Terremoto Spadafora, e il Movimento 5 Stelle si ribella ancora

Categorie: Rassegna stampa

Tra chi sostiene le affermazioni forti del deputato e chi non vuole indispettire il vicepremier leghista

Vincenzo Spadafora potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. La sua intervista rilasciata a Repubblica ha scatenato l’ira del vicepremier leghista Matteo Salvini, arrivato a chiedere scuse e dimissioni del deputato 5 stelle. Dal suo movimento però Spadafora riceve sia il bastone che la carota.



Terremoto Spadafora, e il Movimento 5 Stelle si ribella ancora

Roberto Fico sulla vicenda Spadafora non ha dubbi: «Bisogna avere responsabilità nel linguaggio che si usa» e asserisce che le dichiarazioni fatte dal deputato sono state fatte «nell’ambito delle sue competenze». Vincenzo Spadafora ha raccolto anche il sostegno di una larga fetta rosa del movimento, da Fabiana Dadone, firmataria insieme ad altri parlamentari della nota pro-Spadafora, fino a Doriana Sarli, che si dice soddisfatta che «nel governo ci sia chi pensa al sostegno concreto per . donne vittime di violenza» e che «condanni una certa violenza verbale e sui social fatta anche da rappresentanti delle istituzioni». Posizione condivisa anche da Gilda Sportiello che sostiene come Salvini sia perfettamente consapevole «del linguaggio che usa» e che il deputato Spadafora non abbia fatto altro che «registrare un dato di fatto». Al richiamo al linguaggio è anche Roberta Lombardi che, condannando un «machismo profuso quotidianamente cn ostentazione e compiacimento» ammonisce di non cadere nello stesso tranello: «Questo non deve essere il linguaggio del M5S, dobbiamo stare attenti a non imitarlo». Chi è d’accordo, ma giudica tutto questo polverone come tardivo è invece Elena Fattori che giudica «da distratti» accorgersi «dopo un anno di linguaggio da troll» che Matteo Salvini «è leggermente maleducato e aggressivo e istiga all’odio». Però aggiunge: «Meglio tardi che mai».

Vincenzo Spadafora: «Non mi scuso né mi dimetto»

Ora pero resta da ricucire la ferita: Matteo Salvini non è affatto incline a far cadere la sua battaglia, e fuori da Montecitorio ricorda ai giornalisti l’approvazione del Codice Rosso. «Regaliamo diritti alla sicurezza» dice il leader del Caroccio, corretto poi dai m5s con la scusa di un «lapsus» perché «alle donne i diritti non si regalano». Vincenzo Spadafora però non arretra di un millimetro, «non mi scuso né mi dimetto» e lascia la patata bollente al leader Luigi Di Maio. Il vicepremier 5 stelle ora si trova, ancora una volta, a dover gestire il delicato equilibrio tra il suo partner di governo e il suo Movimento, sempre più ribelle e sul piede di guerra. Secondo indiscrezioni Di Maio sarebbe infuriato, ma in pubblico si limita a dire che  «sulla mia squadra decido io». Un fatto mai messo in dubbio, la domanda è per quale versante, e per quale squadra, decida di pendere a favore.



(Credits immagine di copertina;ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)