’amante Elena, interpretata da Ingrid Bergman, infiltratasi tra i colleghi del padre, un agente nazista. La donna si ritrova, però, costretta a sposare un ufficiale delle milizie nazionalsocialista, scoprendo le sue reali intenzioni e creando un’atmosfera di grande tensione che Alfred Hitchcock, senza mai usare scene di sangue o di azione sfrenata, riuscì a costruire con grande maestria.



Intrigo Internazionale (1959)

Alfred Hitchcock si cimenta nuovamente dietro la telecamera per dirigere Cary Grant, scelto in seconda battuta dopo essersi pentito di aver chiamato James Stewart. Il regista inglese disse all’attore americano di essere troppo vecchio, oramai, per la parte che aveva in mente per lui: Grant, però, aveva quattro anni in più di Stewart, ma questo non fermò Alfred Hitchcock dall’affidarsi a quello che era un po’ un suo feticcio. Protagonista della vicenda era il signor Thornhill, che però viene scambiato per un’altra persona e immediatamente rapito. L’uomo capirà presto di ritrovarsi all’interno di un intrigo di grandissima portata, nel quale si troverà invischiata anche Eva Kendall, interpretata da Eva Marie Saint. Ancora una volta una grande lezione sulla suspence gestita da Alfred Hitchcock.

La finestra sul cortile (1954) | I migliori film di Alfred Hitchcock


Negli anni in cui Alfred Hitchcock girava Notorius e dirigeva Ingrid Bergman, l’attrice svedese aveva iniziato una relazione con Robert Capa, un fotografo di guerra. Il regista inglese decise di ispirarsi alla storia d’amore dell’attrice per dare vita ai due protagonisti de La Finestra sul Cortile: da un lato il fotografo Jeff, interpretato da James Stewart, e dall’altro lato l’indossatrice Lisa, ossia l’attrice Grace Kelly, una delle ossessioni di Alfred Hitchcock, che la volle come protagonista per tre dei suoi lungometraggi. La storia raccontata nel thriller, però, non girava attorno alla storia d’amore, che sembrava più un pretesto per tracciare l’identikit dei personaggi: Jeff, infatti, era costretto a casa da una frattura a una gamba e affacciandosi dalla finestra che dà sul cortile esterno osserva la vita quotidiana dei suoi vicini di casa, fino a scoprire la sparizione della signora Thorwald.



La donna che visse due volte (1958)

Chiudiamo con un’altra pellicola dall’altissimo tasso di tensione. Ancora una volta Alfred Hitchcock chiama a sé James Stewart, che veste i panni di un detective che soffre di vertigini e si chiama John “Scottie” Ferguson: l’uomo era innamorato di una donna di nome Madeleine, interpretata da Kim Novak, che un giorno decide di salire in cima a un campanile e buttarsi nel vuoto. Vinto dalla sua paura, Scottie non ha avuto la possibilità di fermare Madeleine e per questo cade in una profonda depressione. A scuoterlo, però, è un incontro con Judy, interpretata anch’ella da Kim Novak: la somiglianza tra le due donne scuoterà il detective, che però ben presto inizierà a porsi numerosi quesiti riguardanti la natura della nuova arrivata nella sua vita.
Se Alfred Hitchcock è stato il padre del brivido, John Carpenter lo è stato dello slasher, che quest’anno ha compiuto 70 anni.