Cosa sappiamo davvero della mamma nigeriana insultata in pronto soccorso a Sondrio

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Come si è diffusa la notizia e la versione ufficiale dell'ospedale

In questi giorni si sta diffondendo a macchia d’olio la storia di una mamma nigeriana che, avendo portato la propria bambina di cinque mesi in pronto soccorso a Sondrio, si è vista insultata dai presenti. Al momento della morte della bambina, infatti, qualcuno si sarebbe lamentato delle grida di dolore emesse dalla donna, apostrofandola con termini razzisti come «scimmia» o come «creatrice di riti tribali». Non ci sarebbe stata l’umanità necessaria, dunque, ad affrontare il dolore di una donna che aveva da poco perso la propria piccola, vittima di un arresto cardiaco irreversibile, sul quale le autorità competenti indagheranno, disponendo l’autopsia.



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Sondrio, il caso della donna nigeriana offesa in ospedale

Tuttavia, ci sono alcuni punti della ricostruzione che restano ancora non verificabili in maniera oggettiva e sui quali abbiamo cercato di fare chiarezza. Innanzitutto, ad esempio, contattando l’ospedale di Sondrio che ha fornito ai nostri microfoni la versione di quanto accaduto, attraverso l’ufficio stampa ASST Valtellina e Alto Lario.



L’episodio, innanzitutto, si sarebbe verificato nella giornata di sabato 14 dicembre, anche se le notizie su quanto accaduto si sono diffuse a macchia d’olio – a partire dai siti locali, fino ad arrivare ai quotidiani nazionali – soltanto nelle ultime 24 ore. Una bambina di cinque mesi, effettivamente, è deceduta in seguito ad arresto cardiaco. Ed effettivamente si è potuto assistere al dolore della mamma, una giovane donna nigeriana che ha perso un figlio.

Sondrio, le dichiarazioni dell’ufficio stampa della ASST Valtellina e Alto Lario

Le offese razziste, invece – stando ai racconti riportati -, si sarebbero consumate all’interno della sala d’aspetto del pronto soccorso di Sondrio, in assenza di personale dell’ospedale. «Pertanto – ci fanno sapere dell’ospedale – non siamo in grado né di smentire, né di confermare quanto accaduto. Possiamo soltanto dire che la situazione di emergenza è stata affrontata dal nostro personale medico con grande professionalità. La donna, una volta constatato il decesso della bambina, si è disperata (com’è normale che sia) ed è stata per questo motivo assistita dal nostro personale, anche dal punto di vista psicologico». La sua manifestazione di dolore, inoltre, si sarebbe placata soltanto quando ha avuto modo di vedere il corpicino della bambina che era stato accuratamente predisposto dal personale dell’ospedale.



L’episodio delle offese razziste, invece, è stato raccontato ed è stato diffuso in seguito al racconto di alcuni presenti. Stando alle parole della viceministra dell’Istruzione Anna Ascani, sarebbe stata una giovane maestra – Francesca Gugiatti – a denunciare per prima l’accaduto. La vicenda è diventata di dominio pubblico soltanto nella serata del 14 dicembre, nel corso di una manifestazione delle Sardine a Sondrio. In quella data, infatti, è stato organizzato un flash-mob – come tanti altri diffusi in Italia – nel corso del quale una ragazza ha raccontato alle circa 400 persone presenti l’episodio della mamma nigeriana offesa in ospedale. Da quel momento in poi, la vicenda è diventata di dominio pubblico, affrontata sia sulla pagina Facebook delle sardine di Sondrio, sia dalla stampa locale.